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giovedì 31 maggio 2018

Ogni giorno come il primo di Giorgia Penzo, recensione in anteprima

Ciao Crazy,
oggi vi parlo di Ogni giorno come il primo, scritto da Giorgia Penzo ed edito Editrice Nord in uscita oggi 31 maggio. Preparate fazzoletti e correttore per le occhiaie perché questo libro vi farò fare le ore piccole.





Titolo: Ogni giorno come il primo

Autore: Giorgia Penzo

Editore: Editrice Nord

Data: 31 maggio 2018

Genere: Narrativa

Narrazione: Prima Persona, Pov della protagonista

Finale: No Cliffhanger







Un diario per ricominciare. E raccontare, giorno dopo giorno, la sua vita senza la sorella. Petra e Cloe erano diversissime – una ribelle, insicura, chiusa in se stessa; l’altra solare e amata da tutti – eppure unite da un legame profondo e sincero. E, adesso che è rimasta da sola, Petra fa una promessa alla sorella: vivrà anche per lei, s’impegnerà a migliorare e a non buttare più la sua esistenza. Niente più feste sfrenate, niente più alcol, niente più brutti voti a scuola. Ma è tutto così maledettamente difficile, con la famiglia che cade a pezzi e tutto il mondo che le urla in faccia che è colpa sua se Cloe è morta in un incidente d’auto. Ma Petra non si arrende e, spinta da una forza di volontà che non sospettava di avere, affronta un percorso di rinascita, aiutata prima da Lore, una compagna di classe scozzese arrivata in Italia per uno scambio culturale, e poi da Dario, uno studente universitario che le fa ripetizioni di matematica in vista dell’esame di maturità. Dario, un ragazzo enigmatico e affascinante, che la sorprende in ogni occasione e che le apre le porte di un futuro nuovo, radioso. Ma che allo stesso tempo nasconde un passato oscuro che presto tornerà a reclamare il suo prezzo, mettendo in discussione tutto ciò che Petra ha costruito fino a quel momento…
I problemi a scuola, il rapporto con i genitori, l’amore, le fughe, i traguardi, le delusioni, il bisogno di trovare il proprio posto nel mondo: per Petra, senza più Cloe ma con Dario al suo fianco, ogni giorno sarà come il primo giorno della sua nuova vita.



Ci sono molti modi di affrontare un lutto: piangere, pregare, ignorare. Ogni modo, per quanto diverso esso sia, ha in comune un unico scopo ovvero quello di sopravvivere al dolore, supplicare che l’emozione di abbandono fugga via, che venga estirpata da lacrime o suppliche.
Quando però, ad andarsene è una sorella, un’anima così affine seppur diversa dalla protagonista, allora tutto è più complesso.
Petra è una giovane donna, una ragazza a dire il vero, che perde l’amata sorella Cloè. Cloè lascia questo mondo in una notte il cui cielo è illuminato dai fuochi d’artificio, in cui una famiglia si trova con l’ostacolo di dare una ragione a un evento così fatalmente tragico.
Petra tra tutti, tenta di sopravvivere e lo fa scrivendo un diario.
Le pagine che la ragazza scrive, sono una sorta di racconto a Cloè di quella che è la sua vita senza di lei, di quello che avrebbe potuto essere.
Nel racconto della Penzo, mi è piaciuto tantissimo l’utilizzo costante di predicati come vorrei, dovrei, andrei… l’uso dei condizionali come simbologia grammaticale propria della condizione in cui lei si trova. Petra si scopre, infatti, racchiusa in un limbo, limitata da quello che vorrebbe e quello che invece fa. Limitata dall’inettitudine di aiutare i suoi genitori a superare la responsabilità dell’incidente che ha ucciso l’amata figlia, a uscire dalla depressione, ad aiutare se stessa.

Vorrei scendere anche stasera. Vorrei mettermi alla sua destra, prendergli il viso tra le mani, confessargli quello che non sono riuscita a dirgli per molte sere di seguito: dopo tutte le parole che ha avuto per me da quando ho cominciato a comprenderle, io non ne ho nessuna per lui adesso.

E Cloè invece? Cloè così benvoluta da tutti, cosa avrebbe fatto? A dire il vero non si sa, ma di certo, la vita di Petra, raccontata in forma quasi epistolare alla sorella, in qualche modo segna una sorta di rinascita. Attraverso quelle parole, la ragazza analizza la sua vita e gli strani casi che l’esistenza le mette lungo il cammino. Una nuova amicizia e forse l’amore.

Eppure è da tanto che non mi sento così. Quello che provo va oltre la leggerezza, oltre la certezza di avere fatto qualcosa di giusto. Lo scrivo sul foglio senza calcare come se fosse un brusio tra i calcinacci, perché non oso contarci troppo.
Sono felice.

A mano a mano che la meravigliosa rinascita di Petra continua, un senso di rifioritura, di riscatto riempie il cuore del lettore. La fiducia che la vita, seppur dolorosa, possa continuare, coincide con l’affermazione dell’assenza di Cloè, pur essendo quest’ultima sempre presente.
Era tanto tempo che non mi emozionavo leggendo una storia del genere e lo stile leggero, seppur poetico, dell’autrice mi ha aiutato a sentirmi di nuovo così.
Un libro meraviglioso che consiglio a chiunque abbia sofferto per la perdita di un pezzo di noi, a chiunque sopravviva al dolore e a chiunque ha fiducia nel fatto che l’amore possa salvarci dalle sfide dolorose che la vita ci pone. 
I meccanismi narrativi, l’utilizzo di personaggi imperfetti, le loro scelte a volte insensate, hanno reso questa storia realistica e per me terapeutica. (Non posso non citare Dario, il ragazzo che fa battere il cuore a Petra, così diverso, chiuso e allo stesso tempo intelligente e pieno di sorprese e Lore la ragazza dello scambio culturale che diventa complice di una meravigliosa storia d’amore)
Per me un libro da leggere e consigliare, dalle alle giovani, donne proprio come Petra, a chi crede che un libro non possa aiutare a sentirsi meglio.

Ho scoperto una cosa inestimabile in questo viaggio durato un anno intero, cioè che ognuno di noi nasce con un destino: salvare una persona, almeno una. È l’unico dettaglio già scritto nella nostra esistenza ed è un compito inconscio.

Naike








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