sabato 13 gennaio 2018

Il diavolo e la rosa di Virginia Dellamore, recensione

Ciao, crazy.
Oggi recuperiamo uno storico uscito lo scorso dicembre, Il diavolo e la rosa, di Virginia Dellamore. Di questa autrice, dalla penna attenta e brillante, abbiamo già letto diversi romanzi con cui siamo volati nell'Inghilterra dell'800, innamorandoci di improbabili eroi e audaci signorine. Le sue trame non scivolano mai nel banale e nell'ovvio e anche questo libro, pur traendo spunto da una nota favola, la rielabora con occhio moderno. Vogliamo scoprire come?




Titolo: Il diavolo e la rosa

Autore:  Virginia Dellamore

Editore: self publishing

Data: 24 dicembre 2017

Genere: History Romance

Categoria: seconde possibilità

Narrazione: prima persona, POV lui; terza persona, POV lei

Finale: No cliffhanger




Yorkshire, Inghilterra, 1836.
La vita è stata generosa e allo stesso tempo avara con Rosalynn. Le ha donato la bellezza ma l’ha privata dell’affetto di una famiglia. Da ventun anni, infatti, vive nello stesso orfanotrofio nel quale è stata abbandonata quando era piccolissima, e la sua esistenza è tutto fuorché idilliaca. La perfida direttrice dell’istituto, che nutre verso di lei una particolare antipatia, l’ha relegata ai compiti più faticosi e miserabili. Rosalynn trascorre le sue giornate lavorando e coltivando sogni segreti alimentati dai libri che legge. Libri che si procura di nascosto: al calar della sera, mentre le ombre dilagano nella brughiera, sgattaiola dal convitto e raggiunge il castello di Harwood a poche miglia di distanza.
Il maniero è disabitato, ma lei ha scovato un’imposta rotta ed è riuscita a entrare. Ogni giorno, attraversando un dedalo di grandi sale ricoperte di polvere e detriti, raggiunge l'immensa biblioteca ancora piena di volumi. Non ha mai incontrato nessuno, muovendosi sempre indisturbata.
Una sera, tuttavia, la solitudine dei luoghi subisce una brusca interruzione. All’improvviso, Rosalynn ode dei passi umani e si scontra con un uomo che afferma d’essere Lord Beaumont Harwood, proprietario del castello e di tutto ciò che esso contiene.
Benché coraggiosa, non può fare a meno di esserne intimorita: il conte non è soltanto un uomo dai modi scortesi, ma è anche l’individuo più spaventoso sul quale abbia mai posato lo sguardo. Il suo volto è ricoperto di ustioni e cicatrici ed è privo di una gamba al posto della quale indossa un terrificante arto finto. In più, la accusa di essere una ladra e minaccia di condurla in prigione per averlo derubato.
Rosalynn si trova costretta ad andare a vivere al maniero, assunta come domestica, per ripagare il furto commesso.
La vita al castello è più dura del previsto. Se ciò non bastasse, Lord Harwood non è affatto un gentiluomo: la gente del villaggio lo ha soprannominato “la Bestia” a causa del suo aspetto e dei suoi modi.
Per forza di cose, vivendo sotto lo stesso tetto, Rosalynn comincia a conoscerlo meglio, scoprendo che dietro la sua apparenza intrattabile si cela un uomo ferito dalla vita, trafitto dal peso di tragiche colpe passate e ormai rassegnato a vivere nascosto.
Nel contempo, i segreti riguardanti le origini di Rosalynn e l’identità dei suoi genitori si rivelano non meno misteriosi e tragici, e tutto sembra precipitare verso un epilogo drammatico...



