venerdì 11 dicembre 2020

La Vita Invisibile di Addie La Rue di V.E. Schwab, recensione

Ciao Crazy!
Oggi voglio parlarvi di La vita invisibile di Addie La Rue, scritto da V.E. Schwab e pubblicato il 24 Novembre 2020 per Mondadori. Quello che ho avuto fra le mani è un urban fantasy romance per lettrici pazienti. Un libro intenso che si prende i suoi tempi per arrivare dritto al cuore ma che alla fine non potrà lasciarvi indifferenti. Se pensate di aver voglia di una storia ricca che vi costringa a fermarvi e prendervi una pausa dalla frenesia della quotidianità venite a vedere cosa ne penso di questo romanzo. Spoiler: Bellissimo.





Titolo:
La vita invisibile di Addie La Rue

Autore: V.E. Schwab

Editore: Mondadori

Data: 24 Novembre 2020

Genere: New Adult

Categoria: Urban Fantasy, Forbidden

Narrazione: 3° persona

Finale: No cliffhanger





"Non pregare mai gli dèi che sono in ascolto dopo il tramonto."
E se potessi vivere per sempre, ma della tua vita non rimanesse traccia perché nessuna delle persone che incontri può ricordarsi di te?
Nel 1714, Adeline La Rue incontra uno sconosciuto e commette un terribile errore: sceglie l’immortalità senza rendersi conto che si sta condannando alla solitudine eterna. Tre secoli di storia, di storie, di amore, di arte, di guerra, di dolore, della solennità dei grandi momenti e della magia di quelli piccoli. Tre secoli per scegliere, anno dopo anno, di tenersi stretta la propria anima. 
Fino a quando, in una piccola libreria, Addie trova qualcuno che ricorda il suo nome. 
Nella tradizione di Vita dopo vita e La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo, La vita invisibile di Addie La Rue si candida a divenire una pietra miliare nel genere del "romanzo faustiano".
Se poteste esprimere un desiderio, uno solo, in cambio della vostra anima: Cosa chiedereste? E siete certi di capire davvero quello che state desiderando? “La vita invisibile di Addie La Rue” è un libro imponente e a tratti poetico che vuole riscoprire l’essere umano attraverso un’ombra che cammina nella storia, cercando una strada nel suo vagare errante mentre il mondo affronta tutti i cambiamenti che lo porteranno dalla Rivoluzione francese ai giorni nostri. 

“Hai forse dimenticato” gli aveva domandato allora, “quando non eri altro che ombra e nebbia?”
“Tesoro” aveva risposto lui in quel suo modo soave e ironico, “io ero la notte in persona.”

Quattro sono le vite che vengono raccontate nel libro e che si sfiorano ed influenzano nell’arco dei 300 anni in cui si sviluppa il romanzo. Adeline è una bambina del 1700, curiosa, dal carattere indomito e dall’anima irrequieta, incapace di adattarsi alle regole sociali del suo tempo. Addie La Rue è una ragazza maledetta. Immortale, malinconica, astuta, testarda, forte, a volte rassegnata, impossibile da ricordare, ma forse non per questo dimenticata. Henry Strauss è un giovane nato con il cuore spezzato. Colui che sente troppo e desidera l’amore, il ragazzo che ricorda. Ed infine Luc, l’oscuro, l’uomo asciutto sotto la pioggia. Una divinità in ascolto dopo il tramonto, un giocatore che resta imprigionato nella sua stessa scommessa. 
Anche i numerosi personaggi secondari sono a loro modo indispensabili al racconto, perché è attraverso loro che i nostri protagonisti ci vengono svelati. La loro natura fluida, i loro amori non legati specificatamente a un genere, le loro debolezze ed i loro punti di forza. Tutto ciò non ci viene mai raccontato con discorsi o dichiarazioni, ma mostrato attraverso singoli episodi e reazioni a ciò che li circonda, in un racconto ricco di dettagli e marcatamente cinematografico. 

