sabato 16 giugno 2018

La casa delle farfalle di Silvia Montemurro, recensione

Ciao Crazy,
il 29 maggio la Rizzoli ha pubblicato l’ultimo lavoro di Silvia Montemurro intitolato La casa delle farfalle. Una storia che spazia dal tempo della guerra fino ai nostri giorni attraverso il volo leggero e delicato delle farfalle. Belle, bianche e colorate, simili ma profondamente diverse, come le donne protagoniste di questo romanzo autoconclusivo che ho il piacere di provare a raccontarvi.




Titolo: La casa delle farfalle

Autore: Silvia Montemurro

Editore: Rizzoli

Data: 29 maggio 2018

Genere: narrativa

Narrazione: terza persona

Finale: autoconclusivo







Anita ha trent'anni e insegna biologia all'Università di Colonia. Non ama gli aerei e soffre di vertigini, ma non saprebbe spiegarne il motivo. Quando la sua vita viene sconvolta da un tragico evento, in crisi lascia Hans, il suo compagno, per tornare nei luoghi dov'è cresciuta - in treno naturalmente. Lì, sul lago di Como, è decisa a ritrovare se stessa. Mentre passeggia cullata dallo sciabordio delle onde, incontra una bambina dai tratti giapponesi e dalla voce meravigliosa. Si chiama Yoko e, proprio come lei, è segnata da una ferita difficile da rimarginare. Presto Anita, leggendo il diario della nonna Lucrezia, scoprirà di essere legata a Yoko da una storia rimasta sepolta per anni, che unisce le loro famiglie. Tutto ha origine nel 1943, quando la casa di Lucrezia, la villa delle Farfalle, viene occupata da alcuni ufficiali tedeschi. Tra lei e Will, uno degli ufficiali, nasce un sentimento dirompente, ma la guerra sembra ostacolarli... In questo romanzo ricco di grazia e femminilità si intrecciano due storie mozzafiato, dal passato ai giorni nostri. Perché la forza dell'amore, quello vero, non si dissolve con il trascorrere degli anni ma perdura nel tempo.



La vita di una farfalla è breve.
Il suo battito d’ali si consuma in pochi giorni.
Ma quegli attimi d’amore rimangono impressi
come piccoli istanti di felicità, nel cuore di chi resta.

Lucrezia, Margherita e Anita, tre donne, tre generazioni legate tra loro da una storia piena di segreti, di cose non dette, così difficili da raccontare.
La loro vita è intrecciata con altri tre personaggi femminili Yu Kari, Cho e Yoko. Tre piccole donne orientali che le affiancano e con le quali in qualche modo condividono le gioie e i dolori di una vita che la guerra ha condizionato pesantemente spezzando legami e creandone altri e dando inizio a una serie di eventi con un unico filo conduttore, la casa delle farfalle.
Capite come la coralità del romanzo renda la storia estremamente complicata. L’unico punto fermo sono le farfalle tanto amate da Lucrezia e da sua nipote Anita che con la loro magia aiutano i nodi a sciogliersi e gli affetti a ritrovarsi.

Non si diventa farfalle in un giorno.
Spesso occorre più tempo.
A volte, invece, si rimane crisalidi per tutta la vita.

Siamo a Ossuccio, paese sul lago di Como. Anita ritorna dopo aver vissuto un’esperienza che l’ha sconvolta. Qui ritrova sua madre Margherita con la quale ha un rapporto freddo e superficiale e inizia a ricostruire il farfallario tanto caro alla sua nonna defunta, Lucrezia. Anita ama le farfalle come lei e sente la sua presenza viva in quella casa.
A turbare il suo arrivo è il misterioso incontro con una bambina, Yoko, che ha un’aria misteriosa quanto familiare e che la spinge a cercare attraverso le cose di Lucrezia un passato che sente importante e che potrebbe rivelarle tante cose della sua famiglia.
Tutto inizia da una scatola rossa e da una foto, ma soprattutto dal diario di Lucrezia che racconta ciò che le accadde al tempo della Seconda guerra mondiale, quando i tedeschi si impossessarono della casa delle farfalle, portando timore e sospetti, ma anche il grande amore della sua vita, l’ufficiale tedesco Will e con lui You Kari, la piccola bambina asiatica che nasconde e protegge.
Questo sarà solo l’inizio. Anita scoprirà il vaso di pandora, tutti i segreti pian piano verranno fuori e le farfalle saranno il balsamo che curerà le ferite, il filo che cucirà rapporti e cuori spezzati, dando un senso a tutti i legami e rivelando fatti che altrimenti sarebbero rimasti nascosti per sempre.

Le loro storie erano connesse, intrecciate da fili invisibili e coincidenze così strane da far rabbrividire.
Il farfallario era stato ricostruito ed era il simbolo di ciò che rinasce sempre, nel bene e nel male

Lucrezia e Yu Kari, Margherita e Cho, Anita e Yoko, ognuna di loro ha un ruolo, una sua storia e sarebbe troppo complicato raccontarlo in due parole. Il libro è ricchissimo di colpi di scena e di emozioni, complesso negli avvenimenti e ammetto la mia difficoltà parlarvi della trama, non perché non meriti, ma al contrario temo di creare confusione rovinando una bella stroria, raccontata e scritta molto bene e che vale assolutamente la pena leggere.
Ogni capitolo si apre con una particolare descrizione di una farfalla e non ne vengono solo descritte le caratteristiche ma anche curiosità e similitudini con il capitolo che si va a leggere.
La sensazione che ho provato girando l’ultima pagina è che ognuno ha trovato il suo posto, che tutto ha avuto un senso nella storia e che anche i comportamenti più discutibili alla fine hanno trovato una motivazione. Unico rammarico, il grande amore di Lucrezia, bello e forte da nascere tra le difficoltà, ma che è rimasto una crisalide interrotta.
La presenza delle farfalle bianche, che secondo la leggenda giapponese sono le anime dei defunti che ci hanno amato, danno continuità e rafforzano il legame tra queste donne con quella poesia che solo il volo di una farfalla riesce a dare.
Anita rappresenta l’unione di tutti i pezzi e allo stesso tempo il punto. L’aver svelato ogni cosa definisce il passato; attraverso di lei si intravede un nuovo inizio, che per chi non c’è più è come una liberazione, per chi ancora è in vita rappresenta la speranza. Per lei, in particolare, significa tornare alle sue origini, curando le sue ferite e guardando al futuro grazie all’amore di Filippo e di Yoko.
Non perdetevi questo gioiello, un libro magico e terribilmente reale allo stesso tempo. Non avevo mai letto niente di Silvia Montemurro e La casa delle farfalle è stato un ottimo debutto che mi sento di consigliarvi con tutto il cuore.

 Jo







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