domenica 25 ottobre 2015

Dralon di M. C. Willems, estratto e giveaway!

Crazy buongiorno,
oggi iniziamo la domenica in maniera insolita, vi presento Dralon di M. C. Willems opera self disponibile su vari store dal 24 settembre. Si tratta del primo romanzo di una trilogia fantasy per ragazzi che segna il debutto letterario di un'autrice italo-belga alla quale sono legata da un affetto profondo e alla quale mi sento di fare un grosso in bocca al lupo affinchè riesca a realizzare i suoi sogni... Per festeggiare questo debutto l'autrice ha deciso di mettere in palio per voi TRE COPIE CARTACEE di DRALON che potrete vincere partecipando all'esclusivo giveway in fondo al post, vi aspetto in tante!




Forse per voi potrebbe essere fuori target ma Dralon sono sicura sarà il perfetto libro per i vostri figli o nipoti, o per chi di voi soffre della famosissima e bellissima sindrome di Peter Pan.
Tramite una scrittura molto semplice, comunicativa e d'impatto M.C. Willems vi condurrà nel magico mondo della famiglia Moffet, e permetterà ai vostri ragazzi di vivere nuove avventure ed esperienze fantastiche. Una lettura arricchita da bellissime descrizioni il cui valore aggiunto, oltre alla sua storia avvincente, è la cura grafica. Infatti il libro è completato da simpaticissimi disegni realizzati a mano , con tanta passione e maestria, dall'autrice stessa a partire dalla copertina che vi fa già ben intendere che stiamo per entrare in un mondo incantato! Il romanzo è disponibile in libreria e negli store online (AmazonFeltrinelli, Mondadori, Ibs)  pronto per diventare il vostro piccolo pensiero originale di compleanno o di Natale. Ora vi lascio alla trama e al primo capitolo di Dralon nella speranza che questo fuori programma sia stato di vostro gradimento e se vi va di conoscere meglio il lavoro di questa autrice, dalle mille idee e terribilmente caparbia, ecco il  qui suo sito.


Titolo: Dralon

Autore: M.C. Willems

Data: 24 settembre 15

Genere: Fantasy per ragazzi

Editore: Youcanprint edizioni








La famiglia Moffet è una famiglia come tante. Conduce una vita semplice e tranquilla in una graziosa casetta a due piani nei sobborghi di Londra… questo, fino a quando non riceve, per mano di uno strano postino, un misterioso pacco che la catapulterà, senza volerlo, in un mondo sconosciuto e fantastico; un mondo al contrario, popolato da bastoni e ciottoli parlanti, scarpe che danno il benvenuto, custodi di sasso, lampade e calderoni magici, indovini burloni e fiammiferi urlanti in grado di svelare strade segrete.
Un magico e avventuroso viaggio che porterà i protagonisti a scontrarsi contro malvagie forze oscure e a percorrere gli impervi sentieri del cambiamento e della crescita interiore.



ESTRATTO

Quella mattina di autunno a Londra il sole sembrava non aver alcuna voglia di far capolino. Il cielo color grigio-minaccia prometteva vagonate di acqua e le nuvole, accavallate le une sulle altre come colonne di agitate signore ai saldi di fine mese, suggerivano di non dimenticare ombrelli e impermeabili a casa. Nessuno sospettava che quell’uggiosa e cinerina giornata di settembre presto sarebbe diventata una giornata da ricordare. Non lo sospettava il solitario e burbero signor Dickens mentre sulla sedia a dondolo caricava la sua pregiata pipa di buon tabacco Virginia Gold. Non lo immaginava l’adorabile signora Pumpkin mentre canticchiando infornava deliziosi biscotti alle mandorle per il comitato delle casalinghe del suo quartiere. E non lo presagiva di certo la signora Moffet, al numero 13 di Crocks Pot Road in Bromley, mentre in fretta e furia preparava la colazione per la famiglia prima di partire per la sua tediosa giornata di lavoro ai grandi magazzini Starling.

«Benvenuto, signor autunno!» pensò rassegnata guardando in strada dalla finestra della cucina. «Puntuale come una bolletta da pagare». Sorseggiò un po’ del caffè bollente dalla sua tazza di porcellana preferita e sospirò nostalgica abbandonando i piacevoli ricordi delle vacanze da poco trascorse. La vecchia radio a transistor sul frigorifero, unico oggetto di valore ereditato da quello spilorcio di suo zio Albert Longbeard, iniziò a trasmettere proprio in quel momento il notiziario della mattina; fiumi di macchine, taxi e autobus intasavano le vie del centro a causa dei consueti e interminabili lavori stradali.

