mercoledì 5 aprile 2017

La dama e il Leopardo di Emiliana De Vico, recensione.

Salve crazy,
oggi vi parlo del romanzo storico di Emiliana De Vico, La dama e il Leopardo, in vendita dal 31 marzo, pubblicato da Harper Collins Italia. Un libro tutto italiano, che ci regala atmosfere di corte, e ci aiuta a comprendere bene come si viveva in un epoca così lontana dal contesto attuale in cui viviamo, per me è stata davvero una bellissima esperienza immergermi in questo mondo di dame e cavalieri, di antiche usanze tradizioni, se anche voi avete voglia di viaggiare nel tempo, allora dovete proprio leggere la mia recensione, per farvi un’idea migliore.
La dama e il Leopardo Titolo: La dama e il Leopardo
Autore:
Emiliana De Vico
Serie:  non fa parte di una serie
Editore:
Harper Collins Italia(eLit)
Data: 31 marzo 2017
Genere: History Romance
Categoria: odio/amore, matrimonio di convenienza
Narrazione: terza persona, pov alternati
Finale: No cliffhanger
Coppia: Nicoletta Piccolomini Todeschini, dama con un carattere indomitoJoan Barrat, barone catalano della corte di re Ferrante I.


La Rocca, 1474 - Nicoletta Piccolomini Todeschini sa che le sue origini sono avvolte nel mistero, ma conosce anche le dicerie che le servette sussurravano su di lei, per questo ha sempre sognato che il destino la portasse a Napoli, alla corte di re Ferrante. Il suo padre adottivo ha invece scelto altro per lei, un marito catalano e una fortezza arroccata su un monte, lontano da tutto e da tutti. E benché il rigido insegnamento cortese l'abbia preparata a essere una figlia e una moglie consenziente, in qualunque circostanza, il futuro che ha davanti agli occhi è inaccettabile: lei non ha alcuna intenzione di diventare la signora dei falchi, tantomeno di sposare un leopardo spagnolo. L'unica soluzione potrebbe essere la fuga...