La bella e la bestia è da sempre la mia favola preferita, e ogni qualvolta scovo un libro che vi faccia riferimento, vengo presa da compulsione e devo averlo, devo leggerlo, devo innamorarmene. E puntualmente accade, eppure stavolta qualcosa non ha funzionato.
La scrittura impeccabile dell'autrice, il suo stile assolutamente "calato" nel tempo di cui racconta, la scelta della trama e le caratteristiche dei personaggi mi hanno solo in parte stregato. Ma andiamo per ordine. Cosa fa della nota favola il sogno rosa di ogni lettrice romantica? La Bestia. L'uomo cattivo, oscuro, maledetto, che cambia la propria natura nel momento in cui l'amore lo "tocca", gli sconvolge la vita e modifica tutto ciò in cui crede. Ma non è facile, per una bestia tale, umanizzarsi, la fanciulla deve avere qualità incredibili, qualcosa a cui lui non è assolutamente abituato.
Il conte Harwood vive come un eremita in un castello diroccato, a pezzi nel corpo e nello spirito: sopravvissuto a stento ad un incendio da lui causato accidentalmente e in cui ha perso troppo, trascina la vita tra senso di colpa, frustrazione e rabbia. Esattamente come la Bestia della favola, è troppo presuntuoso e ostile perché il mondo all'esterno lo interessi. Si limita a sopravvivere, finché qualcuno non gli insegna che ci si può appoggiare agli altri, e fidarsi di loro.
La giovane Rosalynn gli capita nei piedi in un giorno come tanti altri, mentre sta cercando di trafugare l'ennesimo libro dalla biblioteca di lui. Bella e povera, abituata a non possedere null'altro che un sorriso, in realtà la nostra eroina è molto diversa dalla protagonista della fiaba: sicura di sé e sprezzante come nessuna giovane ragazza dell'epoca e soprattutto nessuna orfana che non sia stata altro che maltrattata per tutta la vita. Dove può avere imparato Rosalynn a credere in se stessa al punto da tenere testa a governanti, signore bigotte, contesse e perfino a un uomo orribile che dovrebbe solo incuterle paura? In ventun'anni di vita ha solo sgobbato peggio di Cenerentola, occupandosi degli orfanelli più piccoli e vivendo ai margini, con abiti e pasti offerti dalle signore caritatevoli.
Tuttavia il conte la conosce e se ne invaghisce, forse proprio grazie alle sue "stranezze" che la rendono tutto fuorché adatta a indossare le vesti di una lady.
Inoltre questo conte ha un titolo che non vale niente, nessuna ricchezza come nessuna bellezza, mentre Rosalynn può diventare il suo "illuminante", il catalizzatore per ciò che il poveretto non ha mai posseduto. Probabilmente alla fine forse la storia, come qualunque altra che tragga spunto da una favola, aveva solo troppo intento moralistico. O forse sono io che ho cercato di vedercene uno a tutti i costi, fatto sta che ho amato davvero tanto la Dellamore di "Non posso esistere senza di te", dove i particolari del paesaggio e le caratteristiche caratteriali dei personaggi davano ancora più spessore alla trama e sottolineavano la passione dei due protagonisti, percepibile nella scelta dei vocaboli, nei dialoghi frizzanti. Di tutto questo qui non c'è quasi traccia, e le troppe descrizioni appesantiscono soltanto le scene, rendendole infinitamente lunghe, ma non per questo più degne di nota.
Il romanzo è per me stato quasi noioso fino oltre la metà, per poi riprendersi un po', ma purtroppo senza risultare pienamente convincente. Peccato. Avrei tanto voluto che mi piacesse da morire.
So che però a tante è piaciuto molto, complice lo stile ineccepibile dell'autrice, tra le migliori del panorama letterario italiano di genere. Vi chiedo perciò di dare comunque una possibilità a questo romanzo, tenendo presente che posso aver sbagliato io a dare troppo rilievo a certi aspetti e sottovalutandone altri.
Fatemi sapere cosa vi è piaciuto e cosa no. Sarò felice di confrontarmi.
Buona lettura.
Cri
















3 commenti:

  1. Forse certi post non sono pubblicati nella giusta sede!Non credete anche voi che siano piuttosto inopportuni?Grazie

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  2. Ho atteso con ansia il nuovo lavoro di Virginia Dellamore, l'ho letto appena è uscito e devo dire sinceramente che mi è piaciuto molto;non ho riscontrato le difficoltà di cui hai parlato, Rosalyn mi è parsa una donna forte, che le vicissitudini della vita non sono riuscite a piegare. Le descrizioni fanno da cornice allo stile pulito ed elegante dell'autrice e ti dirò che io spero di poter leggere presto un nuovo romanzo di Virginia. Grazie per il lavoro che fate e a presto. Claudia

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    Risposte
    1. Sono contenta che a te sia piaciuto molto. E sono d’accordo che i libri di Virginia Dellamore sono sempre un bel viaggio nel tempo.

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