Care crazy,
oggi vi parlo di La nostra ultima canzone di S.K. Falls,
stand alone arrivato in Italia grazie alla casa editrice Piemme il 20 ottobre. Preparatevi a riflettere sulla vita, la malattia, i
rapporti interpersonali e familiari; a seguire il processo di guarigione di
Saylor; a vederla innamorarsi di Drew e infine a versare, nel contempo, un mare
di lacrime. Perciò, il mio avviso è: fazzoletti alla mano!
Titolo: La nostra ultima canzone Autore: S.K. Falls Serie: Non fa parte di una serie Editore: Piemme Data: 20 ott. cart - 29 ott. ebook Genere: New adult Categoria: Disturbi psicologici - Disabilità Narrazione: 1° persona femminile Finale: No Cliffhanger Coppia: Saylor, diciottenne con la sindrome di Munchhausen. Andrew, ragazzo con l'atassia di Friedreich |
Quando passi tutta la vita sentendoti invisibile, e ai tuoi genitori interessano più gli affari di te, trovi altre strade per fare in modo che ti notino. Poi un giorno succede qualcosa che ti fa venir voglia di smetterla. Di essere migliore. E per la prima volta capisci cosa significa sentirsi vive, felici… amate. Per la prima volta ami qualcuno. Per me quel qualcuno è stato Drew.
Questo romanzo è la storia di Saylor. Saylor è una
ragazza di diciotto anni che soffre di un disturbo molto particolare, chiamato
Sindrome di Münchhausen.
Se penso alla morte, non provo paura, quello che mi
spaventa davvero sono la malattia e la sofferenza; perciò calarmi nei panni di
una ragazza che fa di tutto per procurarseli è stato molto interessante. Le persone col disturbo di Saylor infatti, fanno di tutto
per procurarsi dei malori. Loro non cercano di uccidersi, non sono come i
depressi che tentano il suicidio; semplicemente cercano la sofferenza e le
attenzioni che un malato riceve.
Perciò è questo lo scopo delle persone affette da questo
disturbo, ottenere l’attenzione delle persone intorno a loro e vedere tutte
queste persone che si mettono al loro servizio; ma allo stesso tempo si isolano
dagli altri, non creando mai veri legami e non comunicando davvero con
qualcuno.
Quello che cerca di fare Saylor, in particolare, è
attirare l’attenzione di sua madre. I rapporti della famiglia Grayson sono a
dir poco singolari, Saylor si ritrova con un padre assente e con una madre
completamente anaffettiva, che non ha mai dimostrato considerazione o
sentimenti per la figlia. E così la ragazza in cerca di quell’affetto e
attenzione si ritrova, a sette anni, ad ingoiare un ago.
Una delle cose che più mi ha colpito del romanzo, è stato
proprio il rapporto tra madre e figlia: un rapporto inesistente, freddo e privo
di dialogo che mi ha fatto riflettere ed apprezzare, per una volta, le litigate
furiose che qualche volta ingaggio con la mia di madre.
La vera svolta per Saylor arriva quando, su consiglio
dell’ultimo di una serie di psicologi, comincerà a fare volontariato in un
ospedale; e lì verrà in contatto con un gruppo di sostegno denominato MDMT, un
gruppo composto da ragazzi malati terminali.
Non è un romanzo facile questo, sia per tono che per
stile, racconta un argomento difficile e controverso. Non è facile mettersi nei
panni della protagonista e cercare di capirla, senza abbandonarsi al primo
istinto che porta a giudicarla come una svitata.
Ma questa storia mi ha fatto riflettere, non è il primo
romanzo che tratta argomenti simili; eppure ancora una volta sono arrivata alla
conclusione che chi vive una malattia sente e vede le cose da una prospettiva
che noi non potremo mai capire davvero.
Questo romanzo presenta la realtà nuda e cruda, senza
favole o abbellimenti, la realtà di malattie che ogni giorno entrano nella vita
di persone, indipendentemente da sesso, razza o età; e la viviamo attraverso
gli occhi di una ragazza che ha sempre scherzato con l’argomento senza mai
capirne l’importanza e la serietà.
È davvero una bella storia dove l’evoluzione della
protagonista, mette un po’ in ombra la
storia d’amore, che comunque ha i suoi bei momenti.
Unica pecca, che proprio non posso esimermi dal
dichiarare, è il finale brusco; praticamente tagliato. Non mi era mai successo,
di terminare un romanzo e andare a riguardare bene, convinta che mancasse qualche pagina; non pretendevo
un vero epilogo, anche se sarebbe stato l’ideale. Ma è stato uno dei finali più
interrotti che abbia mai letto, seppur lieto.
Un bacio, Patty
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