Ciao crazy,
ecco oggi per voi una piccola sorpresa. Giorni fa la nostra amata Colleen Hoover è tornata a farci sognare con un piccolo e delizioso estratto extra da L'incastro imperfetto. Stiamo parlando di Tate e Miles, una delle nostre coppie preferite di sempre. Questo extra prende le mosse
prima della fine del romanzo, vi consigliamo di leggerlo solo se avete già letto il libro. Quindi bando alle ciance e godetevi questo squarcio di vita coniugale
di casa Archer.. Buona lettura!
Posso sentire il mio telefono squillare, ma c'è solo una piccola parte
di me che si preoccupa abbastanza per rispondere. La parte che sa che potrebbe
essere Miles. Lui è l'unica cosa che mi potrebbe impedire di pregare di morire
a questo punto.
Il mio turno è finito alle sette di ieri mattina, ma la malattia che ho
preso nel frattempo è viva e vegeta. Ho avuto la febbre a 38.9 da quando sono
tornata a casa ieri e niente che ho fatto ha aiutato. Sono arrivata al punto in
cui non riuscivo nemmeno ad arrivare al frigorifero senza fare tre pause. Ho
rinunciato questa mattina e ho deciso di lasciare che questo influenza mi
uccida.
Finora non sono morta, e il mio telefono sta ancora squillando,
ricordandomi della piccola parte di me che riesce a farmi sorridere nel bel
mezzo dell'inferno. Mio marito. L'uomo che non vedevo da dodici giorni, grazie
ai nostri turni che non combaciavano questo mese.
Trovo il mio cellulare con la punta delle dita. È a più di due metri di
distanza da me, quindi lo tiro un centimetro più vicino e scorro il dito sullo
schermo. Cerco di ricordare dov’è l'icona dell'altoparlante e tocco lo schermo
del telefono.
"Pronto?" La mia voce è così debole che mi domando se sia
solo nella mia testa.
Ma poi la sua voce familiare mi trasporta sul letto e incontra le mie
orecchie quando dice: "Tate?" È la prima volta che ho anche pensato
di sorridere dopo che l'influenza mi ha colpito.
"Qui," sussurro.
"Sei così silenziosa".
Considero di rispondergli, ma non era una domanda. Ho solo abbastanza
forza per rispondere alle domande.
"Piccola?" sembra preoccupato.
Sollevo la testa in modo che la mia voce patetica raggiunga il
telefono. "Sto male." Resto concisa e dolce, così capirà.
"Influenza." Prendo un respiro e la testa torna sul cuscino.
"Oh, no," dice, sinceramente comprensivo. Sospira nel
telefono e non deve tradurre quel sospiro per me. So che è frustrato che non
possa fare niente per me. È nel Maine o in Florida o da qualche parte lontano negli
Stati Uniti, quindi non c'è niente che possa fare.
Ma la sua telefonata è abbastanza, onestamente. Mi fa sentire così bene
ascoltare la sua voce. Siamo sposati da più di un anno adesso. 455 giorni per
essere esatti. E grazie ai nostri orari, abbiamo trascorso meno di 100 di quei
giorni insieme. E questo è il motivo per cui la mia testa vacilla ancora quando
entro attraverso la porta del nostro appartamento. E quando lui mi chiama. E
quando lui mi sorride. E ogni volta che penso a lui.
"C'è qualcosa che posso fare?"
Voglio dire: "Sì. Dirotta un aereo e vola a casa e striscia nel
letto insieme a me ".
Ma invece sussurro, "No. Ho solo bisogno di riposare. "
Sospira ancora e dice: "Non voglio tenerti al telefono. Sembri
così stanca. Sto per decollare e volevo solo sentire la tua voce. Ti amo."
"Anche io" è tutto ciò che riesco a dire in cambio. Posso
sentire il telefono chiudersi e cerco di ritornare nuovamente a dormire.
*****
"Tate".
Sento un panno freddo contro la fronte. E poi un liquido contro le mie
labbra.
"Giovane donna, è meglio che bevi. Quel ragazzo mi ha fatto
promettere di non lasciarti finché non avrai bevuto due bicchieri d'acqua.
"
Cap.
