martedì 4 settembre 2018

Il grande inverno di Kristin Hannan, recensione in anteprima.

Ciao Crazy,
eccomi qui a parlarvi de Il grande inverno di Kristin Hannan in uscita proprio oggi 4 settembre a cura della Mondadori. Dopo il grande successo de L'Usignolo -uno dei miei best book del 2016 che vi invito a leggere se ancora non lo avete fatto- non vedevo l'ora di perdermi in un altro indimenticabile libro di questa autrice che ha saputo rapirmi con il suo stile poetico e al tempo stesso crudo e realistico, e le sue storie che celebrano la forza delle donne di tutte le età. Venite con me a scoprire cosa si nasconde nelle pagine di questo libro consapevoli che state per affrontare un viaggio lungo, sofferto e di crescita.







Titolo: Il grande Inverno

Autore: Kristin Hannan

Editore: Mondadori

Data: 4 settembre

Genere: Narrativa

Narrazione: terza persona

Finale: No cliffhanger


Quando Ernt Allbright torna dalla guerra del Vietnam è un uomo profondamente instabile. Dopo aver perso l'ennesimo posto di lavoro, prende una decisione impulsiva: trasferirsi con tutta la famiglia nella selvaggia Alaska, l'ultima frontiera americana, e cominciare una nuova vita. Sua figlia Leni, tredici anni, è nel pieno del tumulto adolescenziale: soffre per i continui litigi dei genitori e spera che questo cambiamento porti a tutti un futuro migliore. Mentre Cora, sua moglie, è pronta a fare qualsiasi cosa per l'uomo che ama, anche se questo vuol dire seguirlo in un'avventura sconosciuta. All'inizio l'Alaska sembra la risposta ai loro bisogni: in un remoto paesino, gli Allbright si uniscono a una comunità di uomini e donne estremamente temprati, fieri di essere autosufficienti in un territorio così ostile. Però quando l'inverno avanza e il buio invade ogni cosa, il fragile stato mentale di Ernt peggiora e il delicato equilibrio della famiglia comincia a vacillare. Ora, i tanto temuti pericoli esterni - il ghiaccio, la mancanza di provviste, gli orsi - sembrano nulla in confronto alle minacce che provengono dall'interno del loro nucleo famigliare. Chiusi in un rifugio angusto, ricoperto di neve e immerso in una notte che può durare fino a diciotto ore, Leni e sua madre devono affrontare una cruda verità: sono sole. In quel luogo feroce, ai confini del mondo, non c'è nessuno che possa salvarle. "Il grande inverno" ci conduce in una terra dove bellezza e pericolo sono una cosa sola, per raccontarci la storia di una madre e una figlia, due eroine in lotta con una natura selvaggia e le paure più grandi dell'animo umano.

Questa non è una favola né una fiaba.
È la realtà. Ed è tosta.

E come quando terminai di leggere L'usignolo, anche questa volta si è ripetuto l'incantesimo. Dopo giorni dalla fine de Il grande inverno continuano a tornarmi in mente i personaggi, la storia, scorci dell'Alaska e l'intensità della miriade di emozioni che ho provato durante la lettura, e basta poco o nulla a rievocarmi le immagini che sono stampate nella mia mente e che continuano a parlarmi di Leni, di Cora e del grande inverno che prepotente si è guadagnato il ruolo di terzo protagonista.
Kristin Hannan ha il talento innato di farti entrare nella vita dei suoi personaggi con corpo e anima, te li fa conoscere a tutto tondo e te li colloca temporalmente e territorialmente in modo così definito che nulla può essere lasciato al caso o all'immaginazione, tutto si presente con immagini nitide nella tua mente.
Siamo alla metà degli anni Settanta, Ernt Allbright torna a casa dopo quattro anni di prigionia in Vietnam. Cora, sua moglie, e Leni, la sua figlia appena tredicenne, si ritrovano un marito e un padre distrutto dalla guerra in piena crisi post traumatica da stress. Ernt è ossessionato dagli incubi e questo si ripercuote sul suo umore ormai molto instabile, l'occasione di scappare da questi incubi si presenta quando scopre che un suo amico caduto al fronte gli ha lasciato in eredità un appezzamento di terra e una casetta in Alaska. Senza pensarci e senza ragionarci la famiglia Allbright si prepara così all'ennesimo trasloco alla ricerca della serenità, con la promessa che ogni volta sia la volta buona.
L'Alaska fredda, selvaggia, di una bellezza accecante, così pura e incontaminata eppure così pericolosa. Tutta la famiglia deve fare presto i conti con un ambiente ostile eppure allo stesso tempo tanto ospitale, abitanti pronti a insegnare e aiutare la nuova famiglia a sopravvivere nel nulla più assoluto, dove la prerogativa numero uno è accatastare legna, acqua e viveri per l'arrivo del grande inverno. Un popolo che come tante formichine lavora duramente per tutta l'estate per poi riuscire a sopravvivere al lungo buio invernale.

