L’odiosa infatuazione di A. Zavarelli, recensione

Per gli amanti del genere #Agegap, L’odiosa infatuazione di A. Zavarelli, è di sicuro una lettura da non perdere. Se poi aggiungiamo una relazione proibita tra un dominante e sexy professore e una dolce e innocente studentessa, il divertimento è assicurato.

La storia si svolge in un esclusivo collegio dove la quasi diciottenne Stella inizia a frequentare l’ultimo anno di superiori. È convinta che riuscirà a diplomarsi col massimo dei voti, vuole che suo padre sia fiero di lei e ha tutte le intenzioni di distinguersi. Non sarà così semplice. Perché finisce nel mirino dell’intransigente e freddo come il ghiaccio, Professor Sebastian Carter. Quell’uomo infesta i suoi sogni, la sfida in continuazione, a volte sfiorando gli atti di bullismo. Vuole che lei reagisca, che capisca cosa davvero vuole.

Quando ho letto la trama di questo libro i miei occhi si sono trasformati in stelline. Dovevo assolutamente leggerlo perché il genere #agegap è uno dei miei preferiti. E dopo averlo finito sono davvero felice di averlo letto. Le prime recensioni online non mi avevano fatto ben sperare, ma alla fine mi sono convinta sempre di più del fatto che è tutta una questione di gusti e che ognuno ha bisogno di farsi un’idea personale, soprattutto quando si tratta di un libro. Questo libro ne è un esempio. Tratta di una storia d’amore proibita, osteggiata dallo stesso protagonista, incapace di accettare il fatto che nonostante tutto quello che era successo nel suo passato si era comunque innamorato di una ragazza dieci anni più piccola di lui. Bella anche la storia di contorno con la madre di lei (che non vorrei sinceramente mai avere come genitore) e il padre di lui (che mi sa è anche peggio). Dieci e lode alla migliore amica di lei, un personaggio assolutamente fantastico.

Per chi ama questo genere e le storie d’amore proibite, L’odiosa infatuazione è quello che vi manca per allietare qualche ora delle vostre giornate.

A presto, 

Sissy

immagine a cura di @Fallingfromabook

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Sinossi

Lo chiamano il diavolo.

Quando mi sono imbattuta in lui il mio primo giorno alla Loyola Academy, ero sicura che non potesse essere vero.

Era l’uomo più bello che avessi mai visto nella vita reale.

Non sapevo che fosse anche il più crudele.

Sono passata dall’essere stordita a sbalordita nel momento in cui i suoi occhi cinici si sono posati su di me.

Non so dire che cosa gli abbia fatto desiderare di punirmi. Ma da quel giorno in poi, il meditabondo uomo solitario non ha desiderato altro che tormentarmi.

Vorrei odiarlo, e qualche volta, lo faccio.

Ma buona o cattiva che sia, l’attenzione di qualcuno non era mai stata così dolce.

Che cosa fai, se hai una fastidiosa cotta per il tuo bullo?

Peggio ancora, che cosa fai se è anche il tuo insegnante?