Premetto che, pur avendone letto qualcuno in precedenza, non sono un esperta di storici ambientati in Italia, ma questo libro mi ha colpito da subito, a partire dal suo titolo: “La dama e il Leopardo” mi porta ad immaginare un quadro del rinascimento, e infatti l'anno della ricostruzione storica del romanzo, è il 1474, periodo in cui c'era in Italia la dominazione Aragonese, e anche se relativamente era un momento storico tranquillo bisognava comunque rinforzare i confini territoriali. E così che arriviamo al motivo per cui i nostri due protagonisti sono costretti, per ordine del re Ferrante I, a sposarsi per poi andare ad abitare alla Rocca, un castello situato in un punto alto rispetto al mare, quindi un luogo ideale per l'avvistamento dei nemici.
È davvero emozionante immergersi in un epoca diversa da quella in cui si vive, per me lo è sempre stato sin da quando ero piccolina; scusate l'aneddoto strettamente personale, ma quando ho letto il prologo del romanzo, i miei occhi si sono letteralmente illuminati alla lettura dell'ambientazione: Castello Piccolomini- Celano; non sapete quante volte durante le mie vacanze estive con mia nonna in Abruzzo, ho sognato che lì, in quel castello bellissimo e maestoso vivesse una principessa o in questo caso una dama, la immaginavo seduta sulle panche di pietra di fronte alla finestra ad aspettare il suo principe azzurro ... ops, scusate Leopardo. Si avete capito bene, leopardo, no non è un animale ma è proprio questo il primo appellativo che Nicoletta Piccolomini da al cavaliere catalano Joan Barrat; sarà sicuramente dovuto alla sua carnagione dorata, alle lunghe ciglia, ma soprattutto alla sua figura forte e prepotente che incuriosisce, e allo stesso tempo infastidisce la nostra dama.
Non c'è da meravigliarsi che tra i due non scorra subito buon sangue, uno dei motivi è sicuramente la lingua velenosa e impertinente di Nicoletta, ma la repulsione di quest'ultima, nei confronti della dimora in cui andranno a vivere, prevarica tutto il resto. Ebbene sì, la dama ha il terrore di vivere in mezzo al nulla circondata solo da rocce, e su questo l'autrice è stata fin troppo chiara nel sottolinearlo nei battibecchi tra i due futuri sposini e a ripeterlo più volte per qualche capitilo.
La nostra protagonista ha un sogno che sembra essere sempre più irraggiungibile, dati gli ultimi eventi, ed è quello di entrare a far parte della corte del re a Napoli, il vero motivo non può essere svelato, ma di sicuro fa apparire Nicoletta, a noi lettori e anche agli occhi di Joan, una fanciulla, frivola, testarda, e si lasciatemelo dire, anche un po' vittimista, dato le sue continue lamentele.
Ma il Leopardo è fermo nelle sue idee e soprattutto nei suoi progetti, e nonostante i suoi modi autoritari e dispotici piano piano riesce ad abbattere ad uno ad uno, tutti i preconcetti che la sua baronessa si era imposta. Certo qualche aiutino esterno ci vuole sempre e un po' di gelosia non guasta mai per rendersi conto dei sentimenti che si iniziano a provare nei confronti della persona che abbiamo accanto.  Fatto sta che sia la storia di Joan e Nicoletta, così come il romanzo,  non avrebbero avuto lo stesso valore, senza il mio personaggio preferito: la balia di Nicoletta, Rossella, mi sono affezionata a lei sin dalle prime righe, per il suo modo di fare, le sue battute piene di sarcasmo e saggezza, e soprattutto per la sua piccola mania di trovare foglie, legnetti e amuleti da inserire nel sacchetto portafortuna di Nicoletta; un talismano davvero speciale per la nostra dama, da cui apprende la forza necessaria per affrontare le difficoltà che la vita le pone davanti.
Vi giuro che sto pensando anche io di crearmi un sacchetto portafortuna tutto per me, anche perché ho scoperto un sacco di cose sulle erbe e le piante citate nel libro, infatti, ho trovato davvero carina l’idea della De Vico di intitolare ogni capitolo con la spiegazione e la funzione di ogni erba soporifera, contenuta nel talismano di Nicoletta.
Penso che si sia capito che il libro mi è piaciuto molto, la cura dei dettagli storici, anche nei modi di vivere dei nostri antenati, raccontano che l’autrice ha fatto molte ricerche per arricchire la sua opera, e non c’è stato un solo momento in cui ho pensato che fossero particolari inutili, perché erano sempre ben inseriti nella vicenda principale. Anche il linguaggio utilizzato l’ho trovato ricco, aulico e soprattutto corretto per l’epoca e lo stile di Emiliana De Vico non è risultato pedante o noioso. Tuttavia non mi sono emozionata come avrei voluto, se per i primi capitoli l’attrazione sia fisica che mentale tra i due era davvero palpabile, nel punto centrale e fondamentale, a mio avviso, per la storia d’amore dei protagonisti, questa attrazione si è persa un po’ per strada e non perché avrei voluto dei dettagli più spinti o erotici, anzi, la descrizione era davvero perfetta e non volgare, ma ho trovato tutto un po’ freddo rispetto alla passionalità di Nicoletta e Joan. Non vi preoccupate però, perché il finale ci regala qualche scintilla e ho amato molto il cambiamento e il coraggio di Nicoletta nell’imporsi al suo Leopardo.
Quindi vi prego, vi prego, vi prego, se amate il genere historical, leggete questo romanzo prima di tutto perché ne vale davvero la pena, secondo perchè è sempre bello scoprire nuove scrittrici italiane che ci fanno conoscere tante cose belle sulla nostra cultura e terzo perché sono davvero curiosa di sapere cosa ne pensate e non lo scrivo tanto per concludere, ma ci tengo davvero.

Con la speranza di leggere i vostri commenti
vi saluto, Antonella













2 commenti:

  1. Ringrazio Antonella per aver trovato il tempo di leggere e recensire il mio romanzo. E sì, Celano è una perla. Per quanto riguarda il punto centrale, dove la tensione si allenta, mannaggia! Vi ringrazio ancora e condivido subito il vostro pensiero.

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  2. Condivido il parere di Antonella riguardo la lentezza nella parte centrale del libro per non trovandolo mai noioso come invece capita in altri libri..
    Credo che talvolta serva leggere una storia romantica per riempire il cuore di sentimenti positivi ed ho apprezzato il pudore della scrittura ma nello stesso tempo la passionalità e animosità della dama ed il suo leopardo. Complimenti ad Emiliana.

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