“Ti amo” mormora, lasciandola ad arrovellarsi se l’amore sia questo, un sentimento gentile.
Se è fatto per essere così tenero, così delicato.
La differenza tra il caldo e il tepore.
Tra l’ardore e la contentezza.
“Ti amo anch’io” risponde Addie.
E spera tanto che sia vero.

La Schwab descrive con estrema maestria e minuzia di particolari i complessi legami che intercorrono fra i protagonisti. Scopriamo, come fossimo spie nascoste nell’ombra, i sentimenti che legano Adeline alla sua famiglia e quelli fra Addie e Henry, egoisticamente indispensabili l’uno all’altro, marionette che prendono vita dalle mani di un burattinaio a cui provano a ribellarsi. Grande attenzione l’autrice pone alla relazione fra Addie e Luc ed al loro patto combattuto, sbagliato, contestato, giocato sul filo dell’astuzia, della vendetta e della dipendenza. Un rapporto d’odio e sofferenza che però si trasforma in acqua fresca nel deserto di relazioni che Addie può costruire.
“La vita invisibile di Addie La Rue” è un vero e proprio viaggio nell’animo umano. In un gesto silenzioso, nella descrizione di uno sguardo, in parole che vogliono in realtà dire altro, nei secondi e nei terzi fini che spesso non si ha il coraggio di rivelare. L’autrice ha scritto un libro a tutti gli effetti sull’Uomo, sui suoi pregi e i suoi difetti, sulle sue paure e le sue poche certezze, assoluto protagonista di una storia che nel suo essere fantastica è comunque comune a tutti. 

“L’arte è costituita di idee. E le idee sono più indomite dei ricordi. Come le erbacce, trovano sempre il modo di farsi strada.”
“Eppure, niente foto. Niente video.”
L’espressione di Addie si scalfisce appena. “No.” …
Poi lei raddrizza la schiena, solleva il mento e sorride, strillando una felicità quasi sprezzante.
“Ma non è meraviglioso” dice, “essere un’idea?”

In un bel romanzo di 500 pagine ci sarebbe molto su cui soffermarsi, ma un aspetto di profondo impatto credo sia come ci viene raccontato il rapporto di Addie con l'arte. Con un tocco molto intelligente, le diverse sezioni del libro sono introdotte da opere d'arte (statue, dipinti, spartiti, fotografie) e dal testo che le accompagnerebbe se fossero vendute all'asta. L’autrice ci indica l'artista, la data, le caratteristiche dell’opera, fino a farci ritrovare in essa la presenza silenziosa di Addie, anticipando un piccolo momento che leggeremo di lì a poco nelle pagine del libro, aprendoci una finestra sulla sua lunga vita che non potremo mai conoscere interamente. Le sue sette lentiggini distintive, la sua macchia di capelli scuri, le linee del suo corpo. Testimonianze di un incontro avvenuto e dimenticato ma che non si è potuto cancellare. Una raccolta di queste rappresentazioni funzionerebbe quasi come un racconto a sé stante, offrendo impressioni fugaci di un immortale dimenticato. Insieme, ci danno una profonda sensazione di urgenza mentre comprendiamo il desiderio di Addie di essere ricordata in modo così concreto e viscerale.

Finalmente non deve più soppesare ogni singola frase, rimproverarsi ogni singolo gesto, convincersi di dover sempre dire la cosa più azzeccata; che bisogno c’è di trovare le parole giuste quando non ne esistono di sbagliate?

“La vita di Addie La Rue” non è un romanzo semplice. È lungo, a tratti lento, costruito su un susseguirsi continuo di salti temporali che richiedono una certa attenzione nella lettura. La terza persona, seppur usata benissimo, si accompagna ad una prosa quasi lirica che potrebbe sotto certi aspetti risultare noiosa o troppo affettata. Eppure, appena chiuso il libro, avrei avuto voglia di ricominciare dall’inizio, certa che una seconda lettura mi avrebbe arricchita ulteriormente. Eppure, anche oggi, a libro chiuso da qualche giorno, mi ritrovo a voler aprire nuovamente le sue pagine. Magnetico. Profondo. Bellissimo. 

Gaia



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