Nove episodi per raccontare un mondo, il nostro mondo. Paolo Sorrentino con The New Pope riesce nell’impresa di creare una seconda stagione ancora più attuale della prima The Young Pope. La sensualità presente in entrambe le stagioni, si fa più marcata nella seconda, ma è solo uno strumento per attirare l’attenzione sui veri temi che affronta l’umanità intera. Non c’è giudizio in quello che compiono gli uomini per raggiungere i propri fini. C’è soprattutto compassione e, allo stesso tempo, condanna e perdono. Non stiamo parlando di religione, ma di umanità.
Serie Tv
Nazionalità: Italia
Produzione: Sky Italia, The
Apartment e Wildside
Uscita: Sky
Regia: Paolo Sorrentino
Interpreti: John Malkovich,
Silvio Orlando, Jude Low
I protagonisti di questa seconda
stagione sono tre: John Malkovich, vescovo dal passato non troppo
limpido che si ritrova ad accettare la nomina di Papa col nome di Giovanni
Paolo III, ma il suo destino è segnato da un passato troppo legato alla
famiglia e alla sua voglia di riscatto. Poi c’è il Cardinale Voiello,
interpretato da uno splendido Silvio Orlando (unica nota negativa: il
doppiaggio italiano, non sempre limpidissimo), segretario di Stato da
trent’anni che conosce tutti i segreti del Vaticano e che sa anche come muovere
i fili in maniera occulta. E alla fine c’è lui, Jude Low, con il suo Papa
Pio XIII, diviso tra essere considerato una divinità e la fragilità principale
dell’uomo: l’insicurezza. Seppure ritorni solo nelle ultime puntate, la sua
figura è sempre presente nella serie, un’ombra costante sul destino del
mondo.
Alla fine, però, si arriva alla
resa dei conti: il Vaticano è troppo piccolo per due Papi. Un attacco
terroristico a Ventotene porterà Pio XIII e Giovanni
Paolo III a confrontarsi e a prendere decisioni da cui può dipendere il destino
della Chiesa e non solo.
Molti i temi che vengono
affrontati in questa seconda stagione e molti di questi sono oggi attualissimi,
come il rapporto con il sesso, la volgarità, la corruzione, la
dipendenza. Ma quello che emerge in
maniera esemplare è la contraddizione: ogni azione negativa ne fa nascere
una positiva ancora più potente.
È nelle parole di Voiello/Silvio
Orlando che si ritrova l’essenza del film. Quando lui officia il funerale del
ragazzo disabile che accudiva segretamente: «Girolamo è il mondo che soffre,
Girolamo è il mondo che ama e ringrazio Dio di avermi dato la straordinaria
opportunità di essere il suo migliore amico». E ancora: «Girolamo è tutto
quello che noi non siamo. Ed è per questo che siamo qui riuniti oggi, per
celebrarlo. Perché noi non siamo come lui e perché vorremmo essere come lui,
che è il motivo per cui lo contempliamo e lo adoriamo, e perché Girolamo sa
volere bene e sa anche essere un amico vero».
Malkovich e Low, con le loro
interpretazioni stranianti e così reali, danno alla serie un tocco surreale
tipico del regista Sorrentino. Tra le proposte migliori della serie ci sono
anche le immancabili sigle iniziali: quasi tutte diverse e sempre in
tema con ogni puntata, ognuna delle quali ha un carico di innovazione e ipnosi
quasi irresistibile. Inoltre, da non perdere il cameo di altre star del cinema
che interpretano loro stesse, con garbo e ironia: Sharon Stone e Marilyn
Manson.
Nelle mani di un altro regista tutto questo materiale avrebbe creato
un’accozzaglia di temi al limite della banalità o del kitsch, ma sotto la
direzione di Sorrentino tutto questo diventa un capolavoro che usa il mezzo
televisivo per realizzare un vero prodotto cinematografico.
Manuel Sgarella
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