Fu come in tutte le storie d’amore che Leni aveva letto in vita sua;
quel primo bacio la cambiò, mostrandole un mondo che non aveva mai immaginato,
un universo immenso, vivido e luminoso traboccante di possibilità inaspettate.

In questo ambiente così pericoloso ma al tempo stesso magico impariamo a conoscere meglio Cora e Leni. Cora è una donna innamorata, che conserva ancora l'immagine del marito amorevole di prima della guerra, ma è anche una mamma che cerca di proteggere sua figlia anche se forse apre gli occhi un po' troppo tardi.
Leni invece è una ragazza che non ricorda nulla del padre dolce e giocoso di cui le racconta la madre, lei ha davanti agli occhi solo il padre instabile, facile agli scatti d'ira e che la trascina da un posto all'altro alla ricerca della stabilità mai arrivata. Ma in Alaska Leni si sente finalmente a casa e spera che qui il padre possa finalmente guarire, sì guarire, perché la mamma continua a ripeterle che il suo papà è solo malato ma che le ama con tutto se stesso.
Ovviamente tante saranno le cose che verranno seppellite sotto la neve corposa e incessante della grande Alaska e toccherà  a voi scoprirle, immergetevi in questa lettura che vi narrerà la storia di un grande amore, anzi non soltanto di uno. L'amore di una moglie che ama il marito e in nome di questo amore sopporta, l'amore di una madre che è pronta a sacrificare la propria libertà per quella della sua bambina, l'amore di una figlia per una madre che non lascerà mai da sola, l'amore di un'intera cittadina per l'Alaska, l'amore di due adolescenti pronti a fuggire dal dolore per ricominciare...

Selvaggio.
È così che mi sento di descrivere tutto quanto.
Il mio amore. La mia vita. L’Alaska.

Attraverso tante sofferenze vi troverete a sperimentare tutto questo amore e terminerete la lettura con il cuore gonfio di tante emozioni pronte a traboccare. In alcuni passaggi non sarà una lettura facile e la voglia di scuotere Cora per farla reagire sarà tanta, ma alla fine non le si riesce a recriminare nulla, siamo donne e sappiamo quanto a volte l'amore ci faccia distorcere la realtà delle cose. E poi non potrete non innamorarvi di Leni e della sua incommensurabile forza che supporta tutto il libro da sola con il suo coraggio!
L'unico cosa che mi sento di specificare è che solo dopo il primo quarto di libro capirete davvero la bellezza di questo romanzo, quindi non mollate se all'inizio la storia vi sembrerà un po' lenta, datele tempo perché una volta che si aprirà a nuovi sviluppi non vorrete mai finirla e al suo termine vorrete solo ricominciare quest'avventura da capo.

Questo Stato, questo posto, è diverso da tutti gli altri.
È meraviglia e orrore, salvezza e distruzione.
Qui, dove la sopravvivenza è una scelta da compiere in continuazione,
nel luogo più selvaggio d’America, ai margini della civiltà,
dove l’acqua in tutte le sue forme può uccidere, scopri davvero chi sei.
Non chi sogni di essere, chi immagini di essere o 
chi dovresti essere in virtù di ciò che ti è stato insegnato.
Tutto questo viene inevitabilmente sradicato nei mesi di oscurità e gelo,
quando il ghiaccio sulle finestre annebbia la vista e il mondo si riduce a un nonnulla;
è allora che scopri la verità della tua esistenza,
e cosa sei disposto a fare per sopravvivere.


Aspetto di sapere il vostro pensiero
Alessandra














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