lunedì 19 agosto 2019

IL MIO PRIMO AMORE IMPOSSIBILE DI ELLA MAISE, RECENSIONE

Ciao, Crazy.
In questa giornata di agosto vi parliamo di Il mio primo amore impossibile, debutto italiano dell’autrice Ella Maise.
Hollywood, California. La Mecca del cinema statunitense fa da sfondo alla storia tra Olive, scrittrice in erba (e anche un po’ culata) e Jason, attore pluripremiato con alle spalle tante di quelle storielle da riempire interi tabloid. Loro si conoscono da una vita, separati poi da eventi fuori dal loro controllo, si ritroveranno in un modo del tutto inaspettato. Volete sapere quale? Seguite…

Titolo: Il mio primo amore impossibile

Autore: Ella Maise

Editore: Newton Compton

Data: 12 Agosto 2019

Genere: Contemporary Romance

Categoria: Hollywood Romance, Matrimonio di convenienza

Narrazione: prima persona, doppio pov

Finale: Autoconclusivo






Ricordo perfettamente la mia prima cotta. Ero innamorata persa di Jason Thorn. Con lui ho sentito per la prima volta le farfalle nello stomaco. Sembra romantico, no? Invece mi ha spezzato il cuore. Mi ha sempre vista come la sorella piccola del suo amico, tutto qui. E così ho passato tutti gli anni seguenti a evitarlo il più possibile, concentrandomi sul mio sogno di diventare una scrittrice. Anche Jason è andato avanti. Si fa per dire. È una superstar di Hollywood e non c'è persona, in tutti gli Stati Uniti, a non conoscere il suo nome. Quando mi hanno detto che avrebbero realizzato un film tratto da uno dei miei romanzi ho pensato che tutti i miei sogni si fossero realizzati. Ma indovinate chi è stato scelto per il ruolo del protagonista?



Insieme stavamo bene.
Sembravamo felici.
Avevo paura di iniziare a credere alla bugia creata in modo così meticoloso. Iniziavo a credere che Olive appartenesse a me e solo a me.

Ahi, ahi, ahi. Che peccato. Un libro iniziato col botto, che faceva venir voglia di vedere come proseguiva tra i due, dopo essersi ritrovati in seguito a una lontananza lunga otto anni e poi… niente. Si è ammosciato come un soufflé a cui manca il lievito. Alla ricetta mancava l’ingrediente fondamentale perché diventasse davvero un bel dessert. Dopo il primo 50% la storia è diventata banale, i dialoghi mancavano di brio e il personaggio femminile (che all’inizio sembrava un bel peperino) si è trasformata in uno strano incrocio tra uno zerbino e una specie di ninfomane. Capisco che sei stata innamorata di quel ragazzo da quando eri appena capace di soffiarti il naso, ma un po’ di contegno!
Vi spiego.
Olive Taylor conosce Jason Thorn all’età di sette anni. Lui era il migliore amico di suo fratello, ma per lei è sempre stato l’amore della sua vita. È cresciuta con lui, orbitandogli intorno fino a quando il padre non decide di portarselo in California. Olive non ha mai superato quel distacco e quando a ventidue anni, il suo primo libro viene scelto per una trasposizione cinematografica (guarda che culo!), non avrebbe mai potuto immaginare che il ruolo del protagonista venisse affidato proprio a quel Jason Thorn di cui è sempre stata segretamente innamorata!

Io continuavo a ripetermi che era solo un ragazzo, ma il cuore fa come gli pare, giusto? Be’, il mio era ostinato nel buttarsi ai piedi di Jason finché non l’avesse preso per sé.
Cuore perdente.

È un vero peccato che un libro con questi presupposti si sia perso per strada. Ero sicura che sarebbe stato, se non un indimenticabile, almeno degno di quattro rose. Ma facendo il paragone con altri libri a cui ho dato quattro, mi sono resa conto che questo, beh, semplicemente non ci arrivava. Da frizzante e spensierato è diventato noioso e prevedibile, scontato ecco. Sapevo come sarebbe andata a finire, quale sarebbe stato il plot twist che avrebbe mandato a monte il loro rapporto già al secondo capitolo. Mi ha lasciato insoddisfatta, soprattutto perché ci sarebbe voluto un bello scontro con una certa persona che mi ha fatto vedere rosso, ma semplicemente la questione è stata lasciata cadere e fine. Diciamo che la mia valutazione va tutta alla prima parte del libro, la seconda… proprio no.
Peccato, le premesse c’erano tutte, ma come dicono sempre i professori ai genitori degli alunni più pigri: «Aveva le potenzialità, ma non si è applicato abbastanza.»

A presto,
Sissy







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