Apro gli occhi e lui è seduto accanto a me sul letto, inclinandomi la
testa per avvicinarmi un bicchiere pieno di acqua ghiacciata. Credo di
sorridere, sollevata di vederlo, e poi prendo un sorso. Cerco di restare giù ma
lui mi costringe a sedermi. "Prova a berlo tutto. Non puoi farti
disidratare durante il mio turno di guardia. "
Prendo la tazza da lui con le mani che tremano.
Si alza, e questo richiede molto sforzo per lui. Arranca in giro per la
stanza, grugnendo mentre si piega per raccogliere vari oggetti di
abbigliamento.
Capi di abbigliamento.
Merda. Sto ancora indossando i vestiti?
Guardo giù e per fortuna non ero così ammalata da non indossare una
delle t-shirt di Miles. Finisco il bicchiere d'acqua e lo poso sul comodino.
"Grazie", tiro fuori.
Cap annuisce mentre getta tutti i miei vestiti sporchi nella cesta.
"Oggi hai mangiato qualcosa?"
Scuoto la testa. "Morire di fame con la febbre aumenta il
raffreddore". Mi rimetto sul mio cuscino e rotolo. Tolgo le coperte sopra
la mia testa e prego di uscire dalla mia miseria.
"Andiamo, Tate. Sei un'infermiera. Sai che è solo una storia di
vecchie mogli. "Cap lascia la stanza solo per tornare qualche minuto dopo.
"Ho trovato alcuni cracker e frutta. Cerca di dare un po’ di
morsi. "Gli sento sollevare il vassoio sul comodino.
"Lo farò dopo. Lo prometto."
Si avvia e poi dice: "Va bene, allora. Tornerò più tardi e ti
controllerò. Il ragazzo mi ha detto di dirti che ti chiamerà più tardi stasera.
"
"Grazie," mormoro.
Cap se ne va ed io non mangio il cibo che ha portato. Torno a dormire.
**
"Tate".
Ancora una volta un freddo panno è premuto contro la mia fronte.
Ma questa volta sembra diverso. Una mano sta accarezzando i miei
capelli. Gentile e rilassante e, "Miles?"
Un pollice scorre sulle mie labbra. "Sono qui. Bevi", dice.
Scivola la mano dietro il mio collo e mi solleva verso un bicchiere. Quando ho
finito di sorseggiare apro gli occhi, proprio mentre Miles mi abbassa
dolcemente la testa sul cuscino. I suoi occhi azzurri sono pieni di
preoccupazione, ma le sue labbra si tendono in un sorriso quando ci guardiamo
negli occhi. Miracolosamente sorrido anche io.
Non lo chiedo nemmeno perché sia qui o come o per quanto tempo. Mi
sporgo fino a dove la sua mano mi accarezza la guancia e la prendo e la spremo.
Scorre il panno freddo sul mio viso e poi lo mette sul comodino. Si
alza e inizia a sbottonarsi l’uniforme. Stanca come sono, i miei occhi assorbono
ogni momento-- rifiutandosi di chiudersi. Mi domando se lui sia reale. So che
la febbre può causare allucinazioni.
Si toglie la camicia e poi toglie la cintura, lasciando cadere i
pantaloni sul pavimento.
Quando i miei occhi tornano di nuovo al suo viso, posso vedere la
stanchezza nella sua espressione.
"Hai già dormito?" Gli chiedo.
Mi fa un sorriso rassicurante mentre si abbassa sul letto accanto a me.
"Sto per farlo", sussurra, scivolando un braccio sotto il mio collo.
Si avvolge intorno a me e preme le sue labbra sulla mia guancia. "Torna a
dormire", sussurra. "Sono qui se hai bisogno di qualcosa".
Ogni muscolo del mio corpo è dolorante e sta urlando dalle ultime
ventiquattro ore, ma la sua presenza da sola miracolosamente li ha fatti tacere.
Abbastanza a lungo per poter sentire il primo momento di pace da quando questa
malattia mi ha colpito. Tutto quello che sento sono le braccia strette attorno
a me, la bocca che per poco tempo è contro la mia e il suo caldo respiro si muove
verso il mio orecchio quando sussurra, "Mi sei mancata".
