venerdì 4 novembre 2016

Non solo romance: Harry Potter e la maledizione dell’erede di J.K. Rowling

Buonasera bimbe,
Harry Potter e la maledizione dell’erede di J.K. Rowling, in collaborazione con  J. Tiffany e J. Thorne, è il libro di cui vi parlo oggi per la rubrica Non solo romance. Si tratta dell’ottavo, attesissimo capitolo della più amata saga fantasy degli ultimi vent’anni e proprio per questo ci è sembrato doveroso dargli la dovuta attenzione, anche se non è un libro romance. Innanzitutto vi do un avvertimento importante: questo non è un romanzo, inutile che vi aspettiate un romanzo e che poi ve ne lamentiate quando scoprite che non lo è, La maledizione dell’erede è il copione dell’opera teatrale che sta andando in scena dal 30 luglio scorso a Londra, ed è scritto proprio come un copione, solo dialoghi e quasi nessuna descrizione, per questo motivo la Rowling per la stesura del suo ritorno nel mondo di HP si è fatta aiutare da due esperti di teatro. C’è stata davvero una attesa mondiale mostruosa per questo sequel, ma il fascino del ragazzo che è sopravvissuto è ancora intatto o qualcosa si è perso in questi dieci anni trascorsi dall’uscita del settimo capitolo della saga? Seguitemi, ve lo racconterò, e .. giuro solennemente di non avere buone intenzioni..

oblivion 2 Titolo: Harry Potter e la maledizione dell'erede
Autore:
JK Rowling
Serie:  #8 Herry Potter
Editore:
Salani
Data:  24 settembre 2016
Genere: Young adult paranormal
Categoria: magia
Narrazione: dialoghi
Finale: conclusivo



Sono passati diciannove anni dalla battaglia di Hogwarts e dalla sconfitta definitiva di Lord Voldemort e della sua armata di maghi e creature oscure. Harry Potter lavora per il ministero della Magia ora e ha sposato Ginny Wesley con la quale ha avuto tre figli. lo ritroviamo esattamente dove lo avevamo lasciato nell’epilogo che chiudeva I doni della morte, il settimo e fin’ora ultimo capitolo della saga, ovvero al binario 9 e ¾ in attesa che due dei suoi figli partano con l’Hogwarts Express  per il nuovo anno scolastico. In particolare è vicino al suo secondogenito, Albus Severus, il quale è al suo primo anno alla scuola di magia ed è afflitto da paure e ansie tipiche degli inizi di nuove avventure. In particolare Albus ha paura di non riuscire ad entrare nella casa di Grifondoro, come invece hanno fatto suo padre, sua madre, i suoi zii Ron ed Hermione e suo fratello maggiore James, e di essere assegnato invece alla casa rivale di Serpeverde. Harry gli spiega che lui porta il nome di un grande preside Serpeverde, Severus Piton, che era uno degli uomini più leali e coraggiosi che lui abbia mai conosciuto e di non avere perplessità. Ma i timori di Albus prontamente si avverano e il ragazzo si ritrova ad essere assegnato dal Cappello Parlante a Serpeverde. Per  sua fortuna al suo fianco c’è il suo nuovo amico Scorpius Malfoy, il figlio di Draco, il grande rivale di suo padre. Col passare del tempo tra Harry e Albus iniziano incomprensioni e scontri, mentre un nuovo oscuro pericolo minaccia il mondo magico e la sua ventennale tranquillità. 
Voglio confessarvi una cosa, mie care Crazy, stavolta ho fatto una cosa che non faccio praticamente mai, mi sono andata a leggere le recensioni a questo libro prima di scrivere la mia. Perché l’ho fatto? Perché volevo capire meglio se le sensazioni che mi ha provocato le hanno provate anche altri lettori e ho scoperto un mondo parallelo, che non mi aspettavo e mi ha fatto riflettere. Questo mi ha portato a fare alcune considerazioni: - Prima considerazione: c’è gente che legge senza davvero leggere o senza attivare le sinapsi. Non ci si può lamentare perché non è un romanzo, è un anno che dicono in tutte le lingue che è un copione teatrale, dove siete vissuti fino ad ora? – Seconda considerazione: c’è ancora altra gente che fa della critica ad ogni costo una ragione di vita, che legge cercando il pelo nell’uovo pur di trovare un difetto, qualcosa per cui lamentarsi. Questi sono quelli che stroncano la storia perché la pozione polisucco si prepara in un mese e non può essere pronta in poco tempo o cose del genere.. è una commedia teatrale, non si può pretendere la perfezione filologica assoluta, andiamo! – Terza considerazione: ci sono persone, di contro, che lodano a prescindere, forse senza nemmeno davvero leggere o comprendere la morale nascosta nella trama. Anche queste sono opinioni che ho messo da parte per capire meglio come è stato accolto il libro. Alla fine della scrematura è rimasto davvero poco, forse perché per un libro di così grande risonanza tutti, e davvero tutti, hanno voluto dire la loro, e la critica più competente ed esperta nel genere si è tenuta alla larga dai social più popolari. Alla fine ho deciso che la cosa migliore era coccolare le mie sensazioni e condividerle con voi qui e quindi eccole: a me HP8 è piaciuto davvero, semplicemente, sinceramente e onestamente.
Ho sentito la vecchia magia dei personaggi, sia di quelli che già conoscevamo sia di quelli nuovi, delle atmosfere, anche se poco descritte e un po’ nebulose, del lessico unico usato in questa saga dall’autrice che è stata in grado di coniare termini  come babbano e quidditch, entrati ormai nell’uso comune, dei luoghi tanto amati della scuola di magia più famosa della letteratura.
E non mi sono infastidita perché il traduttore stavolta non ha voluto italianizzare i cognomi della McGrannit o di Nevile Paciok (che sono gloriosamente tornati ad essere McGonagall e Longbottom) o ha preferito far diventare Tassofrasso la casa di Tassorosso, non mi hanno turbato il continuo alternarsi del tempo e dello spazio e qualche piccola incongruenza col passato ma soprattutto non mi sono fatta ostacolare dalla forma di narrazione a copione. Mi sono focalizzata sulla storia e sui dialoghi cercando di immaginare quello che mancava come la descrizione dei luoghi e le atmosfere usando la memoria ancora molto vivida della rappresentazione sul grande schermo della saga, e sapete una cosa? Ha funzionato! Questa storia sarà amatissima una volta diventata film, o se sua maestà Rowling decidesse di trasformarla in un vero romanzo, nel frattempo godiamocela così com’è e basta, perché i veri amanti di HP non ne hanno mai abbastanza delle sue avventure, o di quelle della sua famiglia, e perché era da troppo tempo che non ci si ritrovava tutti insieme, sotto il soffitto stregato del salone di Hogwarts, a bere una burrobirra. Parola di babbana!

A presto, Zia D.






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