lunedì 2 novembre 2015

La nostra ultima canzone di S.K. Falls, recensione

Care crazy,
oggi vi parlo di La nostra ultima canzone di S.K. Falls, stand alone arrivato in Italia grazie alla casa editrice Piemme il 20 ottobre. Preparatevi a riflettere sulla vita, la malattia, i rapporti interpersonali e familiari; a seguire il processo di guarigione di Saylor; a vederla innamorarsi di Drew e infine a versare, nel contempo, un mare di lacrime. Perciò, il mio avviso è: fazzoletti alla mano!

Titolo: La nostra ultima canzone
Autore: S.K. Falls
Serie: Non fa parte di una serie
Editore: Piemme
Data: 20 ott. cart - 29 ott. ebook
Genere: New adult
Categoria: Disturbi psicologici - Disabilità
Narrazione: 1° persona femminile
Finale: No Cliffhanger
Coppia: Saylor, diciottenne con la sindrome di Munchhausen. Andrew, ragazzo con l'atassia di Friedreich


Quando passi tutta la vita sentendoti invisibile, e ai tuoi genitori interessano più gli affari di te, trovi altre strade per fare in modo che ti notino. Poi un giorno succede qualcosa che ti fa venir voglia di smetterla. Di essere migliore. E per la prima volta capisci cosa significa sentirsi vive, felici… amate. Per la prima volta ami qualcuno. Per me quel qualcuno è stato Drew.



Questo romanzo è la storia di Saylor. Saylor è una ragazza di diciotto anni che soffre di un disturbo molto particolare, chiamato Sindrome di Münchhausen.
Se penso alla morte, non provo paura, quello che mi spaventa davvero sono la malattia e la sofferenza; perciò calarmi nei panni di una ragazza che fa di tutto per procurarseli è stato molto interessante. Le persone col disturbo di Saylor infatti, fanno di tutto per procurarsi dei malori. Loro non cercano di uccidersi, non sono come i depressi che tentano il suicidio; semplicemente cercano la sofferenza e le attenzioni che un malato riceve.
Perciò è questo lo scopo delle persone affette da questo disturbo, ottenere l’attenzione delle persone intorno a loro e vedere tutte queste persone che si mettono al loro servizio; ma allo stesso tempo si isolano dagli altri, non creando mai veri legami e non comunicando davvero con qualcuno.
Quello che cerca di fare Saylor, in particolare, è attirare l’attenzione di sua madre. I rapporti della famiglia Grayson sono a dir poco singolari, Saylor si ritrova con un padre assente e con una madre completamente anaffettiva, che non ha mai dimostrato considerazione o sentimenti per la figlia. E così la ragazza in cerca di quell’affetto e attenzione si ritrova, a sette anni, ad ingoiare un ago.
Una delle cose che più mi ha colpito del romanzo, è stato proprio il rapporto tra madre e figlia: un rapporto inesistente, freddo e privo di dialogo che mi ha fatto riflettere ed apprezzare, per una volta, le litigate furiose che qualche volta ingaggio con la mia di madre.
La vera svolta per Saylor arriva quando, su consiglio dell’ultimo di una serie di psicologi, comincerà a fare volontariato in un ospedale; e lì verrà in contatto con un gruppo di sostegno denominato MDMT, un gruppo composto da ragazzi malati terminali.
Avevo l’impressione che il dolore fosse la sensazione più vera di tutte. 
Non importava che tu fossi allegro e pieno di gioia di vivere 
o talmente depresso da voler morire, bastava che l’arricciacapelli
 ti sfiorasse la pelle, che il suo ferro rovente ti toccasse le dita, e smettevi di vivere.
 Smettevi di pensare al resto e il tuo unico scopo nella 
vita diventava quello di sfuggire al dolore.
Tra questi ci sarà Andrew Dean, malato di Atassia di friedreich. Una volta entrata in contatto con questi ragazzi, Saylor comincerà a vedere cosa significa la malattia per chi non ha scelto di averla, per chi si è ritrovato con questo destino. Scoprirà che non aveva capito niente della malattia, della vita e delle motivazioni dietro le azioni delle persone. Conoscerà l’amore grazie a Drew e vedrà quanto può essere forte e curativo; riuscirà a capire anche meglio la madre e a migliorare il loro rapporto.
Non è un romanzo facile questo, sia per tono che per stile, racconta un argomento difficile e controverso. Non è facile mettersi nei panni della protagonista e cercare di capirla, senza abbandonarsi al primo istinto che porta a giudicarla come una svitata.
Ma questa storia mi ha fatto riflettere, non è il primo romanzo che tratta argomenti simili; eppure ancora una volta sono arrivata alla conclusione che chi vive una malattia sente e vede le cose da una prospettiva che noi non potremo mai capire davvero.
Questo romanzo presenta la realtà nuda e cruda, senza favole o abbellimenti, la realtà di malattie che ogni giorno entrano nella vita di persone, indipendentemente da sesso, razza o età; e la viviamo attraverso gli occhi di una ragazza che ha sempre scherzato con l’argomento senza mai capirne l’importanza e la serietà.


È davvero una bella storia dove l’evoluzione della protagonista, mette un po’  in ombra la storia d’amore, che comunque ha i suoi bei momenti.
Unica pecca, che proprio non posso esimermi dal dichiarare, è il finale brusco; praticamente tagliato. Non mi era mai successo, di terminare un romanzo e andare a riguardare bene, convinta  che mancasse qualche pagina; non pretendevo un vero epilogo, anche se sarebbe stato l’ideale. Ma è stato uno dei finali più interrotti che abbia mai letto, seppur lieto.

Un bacio, Patty







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