giovedì 13 giugno 2019

Tutto il mare è nei tuoi occhi di Silvia Ciompi, recensione

Carissime crazy,
vi parliamo oggi di Tutto il mare è nei tuoi occhi di Silvia Ciompi, recentissima pubblicazione Sperling & Kupfer che conferma il talento di questa giovanissima autrice, approdata al successo grazie al suo primo romanzo, Tutto il buio dei miei giorni. In questo standalone possiamo scoprire la storia di Gheghe e Bolo, gli amici di Camille e Teschio. Nonostante i romanzi non vengono presentati come serie e sono perfettamente autoconclusivi, il mio consiglio è di leggerli entrambi in ordine di pubblicazione. Sia per evitare spoiler, sia per godervi due storie d'amore piene di angst e intensità.




1. Tutto il buio dei miei giorni, 10 aprile 2018
2. Tutto il mare è nei tuoi occhi4 giugno 2019

Autore: Silvia Ciompi
Casa Editrice: Sperling & Kupfer
Genere: New Adult
Categoria: angst
Narrazione: prima persona, pov alternato
Finale: conclusivo











Ci sono persone che vedi una volta e ti lasciano subito il segno, come se ti firmassero la pelle con il loro nome e si mischiassero alle tue molecole. Bolognini Mirko, detto Bolo, è una di quelle. Con i suoi tatuaggi sbiaditi, i ricci scombinati e il sorriso più strafottente dell'universo, è entrato nella vita di Gheghe senza avvisare, un pomeriggio d'inverno, mentre fuori il cielo grigio minacciava pioggia, e da lì non è più andato via. E Gheghe non si è nemmeno resa conto di quello che stava succedendo, troppo presa a viverla, la vita, per avere paura. Nessuno dei due aveva mai pensato che amare qualcuno potesse essere così. Così bello, così vero, così pieno di risate, di baci e così doloroso. Anche adesso che sono passati mesi dal loro addio, ogni volta che i loro sguardi s'incrociano è un cortocircuito. Come se nulla fosse cambiato e toccarsi fosse ancora inevitabile. Entrambi sanno di essere troppo diversi per stare insieme: lui fedele da sempre soltanto alla curva dello stadio, perché è lì che ha imparato a camminare, a correre, a guidare il tifo e a prendersi a pugni; lei ai suoi libri, perché è lì che ha iniziato a sognare. Ma l'amore non si può controllare, arriva dritto come un colpo ben assestato che non ti aspetti. Un amore inatteso e travolgente, che sa mordere la vita, come solo a vent'anni si può fare.



Avevamo conosciuto Gheghe e Bolo come perfetti comprimari della storia di Camille e Teschio; lei, Margherita detta Gheghe, la parlantina facile e una vita da riprendere per le redini. Lui, Mirko Bolognini detto Bolo, una massa di riccioli ribelli, un sorriso spavaldo e un'anima da ultras nel corpo di un quasi trentenne mai davvero cresciuto. Due persone nate in ambienti diversi, con passioni e interessi agli antipodi, che all'apparenza non condividono altro che l'amicizia per Camille. Due persone attorno alle quali l'autrice ha saputo tessere una trama ricca di angst, fedele compagna del lettore fin quasi all'ultima pagina. Ciò che il destino ha in serbo per Bolo e Gheghe non spetta a me svelarlo, ma io mi riservo il piacere di spiegarvi perché non potete perdervi questa lettura.

E io lo so, lo so, che scompaio tra le tue braccia. Ci nasco, dentro al tuo bacio. E le tue labbra sulle mie, la tua lingua nella mia bocca, hanno davvero il sapore della fine del mondo.

Comincio con il dire che lo stile poetico e incisivo della Ciompi mi ha conquistata anche in questo romanzo, che ha il pregio di avere eliminato alcune lungaggini che invece avevo riscontrato nel primo libro. Ciò che mi ha affascinato alla follia sono state le descrizioni crude e sincere di una città di provincia, affacciata su un mare che fa da sfondo a momenti intensi della storia d'amore narrata. Il focus resta puntato sui quartieri in cui la gente lavora spaccandosi la schiena, assiepata in palazzoni con le paraboliche alle finestre, mentre muore di caldo perché la brezza salmastra proveniente dal mare lì non riesce ad arrivare. L'autrice racconta vite di gente che si accontenta di poco, che ha amicizie profonde nate nei cortili di questi palazzi. Descrive ragazzi che si ritrovano sui gradoni di uno stadio poco blasonato, a stringersi attorno ad un ideale comune, quello dell'essere un ultras. E in questo stile onesto e realistico, ho ritrovato qualcosa della Valentina d'Urbano de Il rumore dei tuoi passi.
In questo quadro, s'inserisce alla perfezione una storia d'amore che di semplice non ha nulla. Margherita e Bolo non sembrano fatti per stare insieme e, né il destino né tanto meno le loro azioni e scelte, faciliteranno la strada verso un lieto fine. E se a Bolo è stato affidato il ruolo del bambino mai cresciuto, dell'irresponsabile che, nonostante i suoi sbagli, non puoi far a meno di amare, Gheghe è la combattente che ha saputo conquistare i miei favori, una ragazza che è riuscita a mettere da parte la paura e l'orgoglio per provare a raggiungere la felicità.

Quello che è successo tra noi è stato la conseguenza di quello che siamo. Due persone che sono rimaste impigliate l’una nei nodi dell’altra, che si sono attratte come calamite, ma sono troppo diverse.

Come prevedibile, Camilla e Teschio non solo ricompaiono, ma a mio avviso, chiudono un cerchio, prendendo nuova vita nel ruolo, questa volta, di personaggi secondari. Ora sono loro a dover supportare i nuovi protagonisti, e lo fanno in maniera egregia. A volte dando una spalla su cui piangere, altre volte fungendo da pungi ball su cui scaricare la propria frustrazione. Amici per la vita, sempre e comunque.
Un libro intenso, quindi, per l'amore che racconta e per i luoghi "scomodi" che descrive. Ma forse pecca in mancanza di originalità, perché è evidente la ripetizione di un certo schema narrativo, in cui situazioni e eventi rimandano a Tutto il buio dei miei giorni. E io sono una lettrice che brama storie originali. Nel giudicare un libro, ci sono alcune variabili da considerare: si legge con gli occhi, la mente e il cuore, e spesso questi tre elementi non combaciano nel loro giudizio. Uno prevale sull'altro a seconda delle emozioni provate, delle esperienze vissute, della razionalità con cui ci si lascia guidare. E io ho messo da parte le remore sull'originalità, facendomi trasportare dall'amore matto e disperato di due personaggi tanto imperfetti quanto reali, immergendomi in un mondo che è distante dalla mia quotidianità e facendo un viaggio nei ricordi. Di una me quattordicenne, avvolta in una sciarpa bicolore, che saltava come una matta a ritmo di un coro travolgente, sui gradoni di cemento di uno stadio poco blasonato di una città di provincia senza mare, affascinata da quegli ultras che davano le spalle al campo da calcio e guidavano tutto uno stadio. Per giudicare questo libro, scelgo quindi il cuore. E il cuore mi dice che è una di quelle letture che faticherò a scordare.
Buona lettura,
Liliana





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