Care Crazy,
oggi vi parliamo di una nuovissima uscita, il
romanzo Dodici minuti di pioggia di Manuela Kalì edito da Mondadori il 21
febbraio. L’autrice, una fotografa affermata che ha abbracciato anche la
scrittura, ci porta nella vita di Alice, una trentenne che non sa cosa sia
l’amore. Fino al giorno in cui non si imbatte in un incidente d’auto, in un
lenzuolo bianco steso sulla strada e in una piccola bussola raccolta da terra.
Un racconto unico nel suo genere, emozionante e toccante, una storia d’amore
impossibile e allo stesso tempo reale ed assoluta. Venite a leggere la nostra
opinione.
Titolo: Dodici minuti di pioggia Autore: Manuela Kalì Serie: autoconclusivo Editore: Mondadori Data: 21 febbraio 2017 Genere: contemporary - narrativa Categoria: amore impossibile Narrazione: Terza persona, Finale: No cliffhanger Coppia: Alice, grafica nel mondo dell'editoria; Andrea, fotografo vittima di un incidente d'auto. |
Alice vive sola con la sua gatta Blanca, progetta copertine di libri in
uno studio di Milano e non è mai stata innamorata. Suo padre se n'è andato
senza spiegazioni quando lei aveva solo sei anni e da allora non ha più voluto
fidarsi degli uomini. Si può odiare qualcuno e al tempo stesso avere un
disperato bisogno di lui? Alice, che da più di vent'anni convive con
quest'assenza ingombrante, sa che si può.
Un mattino qualunque, mentre va al lavoro in scooter, assiste alla
scena che segue un incidente: c'è un uomo a terra coperto da un telo bianco, da
cui spunta solo una mano, grande, giovane e bella. Accanto al corpo, Alice nota
un oggetto luccicante, che d'istinto raccoglie e porta via con sé: è una bussola
antica su cui sono incise tre lettere, l'inizio di un nome.
L'immagine di quel lenzuolo bianco non le dà tregua, come se insieme
allo sconosciuto fosse morta una parte di lei, mentre la bussola, dalla tasca,
occhieggia come un talismano e la fa sentire protetta, a casa. Ogni mattina
percorre la strada dell'incidente; quell'incrocio, magnetico, la chiama a sé.
Finché un giorno, proprio nello stesso punto, perde il controllo dello scooter
e cade malamente.
Oltre l'impatto, la accoglie un universo rarefatto e sospeso, uno
spazio bianco fuori dal tempo, popolato di voci prive di corpo e di volti
sconosciuti ma familiari, una terra che obbedisce a leggi ignote e
straordinarie. Ed è proprio nella dimensione onirica del coma, il territorio
dei Senza Nome, dove il cielo piange o si rasserena in accordo alle emozioni di
chi lo guarda, che incontra Andrea, il proprietario della bussola, l'uomo che
ha visto morire, e con lui, per la prima volta, il suo cuore si accende. Alice
sarebbe disposta a sacrificare tutto pur di rimanere nel limbo insieme a lui,
ma il mondo dei vivi non è ancora pronto a lasciarla andare...
Manuela Kalì, con la sua scrittura ispirata capace di lampi di luce e
tuffi nel buio, percorre il corridoio oscuro che collega il nostro mondo e l'aldilà,
per raccontare un amore che supera le leggi dello spazio e del tempo.
Continuo a scrivere di te, di un luogo che
non conosce nessuno. Ti sento qui, accanto, ma sei lontano, come se qualcosa
non ti facesse oltrepassare quel leggero confine che ci divide. Come se tu
avessi ancora una volta paura di me. Paura di parlare. Allora potrei, allora
verrei io da te. Questo posto non mi serve più. Questo è uno stagno in cui non
voglio stare. Se non mi parli, non posso raggiungerti. Se non mi tieni le mani,
io non potrò più sentirti qui. Dimmi cosa devo fare, non so cosa scegliere, non
so camminare da sola. Fuori è buio.