Anche lui mi è mancato.
Mi manca sempre. Anche quando è con me.
MILES ARCHER
Piego l’ultimo carico della biancheria e la metto via. Vado in cucina,
mi fermo e le verso un bicchiere di succo d’arancia.
Non l’avevo mai sentita così malata, come quando l’ho chiamata quella
mattina. Ho trovato immediatamente un sostituto, chiamato Cap per controllarla
mentre tornavo a casa e preso il primo volo di ritorno per Cali. Da quando
conosco Tate, non l’ho mai vista così malata. E noi siamo sposati da più di
anno. 455 giorni per essere esatti.
Dubito che Tate o io avremmo mai tenuto il conto di quanti giorni siamo
sposati se non fosse per il regalo che Ian ci ha donato per il nostro
matrimonio. È un orologio solare che ha scolpito sopra il giorno del nostro
matrimonio. Tiene conto anche dei giorni, minuti e ore da quando abbiamo detto
“Lo voglio”. Lui mi ha raccontato che l’ha comprato per non farmi dimenticare
il giorno del nostro anniversario, ma il regalo non era necessario. È una data
che non avrò mai problemi a ricordare.
Chiudo la porta della nostra camera per tenere fuori la luce. È quasi
mezzanotte e anche se mi sono occupato di prepararle da mangiare qualche ora
fa, la sua febbre non si è abbassata molto. Questo significa che ha bisogno di
riposo. Do un’occhiata al letto e alle coperte che sono messe di lato, lei non
è più qui. Poggio il bicchiere di succo d’arancia sul comodino e raggiungo il
bagno. Quando apro la porta, lei è davanti al lavandino, lavando il suo viso con
un asciugamano bagnato. Lei indossa una delle mie vecchie magliette della band.
È ricoperta di buchi e l’avrei dovuta gettare tanto tempo fa, ma l’ho tenuta di
proposito. La fa sembrare sexy.
I nostri occhi si incontrano nello specchio quando le arrivo dietro di
lei, abbracciando il suo petto. Bacio la sua spalla. “Ti senti meglio?”
Lei geme e si guarda allo specchio:” Non peggio di quello che sembra”.
Provo a osservare quello che sta guardando, ma sono cieco, credo. Anche
con i capelli sporchi da due giorni e i denti non lavati da altrettanto, non
posso controllare l’interno dei miei boxer contrarsi e nascondere quello che lei mi fa quando
pensa di essere al suo peggio. Poso un bacio sulla sua fronte: “Vuoi che ti preparo
un bagno? Ti potrebbe far sentire meglio”.
Lei annuisce con un piccolo sorriso:
”Grazie”.
Finisce di lavarsi il viso e i denti mentre le preparo un bagno. Mi
assicuro che il bagno non sia troppo caldo e le preparo alcuni asciugamani
mentre lei si toglie la maglietta. Non indossa nessuna biancheria e non posso
distogliere i miei occhi mentre l’aiuto a entrare nella vasca.
Penso che questa è la prima volta che entro dalla porta senza che non
finiamo a letto insieme. O sul divano. O contro i mobili in cucina. O sul
tavolo. Nessuno di noi ha la pazienza di aspettare di posare la chiave quando
siamo da soli nella stanza. Specialmente quando abbiamo così poco tempo per
noi. Non lavoro più tante ore come facevo prima di incontrarla, ma sto lontano
da lei più di quello che vorrei. E in questo caso, più di quello di cui ho
bisogno. Amo il mio lavoro ma amo lei idi più, che è il motivo esatto per cui
ho cambiato i miei piani di oggi. Non voglio lasciarla sola quando è malata.
Lei poggia la testa sul bordo della vasca si lascia scivolare
nell’acqua con un sospiro: ”Dio, quanto è bello”, sospira, permettendo ai suoi
occhi di chiudersi.
Mi siedo all’estremità della vasca e raggiungo un asciugamano,
bagnandolo sotto il rubinetto “Hai bisogno di altro?”
Apre gli occhi e prende la salvietta bagnata: “Magari cambiare le
lenzuola al letto? mi chiede. “Voglio
quei germi fuori dal nostro appartamento. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno
è che ti ammali”.