«Tipico!» debuttò polemico il signor Moffet passando quasi a fatica dalla porta. «Iniziano decine di lavori nei periodi meno opportuni e poi si stupiscono delle file chilometriche. E la cosa più comica sai qual è?» disse rivolgendo il viso paonazzo alla moglie che ascoltava quel monologo con poco interesse. «Le buche. Pensi, ok, rimango imbottigliato per ore in questi maledetti ingorghi ma almeno la qualità delle strade migliora. Sbagliato! Le buche si moltiplicano e s’ingrandiscono a vista d’occhio come fossero conigli. Di questo passo mi domando dove andrà a finire il nostro paese». Le diede un bacio volante e con una piroetta si sedette sulla sedia strofinandosi le mani, lieto di poter finalmente gustare le invitanti omelettes alla “Moffet”. Una torre di fumanti e saporite frittelle si ergeva nel bel mezzo della tavola e attendeva solo di essere divorata senza pietà. A quella deliziosa vista, le preoccupazioni sul traffico cittadino svanirono completamente e il suo umore migliorò di colpo. «Dove sono i ragazzi?» chiese estraendo un pezzo di bacon infilatosi tra i denti. La moglie diede uno sguardo all’orologio a cucù appeso sopra la porta e inarcò contrariata un sopracciglio.

«Peter, Michael e Kate-Madeleine Moffet, vi concedo esattamente cinque minuti per scendere a fare colazione o stasera avrete da ripulire lo scantinato a lume di candela!» disse telegrafica mentre trafficava contemporaneamente con padelle, tazze e spremiagrumi. Al piano di sopra si risvegliò d’improvviso un nervoso rumore di passi e in men che non si dica i tre figli con zaino in spalla e uniforme addosso si ritrovarono seduti a tavola a trangugiare biscotti, toast e marmellata. Gli avvertimenti della madre erano sempre presi in seria considerazione dai tre bambini. Eleanor Moffet non era esattamente la dolce mammina che leggeva favole la sera. Era una corpulenta signora dalla carnagione esangue e con un’abbondante zazzera raccolta in un ordinato chignon che le incorniciava il viso oblungo. Una mamma decisamente vecchio stampo. Severa, autoritaria, ferma sostenitrice degli antichi rimedi e dei buoni vecchi castighi del passato. Una vera tiranna, insomma.
«Buona mattina a tutta Londra e dintorni…» augurò l’allegra voce dello speaker di radio Destiny.

«Un buon giorno a te, signore della radio» gli rispose come ogni mattina Kate.

«Zuccona, lo vuoi capire che non ti può sentire!» le fece notare poco gentilmente Michael mentre affogava i cereali nella tazza del latte.

«Sì che mi sente invece!» lo contraddisse la bimba.

«Silenzio!» li interruppe Romeo roteando la forchetta in aria. «Stanno dando l’aggiornamento sul traffico».

«…ultime notizie sulla viabilità… nuove, lunghe code sono state appena segnalate nel centro della città, tra King Street, Marylebone Road e Trafalgar Square…»

«Lo sapevo!» replicò Romeo battendo un pugno sul tavolo.

«…per chi dovesse raggiungere gli uffici della city, il nostro consiglio è di muoversi con largo anticipo…»

«Troppo tardi per noi!» borbottò il signor Moffet mentre terminava rassegnato il suo ennesimo boccone.

«…per chi invece non si facesse allarmare dal traffico, consigliamo di gustarsi le proposte della nostra emittente. Oggi, lunedì 24 settembre, è il giorno che gli appassionati di occultismo indicano come il “giorno delle streghe”. Sono in molti a credere infatti che in questa data si incrocino e intercettino potenti forze oscure. Per l’occasione abbiamo invitato in studio una nota conoscitrice del campo, un’esimia docente di psicologia del paranormale dell’Università di Edimburgo, che ci aiuterà ad approfondire questo interessante tema con un sunto dei suoi studi: la dottoressa Odilde Costalbine».