Alice ha trent’anni, vive a Milano e crea cover per un’agenzia
editoriale. Ha un’esistenza ordinaria e un gran buco nel petto. L’abbandono del
padre durante l’infanzia è un’ombra che grava sulle sue spalle, un’assenza che
l’ha indotta a non fidarsi del prossimo, a tenere tutti alla larga, prima di dover
provare ancora quel dolore. Alice è consapevole di non conoscere l’amore, ne ha
quasi paura. Fino al giorno in cui tutto cambia. Durante il tragitto per
raggiungere l’ufficio, si imbatte nelle conseguenza di un incidente stradale:
la vista di una mano, giovane e forte, che fuoriesce dal lenzuolo bianco steso
sull’asfalto e il ritrovamento di una piccola bussola la turbano profondamente.
Prova un’inquietudine che non sa spiegarsi. Ed, ancora più strano, è quel
legame che avverte con lo sconosciuto dell’incidente.
Col pensiero e fisicamente, torna ogni giorno sul luogo dell’incidente,
è come se qualcuno la portasse lì. Finché, un giorno, proprio in quel punto
fatidico, lo scooter sbanda ed Alice cade, picchiando forte la testa. Il
risveglio avviene in un mondo strano, oltre ogni tempo ed ogni luogo, abitato
da persone a volte sfuggevoli e altre onniscienti; ed Alice avverte la sua
presenza…poi la sua voce…poi il suo corpo. È Andrea, il proprietario della
bussola, l’uomo che occupa i pensieri di Alice. Ed in quel mondo ovattato e
misterioso, Alice scopre finalmente l’amore. Ma il mondo dei vivi la reclama…
Per parlare e comprendere questo libro, è essenziale approfondire la
sinossi (già comunque esplicativa): Dodici minuti di pioggia parla di un amore
davvero impossibile, quello tra una ragazza in coma ed un uomo che ha già
raggiunto l’aldilà. Ma mi sento di rassicurarvi, il tema principale del libro
non è un’analisi del paranormale o una speculazione su cosa ci aspetta dopo la
nostra vita terrena. Il libro parla d’amore, della scoperta e della perdita di
questo sentimento, di un amore impossibile, il re degli amori impossibili.Racconta
di come due anime possano riconoscersi come gemelle e di quanto possa essere
devastante vivere l’una senza l’altra. Parla di quel dolore che ti devasta
l’anima, ti mozza il respiro e ti toglie la gioia di vivere. Narra di quel
dolore che solo chi lo vive può comprendere, mentre gli altri osservano,
impotenti. Parla di forza d’animo, quella che ci vuole per riprendere in mano la
propria vita; della potenza del perdono e, in un certo senso, della
rassegnazione.
In un romanzo di circa 190 pagine, l’autrice affronta temi densi di
significato e lo fa con una terza persona narrante che indaga a fondo l’animo
di Alice, restituendo al lettore ogni sua sfaccettatura. Il libro ha uno stile
poetico che abbellisce una storia già di per sé molto struggente.
Alice è la protagonista principale del libro ed impariamo a conoscere
ed amare Andrea grazie a lei. Il dolore di Alice è così autentico e straziante
che trasuda da ogni pagina e, per questo, l’ho sentita vicina e ho sperato, sin
da subito, che riuscisse a trovare pace e serenità. Il finale mi è piaciuto a
metà, avrei preferito una presa di posizione più netta della protagonista nei
confronti del suo amore; ma, in realtà, il finale è perfettamente con il
personaggio fin lì descritto.
Prima di lasciarvi, volevo trascrivere un’ultima citazione da questo
libro emozionante e commuovente che mi ha colpita e portata a riflettere. Io
lavoro come operatrice sociale e ritengo che le parole di Alice dovrebbero
ricordarmi sempre di provare empatia.
Buona lettura, Liliana
Tu non conosci nemmeno un decimo di quello
che sono costretta a vivere ogni giorno dentro di me, perché se conoscessi quel
tipo di dolore, non ne usciresti viva. Nessuno ti costringe a prenderti cura
delle persone che stanno male, ma se devi farlo cerca di capire davvero, e se
non ti piace questo lavoro, trovane un altro, non è mai tardi per i
cambiamenti.
Bella recensione! Avevo voglia di leggerlo vediamo se trovo un po' di tempo ^_^
RispondiElimina