Scuto la testa “No l’ultima cosa che voglio è che mia moglie si
preoccupi per me quando lei è malata”.
Trascorro i quindici minuti che lei passa nel bagno, rifacendo il
letto, facendole prendere le sue medicine e quindi forzarla a bere dell’acqua
fredda. Quando lei è pronta a uscire dal bagno, l’aiuto e la circondo con un
asciugamano. Appoggia il suo viso contro il mio petto e spinge il suo corpo
contro il mio.
“Non posso credere che tu sia a casa”, sussurra. Lei sposta il suo viso
fino a quando non riesco a guardare nei suoi occhi. Mi abbasso per baciarla ma
lei gira la testa, offrendomi la guancia. “Non voglio che ti ammali”
Afferro il suo viso e lo inclino verso il mio: “Qual è la cosa peggiore
che può accadere? Stare a casa con te mentre guarisco?” Lei sorride al pensiero e abbasso la mia
bocca su di lei. “Non ho mai voluto tanto i germi quando i tuoi in questo
momento”. Prendo le sue labbra tra le mie e la bacio dolcemente. Quando mi
stacco i suoi occhi sono ancora chiusi. Non so dire se è logorata dal bacio, ma
in ogni modo lei ha bisogno di riposo. La prendo in braccio e circondo le sue
ginocchia con le braccia e la alzo senza problemi: “Andiamo a letto”.
Lei si aggrappa alle mie braccia e appoggia il mio viso al petto quando
la trasporto a letto. La sue pelle è come il fuoco contro la mia. Quando la adagio
a letto, l’aria fredda incontra le parti di me dove era appoggiata lei,
sottolineando il contrasto tra le nostre due temperature.
Spengo la lampada e mi metto accanto a lei, coprendo entrambi con le
coperte. Posso sentirla rabbrividire e mi sento inerme. Oltre che abbracciarla,
che è quello che faccio, non c’è un’altra dannata cosa che posso fare per farla
sentire meglio. Inoltre, lei sa più di me quello che può fare per sentirsi
meglio. È lei quella esperta di medicina.
Le bacio la spalla e mi sistemo nel suo cuscino, posando la mia mano
sulla mia coscia. Ho avuto l’influenza prima e ricordo quanto dolore fa sentire
a ogni parte del corpo di una persona, anche alla pelle. Dubito che voglia che
la tocchi in questo momento, non importa quanto io voglia prendere il suo
dolore.
Come se lei potesse leggere i miei pensieri, lei si gira e mi afferra
la mano, abbracciandosi.
“Mi sento meglio quando mi tocchi”, sussurra.
Sorrido e strofino il mio viso contro i suoi capelli: “Sono lieto di
obbedire”, dico, posando la mia mano sul suo stomaco. Continuo a far scorrere
la mia mano su di lei, tenendo la mia mano confinata a suo stomaco, ai fianchi
e alle braccia. Anche se tutto quello che pensa la mia mente è dove potrebbe
andare. Questa è l’ultima cosa di cui ha bisogno adesso, così provo a pensare
ad altro e a tutto quello che non sia falla addormentare.
Spendo i prossimi minuti andando mentalmente a ripassare la mia routine
in volo così non dovrò indugiare in certi pensieri o a quello che sento nel
sentire la sua pelle sotto il mio tocco, ma questo non aiuta. Solo averla
accanto a me nel letto fa reagire fisicamente ogni parte di me, non è molto
comodo per lei avermi “a cucchiaio” in questo modo. Giuro, il mio corpo
reagisce come quello di un teenager nel pieno della pubertà quando mi avvicino
a lei, anche dopo essere sposati da un più di un anno. Almeno indosso ancora i
miei boxer. Inizio a staccarmi da lei per permetterle di dormire, ma afferra la
mia mano e dice: “Resta”.
Rido un po’, ma si avvicina ancora di più, rilevando che lei brama il
mio tocco tanto quando io il suo. “Ok, ma non mi assumo la responsabilità per
quello che mi fai”.
Quando mi spingo verso di lei, lei geme, facendomi sentire ancora
peggio.
Forzo me stesso a pensare ad altro, così che lei può addormentarsi.