«Ehi, Deejay Einstein, visto che ci sei, perché non chiedi a questa grande esperta come far magicamente sparire il groviglio di macchine che blocca la città!» lo sfidò papà Romeo imburrandosi un’altra fetta biscottata.

«Dottoressa Costalbine, ci spieghi qualcosa in più su questa leggenda. Quali sono le sue origini e perché la gente dovrebbe crederci? Sono certo che i nostri ascoltatori sono molto interessati a questo argomento».

«Come no! Mi stavo giusto chiedendo quando ne avrebbero parlato» disse sarcastico il signor Moffet mentre deponeva l’ultimo uovo al tegamino nel suo piatto.

«Io non parlerei di leggende, John…» lo corresse la dottoressa, «…mi rendo conto che per la gente comune, quindi la maggior parte della gente, risulti difficile se non impossibile accettare l’esistenza della magia. E questo perché solo pochi possiedono la sensibilità per coglierne i segnali e per sintonizzarsi sulle quasi impercettibili frequenze del mondo paranormale».

«Quante stupidaggini!» disse seccato il papà. «Non me ne starò certo qui seduto ad ascoltare queste strampalate idiozie!» si avvicinò alla radio con l’intenzione di cambiare stazione, ma il grido acuto di Kate lo fece arrestare di colpo. «Cosa c’è? Cosa è successo, di grazia?» chiese visibilmente scosso.

«Voglio sentire cosa dice la dottoressa!» rispose la bimba, angelica.

«Ma sono solo un cumulo di sciocchezze!» tentò di convincerla il papà.

«AAAAAAHHHHH!» Kate lanciò un urlo se possibile ancora più acuto del precedente, tanto che Peter e Michael dovettero tapparsi le orecchie.

«Per pietà, papà! Lasciale sentire il programma o finiremo col perdere l’udito» lo pregò Peter. Tutti sapevano bene che innervosire Kate poteva rivelarsi pericoloso. La sorellina, a soli 5 anni quasi 7 come le piaceva dire, era una sorta di boss della malavita anche a scuola. Tutti i compagni la temevano al punto tale che non si trafficavano cerapongo e astucci senza il suo esplicito consenso.

«E va bene!» concesse il padre, «Ma solo per qualche altro minuto» e alzò nuovamente il volume.
«…queste non sono solo superstizioni, mio caro John. Non solo io, ma anche altre decine di esperti ritengono che oggi sia uno dei giorni di contatto con il mondo della magia. Come avvenga la congiunzione… beh… questo è ancora mistero!» Finalmente, con grande sollievo di papà Romeo, la voce dello speaker si decise ad introdurre un nuovo argomento. Il signor Moffet ne approfittò per cercare un’altra stazione dove poter ascoltare un po’ di buona musica e dimenticarsi in fretta di quelle assurdità.

«Questo sì che è il giusto sound, ragazzi!» disse improvvisando un terribile passo a due con la scopa e scatenando le risate dei figli.

«Romeo, Aloysius Moffet!» gli gridò la moglie spaventandolo a morte. «Non credo tu sia di esempio ai tuoi figli perdendo tempo a flirtare con una scopa in cucina».

«Ma io stavo solo…» cercò di giustificarsi l’uomo.

«La storia non si fa né coi ma né coi se! Dovresti saperlo» lo rimproverò Eleanor come se si rivolgesse ad un bambino. «Lo ripeteva in continuazione quella rompiscatole della tua bisavola. Avanti, pelandrone! Porta le merende dei ragazzi in macchina e controlla che non abbiano dimenticato nulla».

«Comunque» tentò nuovamente Romeo, «…ti ricordi quando ball…»

«Le merende!» gli chiarì ancora una volta Eleanor.

«Signorsì, signora! Ho capito. Non c’è mica bisogno di ripeterlo» e fatti schioccare i tacchi delle scarpe, partì con la scopa poggiata sulla spalla come fosse una doppietta, seguito in formazione dai figli. La signora Moffet raccolse la sua borsa dal pavimento e prima di andare diede un’ultima occhiata affranta alla cucina. Padelle e pentole unte si accatastavano nel lavabo. Piatti e tazze sporche giacevano come feriti di guerra sulla tovaglia macchiata di caffè e i resti della colazione erano ora diventati il pasto principale di Polpetta, la gatta di Kate. Sollevò disperata gli occhi al cielo, pensando a cosa l’avrebbe attesa quella sera, e spense veloce la luce. Proprio quando credeva che nient’altro quel giorno avrebbe potuto farla tardare, il trillo vibrante del campanello suonò inatteso.
«E adesso chi diamine è?» sbottò infastidita.

