giovedì 20 dicembre 2018

Andiamo a vedere il giorno di Sara Rattaro, recensione

Ciao Crazy,
il 6 novembre la Sperling & Kupfer ha pubblicato l’ultimo romanzo di Sara Rattaro intitolato Andiamo a vedere il giorno. Entreremo nelle dinamiche di una famiglia che contrariamente a quanto si possa pensare, è una come tante sotto molti aspetti.
Genitori e figli con rapporti strappati ma mai ricuciti rendono terreno fertile a debolezze e sensi di colpa, ma un concetto di famiglia un po’ fuori dall'ordinario può rimettere tutto in equilibrio.





1. Non volare via (2 maggio 2013 edito Garzanti)
2. Andiamo a vedere il giorno, 6 novembre 2018

Autore: Sara Rattaro
Editore: Sperling & Kupfer
Genere: narrativa
Narrazione: prima persona, pov alternati
Finale: autoconclusivo












Una figlia, una madre, un viaggio on the road. Una famiglia che sa ritrovarsi. Un gesto di perdono che vale più di mille parole. Alice è stata una figlia modello e una perfetta sorella maggiore, quella che in famiglia cercava di tenere insieme tutti i pezzi mentre il padre stava per abbandonarli, quella che per prima ha trovato il modo di comunicare con il fratellino, nato privo di udito, e di farlo sentire «normale». Ha pensato agli altri prima che a se stessa, ha seguito le regole prima che il cuore e adesso, di fronte a una passione che ha scardinato tutti i suoi schemi e le sue certezze, si ritrova a mentire, tradire, fuggire. Ma sua madre, Sandra, non ha alcuna intenzione di lasciarla sola. Su quel volo per Parigi c'è anche lei, e insieme iniziano un viaggio che è un guardarsi negli occhi e affrontare tutti i non detti, a partire da quel vuoto che ha rischiato di inghiottire la loro famiglia tanti anni prima. Alice si illude che, ritrovando la persona che si era insinuata nelle crepe della loro fragilità, possa dare una risposta a tutti i perché che si porta dentro, magari capire ciò che sta accadendo a lei ora, vendicare il passato e punire se stessa. Le occorreranno chilometri e scoperte inattese, tuttavia, per comprendere che non è da quella ricerca che può trovare conforto. Perché una sola è la verità: la perfezione non esiste, solo l'amore conta, solo l'amore resta. E la sua famiglia, così complicata, così imperfetta, saprà dimostrarle ancora una volta il suo senso più profondo: essere presente, sempre e a ogni costo. Per continuare insieme il cammino, qualunque sia la destinazione.



Andiamo a vedere il giorno, titolo curioso per un libro altrettanto particolare che lascia degli spunti di riflessione non da poco e anche a lettura ultimata, la mente torna spesso su quelle frasi così incisive che fanno anche un po’ male.
Ho scoperto solo dopo che questo libro è preceduto da un altro, Non volare via, uscito nel 2013 che parla del prima, di ciò che successo a due persone come tante, due genitori che si sono trovati ad affrontare una situazione difficile e un amore che si è inevitabilmente trasformato nel tempo. Averli letti in ordine contrario alla loro uscita mi ha permesso di vedere le cose prima dal punto di vista dei figli e devo dire che è stato molto interessante.
Sara Rattaro parla di una famiglia comune; Alberto, un padre sensibile, sempre presente in maniera estremamente discreta, e una madre, Sandra, che affronta la vita con tenacia spinta dall’amore materno seppur con le sue umane debolezze. E poi ci sono Alice, Matteo e Marta.

Capire qualcuno è molto più difficile che amarlo.

Attraverso la crisi matrimoniale della giovane Alice, entriamo nella storia dell’intera famiglia. Una figlia eccezionale “perfetta”, quadrata, con un gran senso del dovere, una sorella unica. Alice però è anche una donna che in realtà non ha mai superato il trauma di essere delusa da una delle persone più importanti della sua vita e per superarlo commette lo stesso errore, si colpevolizza, si dispera, si spezza.
La forza che l’ha sempre contraddistinta nell’incoraggiare Matteo, il suo amato fratello nato sordo che ora soprattutto grazie a lei riesce a condurre una vita normale, l’ha abbandonata e ora è proprio lei ad avere bisogno del suo conforto. E infine c’è Marta, la cucciola di casa e il fatto di essere ancora piccola, la preserva dall’inevitabile momento di crisi della sua famiglia.
Una crisi dovuta a tradimenti, cose non dette, rabbia mai espressa e voglia di capire il perché certe cose siano accadute. Sandra e Alice si ritrovano a condividere un viaggio in cerca di queste risposte, ma diventerà un modo per ricucire ferite e dare ossigeno ad un rapporto influenzato da scelte non capite, non condivise.

Eravamo una famiglia unita,
incollati al nostro nucleo,
attratti da una forza centripeta.

Raccontare Andiamo a vedere il giorno non è facile e hai spesso la tentazione di esprimere giudizi, di non capire come si possa accettare un tradimento, ma ho scelto di non farlo perché “non esiste una sola verità. Esistono decine di interpretazioni”. E’ facile cadere nel “io non l’avrei mai fatto” o “a me non succederà mai” ma purtroppo non è così. Il cuore è una variabile troppo potente che rompe anche le ragioni più solide e solo l’amore per i figli può riuscire a domarlo, a frenare quel battito impazzito.
Possiamo sbagliare, è semplicemente umano. Arrivare a capire, ad accettare che nessuno è perfetto, noi per primi ma anche i nostri genitori, è la chiave di tutto. L’amore è il fuoco che scalda una famiglia e se riusciamo a smettere di idealizzare chi amiamo, senza giudizi, allora riusciremo sempre a sentirne il calore.
Essere marito e moglie vuol dire amarsi. E’ fondamentale però arrivare alla consapevolezza che l’amore cambia, perché non può essere sempre adrenalinico come i primi tempi, le situazioni cambiano, noi stessi cambiamo e spesso di trasforma in una grande forma di affetto profondo e di stima e i figli sono il collante che riesce ancora a farcelo chiamare amore.
Avevo letto la sinossi di questo libro e mi aveva affascinata, temevo fosse angosciante, invece l’autrice è stata bravissima a trattare argomenti così importanti in maniera estremamente leggera. Non ho mai sentito che quanto descritto fosse “troppo” e questo grazie anche allo stile snello e estremamente scorrevole.
Una storia che si può non condividere, che a tratti può sembrare quasi assurda, ma che piano piano ti costringe a pensare e ti stupisci nel chiudere il libro con un sorriso e una serenità quasi surreali. Vi lascio con le bellissime parole di Matteo, il bambino sordo che alla fine è il vero pilastro della famiglia.

Qualunque cosa fosse successa, io avrei sempre saputo a chi rivolgermi. 
E questa è la migliore definizione di famiglia che mi venga in mente.

Jo





















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