Salve crazy,
oggi vi parlo del romanzo storico di Emiliana De Vico, La
dama e il Leopardo, in vendita dal 31 marzo, pubblicato da Harper Collins
Italia. Un libro tutto italiano, che ci regala atmosfere di
corte, e ci aiuta a comprendere bene come si viveva in un epoca così lontana
dal contesto attuale in cui viviamo, per me è stata davvero una bellissima
esperienza immergermi in questo mondo di dame e cavalieri, di antiche usanze
tradizioni, se anche voi avete voglia di viaggiare nel tempo, allora dovete
proprio leggere la mia recensione, per farvi un’idea migliore.
Titolo: La dama e il Leopardo Autore: Emiliana De Vico Serie: non fa parte di una serie Editore: Harper Collins Italia(eLit) Data: 31 marzo 2017 Genere: History Romance Categoria: odio/amore, matrimonio di convenienza Narrazione: terza persona, pov alternati Finale: No cliffhanger Coppia: Nicoletta Piccolomini Todeschini, dama con un carattere indomito; Joan Barrat, barone catalano della corte di re Ferrante I. |
La Rocca, 1474 - Nicoletta Piccolomini Todeschini sa che
le sue origini sono avvolte nel mistero, ma conosce anche le dicerie che le
servette sussurravano su di lei, per questo ha sempre sognato che il destino la
portasse a Napoli, alla corte di re Ferrante. Il suo padre adottivo ha invece
scelto altro per lei, un marito catalano e una fortezza arroccata su un monte,
lontano da tutto e da tutti. E benché il rigido insegnamento cortese l'abbia
preparata a essere una figlia e una moglie consenziente, in qualunque
circostanza, il futuro che ha davanti agli occhi è inaccettabile: lei non ha
alcuna intenzione di diventare la signora dei falchi, tantomeno di sposare un
leopardo spagnolo. L'unica soluzione potrebbe essere la fuga...
Premetto che, pur
avendone letto qualcuno in precedenza, non sono un esperta di storici
ambientati in Italia, ma questo libro mi ha colpito da subito, a partire dal
suo titolo: “La dama e il Leopardo” mi porta ad immaginare un quadro del rinascimento, e infatti l'anno della
ricostruzione storica del romanzo, è il 1474, periodo in cui c'era in Italia la
dominazione Aragonese, e anche se relativamente era un momento storico
tranquillo bisognava comunque rinforzare i confini territoriali. E così che
arriviamo al motivo per cui i nostri due protagonisti sono costretti, per
ordine del re Ferrante I, a sposarsi per poi andare ad abitare alla Rocca, un
castello situato in un punto alto rispetto al mare, quindi un luogo ideale per
l'avvistamento dei nemici.
È davvero emozionante immergersi in un epoca diversa da quella in cui si vive, per me lo è sempre stato sin da quando ero piccolina; scusate l'aneddoto strettamente personale, ma quando ho letto il prologo del romanzo, i miei occhi si sono letteralmente illuminati alla lettura dell'ambientazione: Castello Piccolomini- Celano; non sapete quante volte durante le mie vacanze estive con mia nonna in Abruzzo, ho sognato che lì, in quel castello bellissimo e maestoso vivesse una principessa o in questo caso una dama, la immaginavo seduta sulle panche di pietra di fronte alla finestra ad aspettare il suo principe azzurro ... ops, scusate Leopardo. Si avete capito bene, leopardo, no non è un animale ma è proprio questo il primo appellativo che Nicoletta Piccolomini da al cavaliere catalano Joan Barrat; sarà sicuramente dovuto alla sua carnagione dorata, alle lunghe ciglia, ma soprattutto alla sua figura forte e prepotente che incuriosisce, e allo stesso tempo infastidisce la nostra dama.
È davvero emozionante immergersi in un epoca diversa da quella in cui si vive, per me lo è sempre stato sin da quando ero piccolina; scusate l'aneddoto strettamente personale, ma quando ho letto il prologo del romanzo, i miei occhi si sono letteralmente illuminati alla lettura dell'ambientazione: Castello Piccolomini- Celano; non sapete quante volte durante le mie vacanze estive con mia nonna in Abruzzo, ho sognato che lì, in quel castello bellissimo e maestoso vivesse una principessa o in questo caso una dama, la immaginavo seduta sulle panche di pietra di fronte alla finestra ad aspettare il suo principe azzurro ... ops, scusate Leopardo. Si avete capito bene, leopardo, no non è un animale ma è proprio questo il primo appellativo che Nicoletta Piccolomini da al cavaliere catalano Joan Barrat; sarà sicuramente dovuto alla sua carnagione dorata, alle lunghe ciglia, ma soprattutto alla sua figura forte e prepotente che incuriosisce, e allo stesso tempo infastidisce la nostra dama.