Papà Romeo, ancora con la finta doppietta in una mano, sì affrettò incuriosito ad aprire la porta. Nonostante la fitta nebbia, calata in quel momento, scorse a pochi passi dalla loro abitazione qualcosa di insolito. Nel bel mezzo del vialetto, davanti alla porta del garage, sostava uno strambo trabiccolo. Un decrepito biciclo di ferro stracolmo di campanelli, boccette piene d’acqua e balocchi. Si sporse esitante di una spanna, schermendosi dietro il manico della scopa per scoprire chi ne fosse l’eccentrico proprietario, ma del conducente nemmeno l’ombra.

«Allora, si può sapere chi è lo scocciatore dell’ultimo minuto?» chiese irritata la signora Moffet mentre scansava indelicatamente il marito contro lo stipite. Quindi estese la testa iper-chiomata verso l’esterno per una veloce verifica, ma anche lei, a parte quella insulsa e ridicola ferraglia davanti casa e quella pettegola della signora Byron che nel giardino attiguo aveva messo praticamente le radici, non vide nessuno. «L’ho sempre detto io che siamo circondati da squilibrati! Vorrei proprio sapere chi diavolo si sognerebbe mai di andare in giro con un affare del genere!» commentò acida. Le teste dei coniugi ruotarono sincronicamente a destra e sinistra ancora per qualche momento, in attesa che il solito venditore porta a porta con la sua inutile mercanzia sbucasse da dietro un albero o da un cespuglio, ma non accadde nulla, tanto che anche l’invadente vicina senza uno scoop da poter spettegolare in giro, optò delusa per una dignitosa ritirata. «Qualche vecchio rimbambito avrà parcheggiato la bici nel posto sbagliato. Tutto qui!» tagliò corto la signora Moffet. «Avanti! Sbarazzati di quel rottame e recupera la macchina, prima che si faccia notte». Si voltò per rientrare in casa ma ad attenderla, anziché un ingresso vuoto, trovò la prominente pancia di un fradicio, sporco e maleodorante sconosciuto con in mano un secchio pieno di acqua. «AAAAAHHHHH!» gridò la donna, allarmata.
«Guten morgen frau… frau… frau Moffet!» disse l’uomo, dopo aver poggiato il secchio per terra e scorso con la penna una lunga lista di nomi.

«Guten che?» chiese, ancora sbigottita, la signora.

«Oh-Oh! Ciusto. Quezta, etzere Inchilterra!» si diede un colpetto sulla testa come per punirsi dell’ingenuo sbaglio e iniziò ad annotare l’informazione sul suo taccuino.«Preco di foler scuzare mie maniere. Io intendefo tire puonciorno zignora Moffet!»

«Si può sapere chi è lei, cosa vuole e come diavolo è entrato in casa mia?» lo mitragliò la donna, che nel frattempo si era armata di un pesante vaso in ceramica. Anche se il misterioso ospite con la sua rattoppata borsa da viaggio, lo sdrucito cilindro e l’impermeabile giallo pulcino, poteva sembrare più uno squattrinato prestigiatore di inizio Ottocento che non un temibile criminale, la signora Moffet preferì non correre rischi e si mantenne in una rassicurante posizione d’attacco come quelle imparate durante il corso di difesa personale.

«Io etzere Frido Mortimer Grimalion, mio crantissimo onore» disse con un marcato accento straniero. «Foi non preoccupare, zignora Moffet, io etzere qui solo per conzegnare pacco!» e le allungò il relativo bollettino e una penna piumata per la firma.

«Pacco? Quale pacco?» chiese interessato papà Romeo, di ritorno dai suoi incarichi.

«Già! Quale pacco? Noi non attendiamo nessun pacco!» ribadì Eleanor sgarbatamente. «Scommetto che questa è qualche nuova trovata per spillare soldi alla povera gente. Ora, mi dirà che per il ritiro c’è una piccola tassa da pagare. Non è vero?»

«No! No! Foi non tofere pacare niente!» rispose inorridito l’uomo. «Come sapere, fostro compito etzere cià molto importante e diffizile! Noi non chietere mai foi di pacare».

