mercoledì 20 novembre 2019

Il segreto della fotografa francese di Natasha Lester, recensione.

Ciao a tutti!
Oggi vi parlo di Il segreto della fotografa francese di Natasha Lester, un romanzo inaspettato, della storia vera di una fotoreporter che sfida il mondo maschilista degli anni ’40 per andare in guerra e documentare quello che accade. Jessica May è un ex modella di Vogue ma in Italia e in Francia lotterà per mostrare alle sue lettrici le atrocità che si compiono in Europa. Ma cosa le accadrà al termine della guerra? Venite a scoprirlo




Titolo: Il segreto della fotografa francese

Autore: Natasha Lester

Editore: Newton Compton

Data: 12 novembre 2019

Genere: Fiction storica

Categoria: Women’s Fiction

Narrazione: terza persona

Finale: Autoconclusivo








Il romanzo segue due linee temporali: la prima, quella di Jessica May e la seconda di D’Arcy Hallworth. Intercalata alla narrazione degli anni Quaranta ce n’è una di ambientazione attuale, ben inserita e che aiuta a comprendere i dettagli della storia.
Jessica May è una famosa modella di Vogue che a causa del comportamento scorretto del suo amante non può più prestare il suo volto alle copertine perché una sua foto è stata utilizzata per pubblicizzare degli assorbenti. Già da questa premessa dobbiamo porci nella mentalità degli anni ’40 dove molti aspetti del femminile erano tabù ed essere associata agli assorbenti fa terra bruciata attorno a Jess. Ma l’impossibilità di lavorare come modella le permette di perseguire un obiettivo che aveva sempre sognato: diventare una fotoreporter. Jess riuscirà a partire per l’Europa e inviare le sue foto e i suoi articoli alle lettrici di Vogue. Fin dall’inizio si scontra con il maschilismo che impedisce sì alle reporter di andare nelle zone calde, ma che la catapulta per errore nel pieno della battaglia di Montecassino. Lì, mentre si ripara nel fango di una trincea, verrà trattata come un soldato, come uno dei suoi uomini dal capitano Dan Hallworth, l’unico a non far differenza tra infermiere, report e soldati. Quelli che seguono il suo battaglione sono i suoi “uomini” e lui se ne prenderà cura. Negli anni terribili che seguiranno Jess cercherà di documentare tutti gli orrori della guerra e il male supremo dei campi di concentramento. Stringerà anche bellissime amicizie come quella con l’altra reporter partita con lei, Martha Gellhorn, e con lo stesso Dan. Si farà anche tremendi nemici come Warren Stone che non riesce a sopportare l’esistenza delle reporter femmine. Quando alla fine la guerra terminerà niente sarà più come prima nell’animo di chi l’ha vissuta, ma si pretenderà che tutto torni come se la guerra non ci fosse mai stata.
Nel 2004 D’Arcy Hallworth arriva dall’Australia per seguire il trasporto delle fotografie di una misteriosa fotografa che vive in un bellissimo castello in Francia, vicino a Reims. D’Arcy ammira il lavoro della fotografa che non riesce a incontrare perché il suo giovane e affascinante agente Josh la protegge da tutti, finché la fotografa non la autorizza ad aprire delle scatole contenenti le foto di guerra, alcune così famose da essere note a tutti. La misteriosa fotografa chiederà a Jess di poterla ritrarre e attraverso le fotografie D’Arcy scoprirà non solo il suo passato ma anche il suo futuro.



Il romanzo di Natasha Lester mi ha colta di sorpresa. Era da molto tempo che non leggevo una storia così struggente e vera. Perché la trama si ispira alla storia di Lee Miller una famosa fotoreporter degli anni Quaranta che come molte donne prima e dopo di lei è stata dimenticata dal mondo culturale maschile. Il romanzo è un tributo alle donne che hanno lottato perché noi adesso potessimo parlare di ogni argomento e svolgere ogni lavoro. 

«Proviamo», rispose Jess, «Se falliremo, lo faremo clamorosamente».

Durante la lettura del romanzo ci si arrabbia molto, si piange e ci si emoziona. Ci si arrabbia perché ancora oggi non si conosce la tragedia degli stupri delle ragazzine tedesche a opera dell’esercito americano o di come le donne francesi siano state violentate prima dai soldati tedeschi e poi dagli americani/inglesi. Si piange perché chi ha visto i campi di concentramento non ha potuto più vivere come più prima e ora c’è chi ne mette in dubbio l’esistenza. Ci si emoziona per la bellissima storia d’amore che nasce anche in mezzo a tanto dolore, perché l’amicizia e l’amore possono resistere anche alla crudeltà.

«Non guardo certe cose, Jess. Da quel giorno nella trincea in Italia sei diventata una di noi […] sei uno dei miei uomini. Eri», si corresse con un sorriso. «Adesso non lo so che cavolo sei».

È un romanzo incalzante che alterna il passato al moderno e la vita dell’esuberante D’Arcy è il perfetto contraltare a quella tormentata di Jess. Se Jess ha la libertà di amare, ma non di muoversi nel mondo, D’Arcy può andare ovunque ma il suo cuore è prigioniero della paura. 

«È quello che facciamo adesso: guardiamo la foto di una tragedia su un giornale e diciamo: 
“Che tragedia”, ma poi voltiamo pagina, senza pietà.»

Nonostante sia inserito tra i romance, perché ci sono due stupende storie d’amore, questo romanzo non lo è. Si tratta di una narrativa ben scritta, ben tradotta, con serissima documentazione storica alle spalle e nello stesso tempo è un romanzo di intrattenimento. 
La conclusione forse è un po’ troppo ingarbugliata per lo sforzo dell’autrice di far combaciare tutti i pezzi del puzzle. Il finale invece è inevitabilmente malinconico e pieno di riflessioni su quanto è accaduto e quanto accade, ma pervaso di speranza e di luce, come erano le foto di Jessica May.
Credo sia uno dei romanzi più belli che ho letto nel 2019 per le numerose corde emotive che riesce a toccare e per il ritmo incalzante come pochi.
Penso dovreste leggerlo se vi piacciono le ambientazioni storiche moderne e le storie di solidarietà femminile e di amori travagliati.

A presto,
Claudia











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