Penso a tutto quello che odio. Voli in ritardo, cancellati, turbolenze, l’odore
rancido della colazione della prima classe a stomaco vuoto, il caffè bruciato
dell’aereo.
Ho le dita aperte contro il suo ventre, mentre faccio del mio meglio
per rispettare il fatto che è malata. La sua mano trova la mia e intreccia le
nostre dita. “Miles?” sussurra.
Le bacio un orecchio. “Che cosa ti serve?”
Lei mi trascina la mano un paio di centimetri più in basso. “Ho bisogno di
dormire,” dice, posizionandomi la mano pericolosamente vicino a dove sarebbe
stato l’orlo delle sue mutandine, se non fosse appena uscita dalla vasca. “E ho
bisogno di elettroliti,” aggiunge. Ritrae le dita dalle mie e poi la sua mano
si appoggia sul dorso della mia, facendola scivolare tra le sue gambe. “E di
te.”
Il calore contro la mia mano mi rende impossibile mantenere il sangue freddo.
Ondeggio i fianchi contro di lei, naturalmente, e poi stringo forte gli occhi,
con un debole gemito. “Tate, ora non faremo sesso. Hai bisogno di riposare…”
“Per favore,” sussurra, aprendo leggermente le gambe, permettendo alla mia mano
di racchiudere perfettamente la sommità delle sue cosce.
Sollevo la testa dal cuscino e mi sporgo su di lei, abbastanza da raggiungerle
la bocca. “Che ne dici di un compromesso?” Bisbiglio. “Tu chiudi gli occhi e
riposati…” Le bacio l’angolo della bocca. “E io mi prenderò cura di te.”
Annuisce con un altro gemito, aprendo leggermente gli occhi. “Però baciami.”
Quello posso farlo.
Mi piego in avanti e le premo le labbra contro le sue. Le temperature
contrastanti delle nostre bocche sono come se il ghiaccio fosse gettato sul
fuoco. Le sono ancora accoccolato dietro e le ci vuole troppo sforzo per
piegare la testa abbastanza da baciarmi completamente, così rotola sulla
schiena, schiudendo sia le labbra che le gambe per me.
Le infilo la lingua in bocca e incontro un dolce sospiro. Tutto di lei mi fa
impazzire, ma, il modo in cui sospira mentre la bacio, è una delle mie cose
preferite. Solleva i fianchi contro la mia mano e il le do il sollievo che
brama, scivolando un dito nel suo centro.
Un parte di me si sente in colpa per non spingerla a riposarsi, ma la maggior
parte di me è sollevata che lei ora abbia bisogno di questo, perché,
altrimenti, non avrei mai provato il lato meraviglioso della febbre. La mia
mano incontra il calore intenso del suo corpo e non assomiglia a niente abbia
mai provato prima. Chiudo gli occhi e premo la fronte al lato della sua testa,
immaginando che cosa proverei a fare l’amore con lei ora. A stendermi sopra di
lei e infilarmi tra il calore delle sue gambe, a spingere dove è ora la mia
mano.
Penso di aver bisbigliato la parola, “Maledizione,” senza accorgermi.
Tate apre gli occhi e mi guarda con le labbra lievemente schiuse. Inspira piccoli
sbuffi di aria e li rilascia a ritmo col mio movimento contro di lei. Mi guarda
con occhi socchiusi, mentre mi concentro intensamente sulla sua bocca,
aspettando il momento in cui crollerà intorno alle mie dita.
“Miles,” sussurra senza fiato. “Fai l’amore con me.”
Scuoto la testa, ma ci vuole ogni goccia di forza di volontà per non
accontentarla subito. “Domani,” sussurro, baciandole il mento, trascinando le
mie labbra sul suo collo. Le bacio la pelle rovente, finché non raggiungo il seno. Le appoggio la
testa sul petto e continuo a godere della sensazione di lei che si spinge sulla
mia mano.
Riesco a sentire il battito del cuore contro la mia guancia, che le batte
all’impazzata nel petto. Fa tutto tranne che rilassarsi. Inizia a infilare i
talloni nel materasso, mentre inarca la schiena. Le sue braccia vengono su di
me e mi stringe forte, avvicinandomi a sé.