«Ma certo, cara. Non essere sciocca! Lo sai benissimo che quezto etzere compito importante e diffizile». Il signor Moffet si volse verso la moglie e ruotando l’indice in aria le fece intendere che quell’uomo era totalmente fuori di zucca.
«Foi fincere benissimo! Ze io non zapere che siete foi i scelti, penzo che non ziete le perzone che defe ricefere pacco» e sorrise tra sé ritenendo quella possibilità semplicemente grottesca. «Io complimento con foi!» continuò l’uomo elettrizzato. «Zemprare taffero perzona anonima et inzignificante».

«Ma… ma… come si permette, razza di… di…» Eleanor tentò di replicare ma era troppo scioccata per rispondere. Non poteva credere di essere insultata in casa sua da uno screanzato postino dall’appestante alito di birra al triplo malto sbucato dal nulla. «Romeo, Aloysius! È il caso che tu ponga fine a questa indesiderata visita. O-R-A!» quindi passò brutale il vaso al marito, si sistemò la gonna e lasciò furibonda l’ingresso.

«Dunque, vediamo di ricapitolare un attimo» il signor Moffet pensò che fosse arrivato il momento di dare una svolta alla conversazione. «Se ho capito bene, lei ha viaggiato per Londra su quel pezzo da museo per consegnarci qualcosa».

«…Ti, Foresta Nera per etzere ezatti!» lo corresse fiero l’inquietante straniero.

«Cosa?» il signor Moffet strabuzzò gli occhi.

«Io fenire ti Cermania» ripeté compiaciuto.

«Lei vuole farmi credere di essere partito su quell’arnese malsicuro da così lontano per recapitare un pacco alla nostra famiglia? Saranno quanti? Ottocento chilometri? Si rende conto che tutto questo è pazzesco?» per un attimo al signor Moffet parve di perdere l’equilibrio.

«Strata molto più prefe ti quanto cretere. Io conoscere… uhm… scorciatoia» si affrettò a spiegare l’uomo, «pacco afere crante falore et io etzere zelezionato per impegnatifo compito!»

«E a cosa le serve quel secchio pieno d’acqua?» chiese Romeo incuriosito.

«Quezto?» indicò l’uomo, come se di secchi sul pavimento ce ne fossero altri. «Quezto etzere un zistema ti allarme ti mia perzonalizzima infenzione… ze pazzare cattifo…» disse rimescolando l’acqua con un dito, «…io zapere subito. Liquito trasparente campiare colore. Tifentare fiola, marrone o nero a zeconta ti pericolo».

«Che tipo di… pericolo?» domandò Romeo, sempre più confuso da quella improbabile storia. «Non creto di potere tire quezto… non etzere autorizzato».

«Ok. Ok! Non credo che ne caveremo un ragno dal buco andando avanti così» disse Romeo esasperato, «potrebbe almeno essere così gentile da dirmi chi ce lo invia?»

«Uhm… zpiacente ma io non potere dire nemmeno quezto… ezzere secreto» rispose l’uomo mantenendo lo sguardo fisso sullo zerbino.

«Posso allora sapere di cosa si tratta?» riprovò il signor Moffet.

«Uhm… temo che anche quezto ezzere secreto» e le dita tozze che fuoriuscivano dai guanti bucati iniziarono a suonare nervosamente il pianoforte sul suo ingombrante addome.

«Signor Frido Mortimer Grimalion, ammettiamo solo per un istante che sia io il folle tra i due e che all’improvviso non sappia più perché questo pacco sia così importante» Romeo provò un approccio differente, «lei vorrebbe essere così carino, disponibile e comprensivo da rispiegarmelo nel suo miglior inglese?»

«Etzere…» iniziò Grimalion.

«…secreto!» lo anticipò stizzito Romeo. «Ho capito! Ho capito! Lei, proprio non vuole collaborare».

«Nemmeno io zapere coza ezzere!» ammise l’uomo. «L’unico zapere ferità etzere mittente. Ze lei anche fuole conoscere secreto…» Frido sfoderò due amorevoli occhi da cerbiatto e riallungò la penna piumata, «…allora lei fare prafo testinatario e mettere firma».
«Ok! Ha vinto, Frido. Mi arrendo» il signor Moffet alzò le mani in segno di resa e strappò la lunga piuma dalle mani dello pseudo postino «Dove devo firmare?»

