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sabato 29 febbraio 2020

The New Pope, tra ambiguità la salvezza del mondo


Nove episodi per raccontare un mondo, il nostro mondo. Paolo Sorrentino con The New Pope riesce nell’impresa di creare una seconda stagione ancora più attuale della prima The Young Pope. La sensualità presente in entrambe le stagioni, si fa più marcata nella seconda, ma è solo uno strumento per attirare l’attenzione sui veri temi che affronta l’umanità intera. Non c’è giudizio in quello che compiono gli uomini per raggiungere i propri fini. C’è soprattutto compassione e, allo stesso tempo, condanna e perdono. Non stiamo parlando di religione, ma di umanità.






Serie Tv
Nazionalità: Italia
Produzione: Sky Italia, The Apartment e Wildside
Uscita: Sky
Regia: Paolo Sorrentino
Interpreti: John Malkovich, Silvio Orlando, Jude Low

I protagonisti di questa seconda stagione sono tre: John Malkovich, vescovo dal passato non troppo limpido che si ritrova ad accettare la nomina di Papa col nome di Giovanni Paolo III, ma il suo destino è segnato da un passato troppo legato alla famiglia e alla sua voglia di riscatto. Poi c’è il Cardinale Voiello, interpretato da uno splendido Silvio Orlando (unica nota negativa: il doppiaggio italiano, non sempre limpidissimo), segretario di Stato da trent’anni che conosce tutti i segreti del Vaticano e che sa anche come muovere i fili in maniera occulta. E alla fine c’è lui, Jude Low, con il suo Papa Pio XIII, diviso tra essere considerato una divinità e la fragilità principale dell’uomo: l’insicurezza. Seppure ritorni solo nelle ultime puntate, la sua figura è sempre presente nella serie, un’ombra costante sul destino del mondo.

Alla fine, però, si arriva alla resa dei conti: il Vaticano è troppo piccolo per due Papi. Un attacco terroristico a Ventotene porterà Pio XIII e Giovanni Paolo III a confrontarsi e a prendere decisioni da cui può dipendere il destino della Chiesa e non solo.
Molti i temi che vengono affrontati in questa seconda stagione e molti di questi sono oggi attualissimi, come il rapporto con il sesso, la volgarità, la corruzione, la dipendenza.  Ma quello che emerge in maniera esemplare è la contraddizione: ogni azione negativa ne fa nascere una positiva ancora più potente.


È nelle parole di Voiello/Silvio Orlando che si ritrova l’essenza del film. Quando lui officia il funerale del ragazzo disabile che accudiva segretamente: «Girolamo è il mondo che soffre, Girolamo è il mondo che ama e ringrazio Dio di avermi dato la straordinaria opportunità di essere il suo migliore amico». E ancora: «Girolamo è tutto quello che noi non siamo. Ed è per questo che siamo qui riuniti oggi, per celebrarlo. Perché noi non siamo come lui e perché vorremmo essere come lui, che è il motivo per cui lo contempliamo e lo adoriamo, e perché Girolamo sa volere bene e sa anche essere un amico vero».


Malkovich e Low, con le loro interpretazioni stranianti e così reali, danno alla serie un tocco surreale tipico del regista Sorrentino. Tra le proposte migliori della serie ci sono anche le immancabili sigle iniziali: quasi tutte diverse e sempre in tema con ogni puntata, ognuna delle quali ha un carico di innovazione e ipnosi quasi irresistibile. Inoltre, da non perdere il cameo di altre star del cinema che interpretano loro stesse, con garbo e ironia: Sharon Stone e Marilyn Manson

Nelle mani di un altro regista tutto questo materiale avrebbe creato un’accozzaglia di temi al limite della banalità o del kitsch, ma sotto la direzione di Sorrentino tutto questo diventa un capolavoro che usa il mezzo televisivo per realizzare un vero prodotto cinematografico.


Manuel Sgarella

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