martedì 5 settembre 2017

Una donna di pietra di Roberta Ciuffi, recensione.

Buonasera,
inizio l’avventura Crazy, parlandovi di un’uscita recente nel panorama romance storico self-publishing. Il 26 agosto è uscito Una donna di pietra, un’opera di Roberta Ciuffi scrittrice di grande esperienza a cui ero molto curiosa di approcciarmi. Si tratta di un libro autoconclusivo ambientato a Bagni, un paesino della Toscana che l’autrice ha creato dalla sua stessa immaginazione e che farà da cornice a un amore-odio mai banale.

Hero Titolo: Una donna di pietra
Autore:
Roberta Ciuffi
Serie:  non fa parte di una serie
Editore:
Self publishing
Data: 26 agosto 2017
Genere: Histori romance
Categoria: odio/amore
Narrazione: Terza persona passato
Finale: No cliffhanger
Coppia: Adelia, trentenne nubile; Diego, vedovo, medico, cognato di Adelia.



Bella, ma fredda, distaccata, apparentemente priva di sentimenti. Una donna di pietra. Così appare l’inflessibile signorina Adelia Corsini. Fin da bambina la sua famiglia l’ha messa in disparte in favore della più brillante e socievole sorella minore, Alma. In seguito, Diego Guerra, l’uomo di cui si era innamorata, l’ha illusa e poi abbandonata per sposare proprio Alma. Da allora Adelia sembra aver perduto la capacità di provare emozioni. Si è chiusa nella sua bella casa, con i suoi domestici e la zia Clementina, occupandosi solo di opere di carità e di gestire le sue proprietà. Ed è così che le piace la sua vita: tranquilla, ordinata e protetta.

Nove anni prima, il dottor Diego Guerra è stato ingannato e spinto a un matrimonio infelice. Adesso Alma non c’è più, la sua carriera è in discesa e le condizioni delle sue finanze sono disastrose. Quando, inghiottendo l’orgoglio, Diego si costringe a battere alla porta di casa Corsini assieme ai suoi tre bambini per chiedere aiuto, la tranquilla esistenza di Adelia è sconvolta. E, pian piano, la statua si sgretola, la pietra va in frantumi… al contrario del cuore di Adelia, che torna alla vita.



Era tempo che non mi immergevo nella lettura di uno storico e con mia fortuna, la voglia di essere trasportata in un mondo passato di convenzioni e tradizioni lontane è stata esaudita da questa storia. Il libro narra della vita di Adelia, trentenne algida e glaciale che divide la sua esistenza e il suo patrimonio assieme a una vecchia zia rintanata nella sua casa di un piccolo paese toscano alla fine del XIX secolo. La loro quotidianità è scandita da orari precisi, conoscenze circoscritte, un gruppo di preghiera, rare uscite mondane e nessuna variazione alla tabella di marcia. Niente può smuovere i sentimenti della fredda Adelia, una donna che proprio grazie all’apparente signorilità e alla bellezza è stata ammirata e corteggiata da molti uomini ma che per scelta ha deciso di restare sola. Le sue giornate dove nulla viene lasciato al caso però vengono stravolte da una missiva che, giunta improvvisamente, annuncia la morte di sua sorella Alma. A quel punto la cadenzata vita delle donne verrà trascinata nel mondo di Diego rimasto vedovo, squattrinato e con tre bambini da crescere. Il senso di responsabilità, e non solo, obbligherà la nubile Adelia ad accogliere l’uomo e i nipoti nella sua casa obbligandoli a un viaggio in compagnia a cui nessuno era preparato. La scrittrice è stata bravissima a scavare all’interno di questo personaggio femminile, lo ha fatto lentamente svelando dietro la glaciale coltre femminile un animo gentile, dedito all’altruismo, al bene che non va dichiarato. La narrazione svela la vera natura di Adelia come se quell’animo fosse uno di quei vecchi appartamenti che restano chiusi per anni i cui mobili vengono coperti da pesanti teli di cotone bianco. Con lo scorrere delle pagine i teli lentamente scivoleranno via scoprendo le ragioni della solitaria vita di Adelia. Anche Diego, trasandato, disordinato e in parte irresponsabile dottore scoprirà che il suo passato è stato manipolato in maniera subdola da una moglie che credeva diversa. Due anime poco affini ma compatibili che impiegheranno tempo a trovare la giusta combinazione.
Era il primo libro che leggevo di Roberta Ciuffi e non posso che non sottolineare la bravura e la precisione di un testo mai noioso che non perde mai ritmo e che lascia il lettore incollato alle pagine. Gli aspetti psicologici di ogni attore è preciso, mai ripetitivo o pesante: da Alma stessa, nonostante sia morta, ai bambini, ai domestici, persino al cane Lollo ogni intervento non è mai errato.
Se proprio devo fare un appunto, ma è un appunto che nasce solo quando un libro piace, è che avrei preferito un epilogo più ampio, più lungo perché questi personaggi ben definiti ti rimangono impressi e li vorresti vedere oltre.
Detto questo, non posso che annoverare l’autrice in quella che considero una categoria di grande rispetto come quella del self-romance italiano, di grande professionalità e precisione.

Alla prossima, Naike.


 




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