Chiudo la bocca su un capezzolo, mentre lei comincia a lasciarsi andare. Io ci vado a nozze, assorbendo ogni
gemito, mentre tutto finisce troppo velocemente. Si nota quanto sia
esausta, nei suoi gemiti silenziosi e senza fiato e nei “Ti amo” sussurrati che
abbandonano le sue labbra. Aspetto che si rilassi e che venga sopraffatta dal
sonno, ma continua a spingere i talloni nel materasso, mentre mi tira la faccia
di nuovo verso di lei. La forza con cui mi bacia, mi dice tutto ciò che ho
bisogno di sapere.
Che non è stato
abbastanza.
Mi tira il braccio, perché vuole che le vada sopra. Non deve tirare con
troppa forza, perché scivolo sopra di lei con facilità. Avvolge le gambe
intorno a me e io mi perdo completamente nel calore della sua bocca, nei gemiti
che le sfuggono dalla gola e nelle mani che mi tolgono i boxers.
Quando mi guida dentro di lei, sono tormentato dalla colpa per il piacere che
sto ricevendo da lei con la febbre. Ma non ho mai provato niente come nel
momento in cui mi spingo lentamente dentro di lei, totalmente sopraffatto dal
calore che mi circonda.
“Tate.”
Quando dico il suo nome, è un “grazie” un “ti amo” e un “porca puttana”
chiusi in quell’unica singola parola.
Lo dico ancora
“Tate,”
e ancora
“Tate,”
e ancora
“Tate,”
mentre faccio l’amore
con
lei.
“Tate.”
Cattura il suo nome con la sua bocca contro la mia
e continuiamo a baciarci
mentre io, per qualche motivo, cado
sempre più in profondità
nella sua anima
dentro di lei
innamorato.
Resto sopra di lei,
dentro di lei,
a lungo anche dopo che abbiamo finito.
Le nostre labbra si stanno ancora muovendo,
cercandosi,
prendendosi,
bisognose,
innamorate.
Il suo ultimo bacio è dolce e stanco
mentre permette alle sue braccia di abbassarsi vicino alla sua testa.
Sospira come se io fossi l’unica medicina che potrebbe
mai curarla.
Le bacio di nuovo la guancia e poi lascio il suo calore,
rotolando sul fianco
per sdraiarmi accanto a lei.
Le premo il palmo della mano sullo stomaco
e mi chiedo silenziosamente se questo è il momento
in cui io e lei
e il nostro reciproco amore
creerà qualcosa di più grande
di quanto noi due potremo mai essere.
Mi chiedo silenziosamente se questo è solo l’inizio
di una quantità maggiore di
bellezza
che lei ha estratto dal mio dolore.
“Ti amo, Miles,” sussurra.
Lo dice tutti i giorni.
Qualche volta anche più di una volta sola.
E, ogni giorno, io le dico, “Anche io ti amo”,
mentre ringrazio Dio
-non per quando ci siamo innamorati-
ma per
quando
siamo volati
nell’amore.
Li adoro <3
RispondiEliminagrazie!
RispondiEliminabellissimo!!!!! mi sono commossa come al solito con la hoover
RispondiEliminaGrazie Colleen per queste emozioni ❤
RispondiEliminaMeravigliosi!!!
RispondiEliminaStupendiiii❤️❤️❤️
RispondiEliminaIl mio libro preferito della Hoover!!!❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️
RispondiEliminaOmd grazie questo è il mio libro preferito della hoover😍😍😍😍😍😍😍😍😍
RispondiEliminaMa il film uscirà mai?
RispondiEliminaPerfetti ❤❤
RispondiEliminaUnici e meravigliosi Tate e Miles ♥️♥️♥️♥️♥️♥️♥️♥️♥️♥️♥️♥️♥️♥️♥️♥️
RispondiElimina💖💙 libro è protagonisti perfetti ❤️
RispondiEliminaQuesto è uno dei libri che non mi stancherò mai di leggere.....ogni volta mi emoziona di più !!!😍😍😍😍😍
RispondiEliminaGrazie😍😍😍
RispondiEliminaFantastico!!!!!
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