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domenica 22 dicembre 2019

Storia di un matrimonio, recensione

Storia di un matrimonio. Il titolo dice tutto, o quasi, o almeno non esplicitamente. Non dice, per esempio, che è la storia di un lento logorio di un rapporto che sembra essere normale e allo stesso tempo felice. O è forse un nuovo inizio? Il film diretto da Noah Baumbach è sbarcato su Netflix pochi giorno dopo essere stato proiettato solo in alcune sale selezionate. Ed è già un caso internazionale che molto probabilmente porterà tutto il cast agli Oscar che saranno assegnati a febbraio. 




Nazionalità: Stati Uniti
Uscita: Su Netflix
Regia e sceneggiatura: Noah Baumbach
Interpreti:  Adam Driver, Nicole Barber, Laura Dern, Alan Alda, Ray Liotta



Non si tratta solo di un’operazione di comunicazione. Il film è bello, intenso, uno schiaffo in faccia per tutte le coppie che vivono una vita serena e felice. Già, perché seppur partendo dall’inizio della fine di un rapporto, il film parte con una dichiarazione d’amore reciproca dei protagonisti. Entrambi, Charlie e Nicole (in fantastici Adam Driver e Scarlett Johansson), spiegano in un breve monologo, con voce fuori campo, perché amano il partner: quali gesti, azioni, modi di fare, scaldano il cuore e l’anima. Nessun “ma”, nessun fastidio, ma puro amore. Eppure si stanno separando. Perché? 

Nicole è un’attrice, si è trasferita a Los Angeles per lavoro, per realizzare una serie televisiva da protagonista. Porta con sé il figlio Hanry avuto con Charlie, regista teatrale di successo, cresciuto professionalmente a New York, anche grazie al talento di Nicole. Per dieci anni Charlie le ha promesso che sarebbero andati a Los Angeles ma i continui rinvii della vita, la famiglia, il figlio piccolo, li hanno fatti rimanere a New York. Fino al viaggio di lei a Los Angeles. 

Con questa separazione capiscono che il loro amore è diventato abitudine, decidono di lasciarsi, senza avvocati, senza discussioni, cercando di essere presenti nella vita del figlio. Ma il mondo intorno, avvocati, burocrazia, soldi, li costringono a litigare, a entrare in un meccanismo che lentamente logora il loro rapporto e quello con il piccolo Hanry. 
“Storia di un matrimonio” è uno spaccato di realtà talmente forte da non creare un protagonista assoluto o qualcuno per cui parteggiare. Ci sono ragioni da entrambi le parti: Charlie e Nicole entrano nei nostri cuori, impariamo a tifare prima per uno e poi per l’altra, non sappiamo schierarci.

Naturalmente il rimando narrativo più vicino è “Kramer contro Kramer”, ma la messa in scena è nettamente diversa: lo stile del regista attinge dal cinema indipendente newyorkese, arrivando a quei continui cambi di ritmo, anche emozionali, che sono tipici della vita di tutti i giorni. A volte per codardia, per troppo amore, per egoismo o per troppo altruismo, si fanno scelte inconsce che provocano danni per sé e per gli altri. “Storia di un matrimonio” racconta proprio questo: l’incapacità di essere felici.

Le star Adam Driver e Scarlett Johansson riesco in quella grande impresa che è il sogno di ogni attore o attrice: far dimenticare allo spettatore la status di star e credere che il personaggio sia reale. Questo avviene così bene che entrambi sono nominati come miglior attori ai prossimi Golden Globe. E sembra che sia anche sicura la nomination agli Oscar. 
Ma questo film non è una storia di star. È una storia tanto semplice quanto drammatica, tanto fisica (anche negli scontri tra i protagonisti) quanto psicologica, tanto colorata quanto buia. Non è forse questo un matrimonio?

Manuel Sgarella



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