Grimalion, temendo ulteriori ripensamenti, estrasse scattante dalla borsa un rotolo di antica carta pergamena sigillato e glielo passò repentino. Romeo studiò con attenzione l’insolito documento con degli strani simboli in calce e, prima di apporvi le sue iniziali, lesse attentamente il messaggio scritto:

Ancora una volta il giorno è arrivato, accettate con coraggio la vostra missione. Custodite il magico quadrante e con esso il segreto del mondo contrario. L’incanto prosegue finché il tempo è congelato. Conservare l’ora immobile questo è il vostro compito. Perché se la lancetta si muove, andrem tutti incontro ad un pericolo mortale.
Nobilius Alagastor Kroon

«E secondo lei questo dovrebbe chiarirmi le idee?» disse frustrato il signor Moffet. Ma gli unici a sentire il suo sfogo furono il vaso di ceramica, il portaombrelli vuoto e Polpetta che, per sbaglio, si trovava a gironzolare nei paraggi. «Per tutti i fulmini, dove si è ficcato adesso?» sbottò Romeo guardando sotto il tappeto. Ma Mortimer non era più in casa. Correva sgraziato lungo il vialetto, con il secchio sotto braccio, incespicando ad ogni passo contro la pesante borsa traboccante di arnesi. Tutt’ad un tratto sembrava avere una considerevole fretta. «Signor Mortimer, dove sta andando?» gli urlò Romeo cercando di attirare la sua attenzione e agitando il documento firmato.

«Mio compito qui etzere terminato! Io ora tofer taffero scappare fia!» disse senza voltarsi. «Puona fortuna, zignor Moffet!» e recuperato il veicolo, ci saltò su con una insospettata agilità.

«Ma non ci ha lasciato il pacco!» gli ricordò Romeo.

«Oh! Non preoccupare, quello arrifare tra poco!» lo rassicurò il pingue sconosciuto mentre pedalava con sempre più vigore. «Attio, zignor Moffet! E zi ricordare di non fitare nezzuno!» Poi, percorsi pochi metri, arrestò il tintinnante mezzo in prossimità di un passaggio pedonale e iniziò ad armeggiare concitatamente con alcuni degli attrezzi all’interno della sua consumata valigia. Dopo aver scartato un piede di porco e riposto una chiave inglese, la sua mano, scomparsa ancora una volta nel profondo ventre della borsa, riemerse in superficie con un vecchio mantice in rame. Il signor Moffet si chiese cos’altro potesse macchinare quel balzano teutonico. Ne aveva incontrate di persone strane e stravaganti con il suo lavoro di funzionario all’ufficio di collocamento, allenatori di nuoto sincronizzato per anatre, gonfia-palloncini, fabbricatori di nacchere di plastica, istruttori di guida senza il becco di una patente, ma Frido Mortimer Grimalion, ne era convinto, le batteva davvero tutte. Un tipo del genere avrebbe avuto difficoltà anche a farsi dare un posto come paziente in un ospedale psichiatrico vuoto. Eppure che fosse un povero mentecatto bisognoso di urgenti cure non avrebbe faticato nessuno a crederlo, soprattutto osservandolo in quel frangente. Romeo arrotolò con delicatezza il documento nelle sue mani e lo utilizzò come fosse un cannocchiale per seguire a distanza le sue imprese. L’uomo aveva iniziato a muovere compulsivamente il soffietto tutt’intorno, come se volesse rinvigorire il fuoco in un camino. Cosa del tutto legittima, se di fuoco ce ne fosse stato almeno uno. «Ma cosa… ma non è possibile!» esclamò Romeo esterrefatto. Incredibile a dirsi, ma ogni volta che la sacca a fisarmonica del mantice si alzava e abbassava, la densa bruma che aveva avvolto la città pareva diradarsi. Era letteralmente sbalordito; un comune soffietto da camino pareva in grado di risucchiare in pochi istanti la temibile nebbia londinese. Considerò velocemente quanti soldi avrebbe potuto guadagnare brevettando quello straordinario marchingegno. Si sarebbe potuto comprare una nuova macchina. Forse anche due. Una casa più grande con piscina, una barca e un cavallo. Pensò di fare un rapido calcolo per capire se avrebbe dovuto sostituire quel cialtrone di suo cognato con un vero commercialista, ma proprio quando ebbe mentalmente depositato in banca l’immaginaria somma di dieci milioni di sonanti sterline inglesi, qualcos’altro di folle accadde. Una volta aspirata anche l’ultima nuvola di nebbia e ricollocato il fenomenale mantice nella borsa da viaggio, Grimalion iniziò ad arrabattarsi con un altro aggeggio: un rubinetto con la testa di grifo. «E adesso cosa avrà mai in mente? Far piovere ombrelli dal cielo?» si chiese Romeo. Ma quello che vide andò ben oltre il limite di quello che una persona sana di mente potrebbe definire possibile e normale. Il nerboruto postino, dopo essersi spasmodicamente guardato in giro ed essersi accertato di essere solo, incastrò la manopola sull’idrante davanti al passaggio pedonale e la girò tre volte in senso antiorario. Le strisce verniciate sul cemento iniziarono a deformarsi e ondularsi come fossero acqua, assumendo una nuova e inaspettata forma. Nel giro di pochi istanti una efficiente, robusta e lunga scala si materializzò nel bel mezzo della strada. Il porta pacchi tedesco recuperò in fretta e furia la manopola, discese la scala senza esitazione con bici, borsa e cilindro e vi scomparve come inghiottito davanti agli occhi increduli del signor Moffet.

