sabato 8 giugno 2019

Pazze per le serie tv: La verità sul caso Harry Quebert di Joel Dicker

Solo una serie tv poteva rendere il giusto omaggio a un romanzo come “La verità sul caso Harry Quebert” di Joel Dicker. Pubblicato nel 2012, milioni di copie vendute nel mondo, migliaia di recensioni, mesi e anni nelle classifiche di ogni piattaforma o giornale, Harry Quebert è stato uno dei casi editoriali degli ultimi anni. Merito di una storia d’amore, perché di questo si tratta (non è un semplice thriller), che attraversa ogni genere letterario con colpi di scena a ripetizione, con il focus sempre mirato alla verità sul dottor Stran… Ops, scusate il lapsus, intendevo Harry Quebert, interpretato appunto da Patrick Dempsey, reso famoso dal personaggio di Derek Sheperd in “Grey’s Anatomy”. La serie, composta da 10 episodi, è in onda su Sky Atlantic e Now Tv, e disponibile integralmente su Sky Box Sets.




Serie Tv disponibile dal 20 marzo su Sky e NowTv
Regia: Jean-Jacques Annaud
Interpreti: Patrick Dempsey, Kristine Froseth

Sinossi
Ambientato nel 2008, questo romanzo racconta di un giovane scrittore, Marcus, che in seguito ad un blocco dell’ispirazione si reca dal suo mentore, Harry Quebert. Ma qualcosa di sconvolgente cambierà per sempre le vite di entrambi. Infatti nel giardino di casa di Quebert viene ritrovato il corpo di Nola, una ragazza scomparsa nel 1975, con cui Quebert aveva avuto una storia d’amore nonostante la differenza d’età. Proprio il famoso scrittore viene accusato dell’omicidio della ragazza. È l’inizio di un’indagine, condotta anche dal giovane Marcus, legata a misteri nascosti nel passato da più di 30 anni. Misteri che si intrecciano con il presente e che cambieranno per sempre la vita di tutti i protagonisti.





L’idea di realizzare una serie tv da un romanzo tanto denso poteva sembrare azzardata. Soprattutto se si sceglie Patrick Dempsey come protagonista, attore che anni cerca di togliersi di dosso l’immagine del dottor Stranamore di “Grey’s Anatomy”, ruolo che lo ha reso celebre e che ha interpretato per ben 11 stagioni.
Risultato: fin dalla prima puntata ci si dimentica di tutto. Dempsey è talmente bravo da cancellare la sua vecchia interpretazione. Nessuna mossetta, sorrisetto o sospiro, richiamano altro. È Harry Quebert e basta. Questo fa decollare tutta la serie che è diretta inoltre da un carico pesante del cinema mondiale: Jean-Jacques Annaud. Ve lo ricordate? È il regista che ha diretto storie indimenticabili come “Il nome della rosa”, “L’orso”, “Sette anni in Tibet” e molti altri. E che per la prima volta si cimenta con una serie tv.
Inoltre, a tutto questo, si aggiunge che il produttore esecutivo (ruolo fondamentale nelle serie tv perché è il nome che garantisce il proprio controllo su tutto, a volte più del regista) è lo stesso autore del libro originale: Joel Dicker.
Ma torniamo alla serie tv. Il racconto è un susseguirsi di colpi di scena dal quale è impossibile staccarsi, esattamente come nel libro. Non viene per nulla tradita la trama a favore di facili semplificazioni. Anzi: viene rispettata la struttura a colpi di scena continui che mantengono i personaggi fedeli a quello che sono e rappresentano, nonostante le due (a volte tre) linee temporali in cui si dipanano gli avvenimenti. Questo costringe noi poveri spettatori a un binge watching notturno che non lascia scampo.
La vera sorpresa è Nola, esattamente come nel libro. Non solo per la bravura della giovane attrice Kristine Froseth, ma proprio per come è stato reso questo ambiguo personaggio: la amiamo, la odiamo, la vediamo vittima delle dicerie di paese o come ragazza disturbata. Ma sempre con il sospetto che ci sia dell’altro dietro ai suoi comportamenti: qualcosa che il mondo non capisce, che gli altri protagonisti non comprendono. E nemmeno noi come spettatori siamo capaci di aiutarla. La giudichiamo sommariamente, come spesso facciamo nella realtà con chi conosciamo poco, per poi arrivare a compatirla o volerla aiutare quando ormai è troppo tardi.
“La verità sul caso Harry Quebert” è l’esempio perfetto di un buon prodotto che parte da un ottimo libro, per arrivare a scegliere il mezzo perfetto che non ne snaturi l’atmosfera (non la trama). La sensazione che rimane allo spettatore è proprio quella vissuta nella lettura del libro, con la città di Sommerdale che, con il suo provincialismo, la sua superficialità, i suoi pregiudizi, i suoi segreti nascosti, è l’angolo di mondo perfetto che tutti viviamo ogni giorno. Per questo è facile identificarsi, anche in momenti diversi, con ognuno dei personaggi. Dalla cattiveria, alla voglia di qualcosa che ci faccia fuggire. Sommerdale è in ognuno di noi.


 Emmanuelle Dyson

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