Non c'è da
meravigliarsi che tra i due non scorra subito buon sangue, uno dei motivi è
sicuramente la lingua velenosa e impertinente di Nicoletta, ma la repulsione di
quest'ultima, nei confronti della dimora in cui andranno a vivere, prevarica
tutto il resto. Ebbene sì, la dama ha il terrore di vivere in mezzo al nulla
circondata solo da rocce, e su questo l'autrice è stata fin troppo chiara nel
sottolinearlo nei battibecchi tra i due futuri sposini e a ripeterlo più volte
per qualche capitilo.
La nostra
protagonista ha un sogno che sembra essere sempre più irraggiungibile, dati gli
ultimi eventi, ed è quello di entrare a far parte della corte del re a Napoli,
il vero motivo non può essere svelato, ma di sicuro fa apparire Nicoletta, a
noi lettori e anche agli occhi di Joan,
una fanciulla, frivola, testarda, e si lasciatemelo dire, anche un po'
vittimista, dato le sue continue lamentele.
Ma il Leopardo è
fermo nelle sue idee e soprattutto nei suoi progetti, e nonostante i suoi modi
autoritari e dispotici piano piano riesce ad abbattere ad uno ad uno, tutti i
preconcetti che la sua baronessa si era imposta. Certo qualche aiutino esterno
ci vuole sempre e un po' di gelosia non guasta mai per rendersi conto dei
sentimenti che si iniziano a provare nei confronti della persona che abbiamo
accanto. Fatto sta che sia la storia di
Joan e Nicoletta, così come il romanzo,
non avrebbero avuto lo stesso valore, senza il mio personaggio
preferito: la balia di Nicoletta, Rossella, mi sono affezionata a lei sin dalle
prime righe, per il suo modo di fare, le sue battute piene di sarcasmo e
saggezza, e soprattutto per la sua piccola mania di trovare foglie, legnetti e
amuleti da inserire nel sacchetto portafortuna di Nicoletta; un talismano
davvero speciale per la nostra dama, da cui apprende la forza necessaria per
affrontare le difficoltà che la vita le pone davanti.
Vi giuro che sto
pensando anche io di crearmi un sacchetto portafortuna tutto per me, anche
perché ho scoperto un sacco di cose sulle erbe e le piante citate nel libro,
infatti, ho trovato davvero carina l’idea della De Vico di intitolare ogni
capitolo con la spiegazione e la funzione di ogni erba soporifera, contenuta
nel talismano di Nicoletta.
Penso che si sia
capito che il libro mi è piaciuto molto, la cura dei dettagli storici, anche
nei modi di vivere dei nostri antenati, raccontano che l’autrice ha fatto molte
ricerche per arricchire la sua opera, e non c’è stato un solo momento in cui ho
pensato che fossero particolari inutili, perché erano sempre ben inseriti nella
vicenda principale. Anche il linguaggio utilizzato l’ho trovato ricco, aulico e
soprattutto corretto per l’epoca e lo stile di Emiliana De Vico non è risultato
pedante o noioso. Tuttavia non mi sono emozionata come avrei voluto, se per i
primi capitoli l’attrazione sia fisica che mentale tra i due era davvero
palpabile, nel punto centrale e fondamentale, a mio avviso, per la storia
d’amore dei protagonisti, questa attrazione si è persa un po’ per strada e non
perché avrei voluto dei dettagli più spinti o erotici, anzi, la descrizione era
davvero perfetta e non volgare, ma ho trovato tutto un po’ freddo rispetto alla
passionalità di Nicoletta e Joan. Non vi preoccupate però, perché il finale ci
regala qualche scintilla e ho amato molto il cambiamento e il coraggio di
Nicoletta nell’imporsi al suo Leopardo.
Quindi vi prego,
vi prego, vi prego, se amate il genere historical, leggete questo romanzo prima
di tutto perché ne vale davvero la pena, secondo perchè è sempre bello scoprire
nuove scrittrici italiane che ci fanno conoscere tante cose belle sulla nostra
cultura e terzo perché sono davvero curiosa di sapere cosa ne pensate e non lo
scrivo tanto per concludere, ma ci tengo davvero.
Con la speranza
di leggere i vostri commenti
vi saluto, Antonella
Ringrazio Antonella per aver trovato il tempo di leggere e recensire il mio romanzo. E sì, Celano è una perla. Per quanto riguarda il punto centrale, dove la tensione si allenta, mannaggia! Vi ringrazio ancora e condivido subito il vostro pensiero.
RispondiEliminaCondivido il parere di Antonella riguardo la lentezza nella parte centrale del libro per non trovandolo mai noioso come invece capita in altri libri..
RispondiEliminaCredo che talvolta serva leggere una storia romantica per riempire il cuore di sentimenti positivi ed ho apprezzato il pudore della scrittura ma nello stesso tempo la passionalità e animosità della dama ed il suo leopardo. Complimenti ad Emiliana.