«Che mi venga un colpo!» esclamò stupefatto per l’ennesima volta quella mattina. Stava sognando oppure aveva appena visto delle strisce pedonali trasformarsi in una scala e un uomo di almeno centoventi chili sparire sotto terra?
Aveva sentito di casi di persone svanite nel nulla, ma questo gli pareva un tantino esagerato. Le persone non spariscono mica in questo modo. Per un attimo si chiese se quell’incontro fosse avvenuto per davvero oppure se fosse frutto di un’allucinazione. Le uova gli facevano sempre uno strano effetto a colazione. E questo lo sapeva per certo. Una volta, dopo aver mangiato una grossa fetta di frittata, gli sembrò anche di sentire sua zia Clara dello Yorkshire chiamarlo dal bagno. «Sono solo un po’ appesantito e affaticato. Tutto qui!» si disse recuperando il sorriso. Si diede, quindi, un tenero pizzicotto sulla guancia e, rasserenato, si ripromise di non mangiare più così tanto al mattino. Fu salendo l’ultimo gradino della scala d’ingresso che si accorse con orrore del documento arrotolato ancora nelle sue mani e della piuma infilata nel taschino della giacca. La sua macchinosa opera di auto-convincimento aveva appena subito un primo, violento colpo. Il secondo, quello di grazia, sarebbe arrivato entro breve. Un sinistro fracasso, infatti, giunse dalla casa, seguito dalle urla inviperite della moglie e dai commenti esaltati dei figli. «Romeo Aloysius Moffet!» la voce spiritata di Eleanor lo assalì dal salotto. Si mantenne saldo alla ringhiera, cercando di non perdere la calma, ma nonostante i suoi sforzi iniziò a tremare come una canna. Così come previsto dal misterioso postino della Foresta Nera, lo strano pacco era arrivato.





Per vincere una delle  tre copie cartacea di DRALON di M C WILLEMS avete 10 giorni, per partecipare al Giveaway e vincere è semplicissimo! Trovate le regole qui oppure per una spiegazione passo-passo leggete la nostra guida alla partecipazione ai Giveaway.

Le regole per partecipare all'estrazione sono:

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40 commenti:

  1. Interessantissimo libri, spero di riuscire a vincerlo ;) le trilogie poi fanno per me!
    ps sono iscritto col nome di Luigi Dinardo

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  2. Non posso non partecipare!! Da quando ho segnalato il romanzo sul blog, è entrato subito in wishlist *_* Incrocio le dita!!

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  3. Partecipo con grandissimo piacere!! Non si è mai troppo "adulti" per leggere un libro di questo genere!! La copertina è bellissima! E poi è ambientato nella mia amata città Londra! Un abbraccio Crazy!

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  4. Da appassionata di narrativa per ragazzi non posso non partecipare!
    Sono iscritta qui sul blog come Beth Book.
    In bocca al lupo a tutti!

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  5. Omg...che bella copertina! Mi ha colpito subito. Ogni tanto fa più che bene leggere qualche libro che ti riporta a rivivere le sensazioni di quando eri piccola! <3

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  6. E' già da un po' che tengo d'occhio questo titolo! E sembra anche molto interessante ^__^... i disegni poi, sono proprio belli!!

