oggi vi parlo in anteprima della storia di una madre e di
una figlia. Della storia di un viaggio, di un percorso di vita tra rimpianti,
ripensamenti e scelte. Questa è la storia di Io sono Mia scritta da Max
Giovagnoli ed edita Newton Compton.
Titolo: Io sono Mia
Autore: Max
Giovagnoli
Data: 29 marzo 2018
Editore: Newton compton
Genere: Narrativa
contemporanea
Mia ha diciotto anni e una brutta cicatrice sul viso. La mattina va a scuola e di sera costruisce scenografie per il Teatro dell’Opera di Roma. Vive a MU, una casa famiglia che somiglia a un sommergibile, ed è abituata a cavarsela da sola. Da sempre. Con le mani riesce a plasmare tutto quello che vuole. Con le compagne e i ragazzi, invece, è una frana. In classe la chiamano “Non” e tutti sanno che non bisogna toccarla… Andrea è stata per anni una delle più spregiudicate produttrici cinematografiche europee. Nessuno ha mai potuto mettersi tra lei e il successo, nemmeno sua figlia. Finché un giorno, un brutto incidente ferma la sua corsa. Le strade di Mia e Andrea si incrociano di nuovo, in modo del tutto inaspettato, in un viaggio che per entrambe è una fuga. Dalla Roma dei Fori imperiali e delle torri di periferia fino alle aurore boreali e ai vulcani addormentati di un piccolo arcipelago al largo dell’Islanda, Mia e Andrea si trovano a vivere – senza volerlo – l’avventura più importante della propria vita. Dopo tanto tempo, finalmente insieme.
Fate tabula rasa: la storia di Mia e Andrea non una
storia facile anche se poi, paradossalmente, facile è entrare in empatia con
loro.
Mia è la figlia, Andrea è la madre.
Due personalità forti che nascondono da un logico gioco
di scelte sbagliate, due donne che attorno a loro hanno scavato trincee
emotive.
Mia è una diciottenne che respira l’aria del fallimento,
che vive in una casa famiglia e che vorrebbe solo essere invisibile.
Andrea è una donna forte, self-made, coriacea. Una donna,
appunto, non necessariamente una madre. Forte
dei suoi successi professionali, di esperienze vissute cavalcando l’onda, si fa
scuso esclusivamente del proprio ego. Andrea è egoista, egoriferita ed
egocentrica al punto tale che sembra non accorgersi di quanto tutto le stia
scivolando tra le mani. Gli anni sono passati senza sua figlia, i tempi d’oro
della produttrice cinematografica che non sbaglia un colpo, anche. Lei, quasi
come una mantide stacca la testa a chiunque la pensi diversamente, finchè a
pensarla come lei non è la vita.
Una storia parallela quella tra Mia e Andrea, una storia
dove nessun protagonista è perfetto. Ognuno ha le proprie colpe ma, volente o
nolente, Andrea ha generato Mia e le colpe di essere una madre invisibile,
ricadono sulla figlia col risultato di renderla arrabbiata, delusa,
disincantata.
Un susseguirsi di eventi tra la periferia, tra parchi
giochi ormai abbandonati e lamiere da scavalcare. Tra i vicoli ebraici che
trasudano lusso e storia, attraverso le meravigliose descrizioni che l’autore
fa di Roma.
Ecco, un punto di forza dello scritto sono queste
polaroid dettagliate di squarci di una città che respira, che per differenza di
panorami e significati sembra svilupparsi su più piani. Amo quando i setting
diventano parte del racconto e Giovagnoli è stato un regista perfetto anche
quando il viaggio delle due donne si trasferisce in Islanda, terra calda e
fredda allo stesso tempo, preda di esplosivi vulcani ghiacciati e di una calcolata
vendetta.
Ottima anche la tecnica di narrare i punti di vista in
maniera differente ma ugualmente incisiva: Mia e la sua giovinezza in prima
persona e Andrea con la sua dose d’esperienza in terza.
Perfette le strade di due donne che seppur parallele
riescono a incrociarsi. Un velo di speranza, di considerevole rimorso, la
spiegazione a tanti vuoti, la voglia di mettere un punto a tanto dolore
scoprendo che anche il male è un sentimento che può unire.
Insomma, a un tratto nel libro a Mia viene posta questa
domanda:
«Sai quanto dura la vita di una
nuvola?», e io chissà a quanto pensavo. Un giorno, dieci. E di notte poi, che
fine fanno le nuvole? Mezz’ora, Mia. Milioni di metri cubi d’aria si condensano
e coprono porzioni di cielo grandi come stati ma si dissolvono in un pugno di
minuti.
Ma la storia di Giovagnoli, però, non è come una nuvola. Finito di
leggerlo, credo che la sensazione di essere stata per qualche ora sotto la
nuvola di Mia e Andrea, durerà qualcosa di più di un pugno di minuti.
Leggetelo se volete prendervi una pausa da tanti castelli
perfetti in cui molto spesso amiamo immergerci perché non c’è happy ending se
la storia non è travagliata!
Naike
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