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  7. Avevo segnalato questo libro sul mio blog e ne sono stata subito affascinata! :)

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  8. SONO SUPER CURIOSO, LA TRAMA E BELLISSIMA E LA COPERTINA FANTASTICA SPERO DI VINCERLO

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  9. libro abbastanza particolare
    come non partecipare

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  10. Bellissimo libro,spero di poterlo leggere presto!partecipo volentieri
    pleadi@inwind.it

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  11. L'avevo già adocchiato, non posso lasciarmi sfuggire quest'occasione *_* Incrocio le dita!

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  12. Partecipo assolutamente! Vorrei tantissimo questo libro. L'estratto mi ha fatto innamorare ancora di più e poi i disegni di M.C. Willems sono favolosi!
    La mia e-mail è:
    Light130@hotmail.com
    Grazie per questa splendida opportunità :) Ci spero tantissimo ^_^

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  13. "...o per chi di voi soffre della famosissima e bellissima sindrome di Peter Pan".
    Ecco la mia descrizione in poche parole!
    Pur essendo amante del genere romance devo ammettere che spesso mi piace volare in mondi fantastici con libri dedicati ad un pubblico non adulto.
    Leggendo il primo capitolo posso dire che Dralon promette davvero bene!
    Partecipo con le dita incrociate!!

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  14. Partecipo perchè questo libro è carinissimo! *^*

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  15. Partecipo assolutamente, ho proprio bisogno di un viaggio magico e avventuroso! Poi il primo capitolo promette bene e adoro quando i libri sono arricchiti dalle illustrazioni **

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  16. fra un paoio di mesi saranno trentuno le candeline da spegnere , ma sono un eterna bambina e questa cover è uno spettacolo! partecipo ! carmelab1985@libero.it

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  17. partecipo e se vinco faccio felice una mia amica :-)

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  18. bellissimo libro, voglio la copia autografata!

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  19. Sarebbe perfetto per il mio fantasy figlio!

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  20. e per la prima volta speriamo di vincere un libro che non è per me ma per mio figlio

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  21. e per la prima volta speriamo di vincere un libro che non è per me ma per mio figlio

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  22. Ho già letto questo libro e l’ho trovato a dir poco fantastico *-* Mi farebbe piacere avere una copia cartacea da custodire nella mia libreria anche perchè ho adorato le illustrazioni che arricchiscono la storia :)

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  23. Partecipo con grande piacere grazie!!!!

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  24. Partecipo volentieri *-* sempre bellissimi giveaway :D

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  25. Bel Giveaway!!Approfitto dell'occasione e partecipo volentieri :D

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  26. Partecipo più che volentieri, questo libro mi incuriosisce moltissimo e ne sto sentendo parlare molto bene! Grazie mille :-D

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  27. partecipo molto volentieri! Questo estratto mi ha incuriosito parecchio!!:)

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  28. Interessante davvero! Spero di riuscire a vincerlo!

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  29. Che bellooooo!!!!! Speriamo di vincerlo, ai miei ometti piacerebbe un sacco. :)

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  30. Bellissimo give away, partecipo con molto piacere e incrocio le dita!! 😉😉😉

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  31. Mi ispira.... Speriamo in un pizzico di fortuna

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  32. L'ho letto dall'ebook, mi è piaciuto tantissimo. Spero di vincere il cartaceo perché è un libro da avere assolutamente in libreria *-*

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  33. No, vabbè, vabbè, io di norma non partecipo mai ai giveaway per sfiga endemica, ma questo è proprio carino e io adoro, adoro la narrativa per ragazzi. Non so se ho fatto tutto come dovrei, comunque ci sono! =D

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  34. La scrittrice è una persona molto in gamba, sono molto contenta di aver ricevuto un suo messaggio per leggere il primo capitolo, è stata una bella sorpresa.. in bocca al lupo!
    Assia

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  35. Partecipo con piacere!! I fantasy mi piacciono da morire.... Grazie Crazy!!

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  36. Felicità stra feliceeeeeeeeeeeeeeee
    grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
    ti ho appena scritto in risposta al tuo messaggio in Fb fammi sapere
    dilorenzomarianna07@gmail.com

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