« Mi stavo chiedendo dove fossi andata. » Chiese
togliendo il casco dal manubrio e voltandosi per guardarla. « Hai detto che mi
avresti aspettato. »
« Sei un idiota lo sai? » Lui alzò un sopracciglio mentre
Elle portò le sue mani in tasca e cominciò a fissarlo.
« Lo sono? » si mise a cavallo della sua motocicletta e
lei si posizionò davanti a lui.
« Hai una mezza idea di quello che hai tra le gambe? »
chiese.
« Sono ben consapevole di quello che ho tra le gambe »
rispose senza che le parole interrompessero il suo sorriso. Lei strinse gli occhi su di lui
e si avvicinò mettendosi a cavallo della ruota anteriore con le ginocchia.
« Quindi sai che questa è una
Ducati A 907 »
« Lo e? »
« Ed è nera. Non ne ho mai
vista una nera » fece un giro attorno alla moto « Hai idea di quanto valga? »
« Una piccola fortuna
immagino. » Rispose rimettendo il casco sul manubrio.
« Sì una piccola, quindi
dov'è la catena? »
« Scusami? »
« Una catena. Non puoi
lasciare una ducati in un parcheggio senza una catena. Sei stupidamente
criminale o vuoi che te la rubino? »
« Criminalmente stupido »
« Quindi lo ammetti »
« No. Sto solamente
correggendo la tua grammatica. E non avevo realizzato che in un sobborgo del
Connecticut ci fosse un tasso di criminalità così alto. Dovrei avere paura? »
Chiese con un tono che faceva capire implicitamente che sapeva cosa fosse la
paura ma solo in teoria.
« Se avessi qualcosa di
valore la legherei » lui le sorrise.
« Lo farò. »
« Bene...okay... » Rimase lì
senza sapere che altro dire. Le poche cose che le saltavano in mente erano
troppo avanti tipo “ti amo “ e “vuoi sposarmi?”
« Dimmi il tuo nome »
« Elle »
« Che starebbe per... »
« Eleanor. Eleanor Louise
Scheriber al suo servizio » Afferrò gli angoli della gonna e fece il suo
inchino più sarcastico « E tu chi diavolo sei? »
« Prova di nuovo. Più
educatamente per favore » Elle battè la punta dello stivale sul terreno «
Quindi? »
« Bene. Qual'è il suo nome
padre? » Lui la fissò per un momento senza rispondere. « Non sai il tuo nome? »
« Sto decidendo come
rispondere nel frattempo permettimi di dirti che è finalmente un piacere
conoscerti Eleanor. » Allungò la sua mano sinistra e lei non ebbe scelta che
stringerla. Non appena la strinse, tirò su le maniche e esaminò le due
bruciature che aveva sul polso. « Ma che diavolo stai facendo? » Domandò
ritraendo il braccio. Lui non si spostò di un millimetro e lo tenne nella
stessa posizione.
« Hai due bruciature di
secondo grado sul tuo braccio e hai le ginocchia graffiate. Potresti dirmi come
te le sei procurate? »
« Non sono affari tuoi » il
prete la studiò con quei suoi occhi color acciaio. Adesso non sembrava offeso
del linguaggio.
« Eleonor » Disse « Dimmi chi
ti ha ferito e dimmelo adesso » sentì la forza di quell'ordine forte come un
muro contro.
« No. Non mi hai nemmeno
detto il tuo nome. »
« Se ti dico il mio nome tu
mi dici chi ti ha fatto le bruciature? » lui le lasciò andare la mano e lei la
strinse sullo stomaco. Il suo intero corpo rimase scosso da quel tocco e rimase
immobile in silenzio mentre lui fissava il suo volto finché a malincuore
incontrò i suoi occhi.
« Lo dirai a qualcuno? » Lei
non era abbastanza coraggiosa per parlare con qualcuno di qualcosa di così
personale ma per qualche ragione, una ragione che non sapeva come chiamare, si
fidava di quest'uomo, di questo prete.
« Ad anima viva »
« Okay. Bene. Nome » l'uomo
prese dalla sacca di pelle nera della moto quella che sembrava una bibbia in
lingua straniera. Aprì su una pagina dove aveva scritto
il suo nome con inchiostro nero spesso e una grafia comprensibile.
Søren Magnussen
Lei allungò la mano e traccio con la punta del dito le
lettere di quel nome.
« Søren... l'ho pronunciato bene? »
« Lo hai detto all'americana »
« Come pensavi lo pronunciassi? »
« Mi piace come lo hai detto. Devi sapere che quello non
è il nome con cui tutti mi chiamano. È il nome con cui mi chiamava mia madre.
Sfortunatamente però sono obbligato a essere chiamato con quello con cui mi ha
chiamato mio padre. Marcus Stearn »
« Quindi nessuno qui sa il tuo vero nome? » Il fatto che avesse scritto Søren Magnussen nella sua
Bibbia sembrava suggerire che egli considerava Søren il suo vero nome, non Marcus
.
« Solo tu. Adesso
che lo sai credo che tu debba rispondere alla mia domanda »
« Non è stato un grande scambio »
« Eleanor... »
« Mi chiamano Elle non Eleanor »
« Eleanor è un nome da regina. Elle è semplicemente un
pronome francese che significa lei. Io ti chiamerò Eleanor. E adesso Eleanor,
dimmi come ti sei bruciata i polsi, dopo passiamo alle ginocchia »
« Arricciacapelli »
« Auto inflitte o qualcuno ti ha ferito? »
« Auto inflitte. »
« Perché l'hai fatto? »
« Per divertimento »
« Ti diverti a ferirti? » Le domandò senza essere
scioccato o disgustato. Non avvertì nulla tranne che curiosità nella sua
voce. Lei annuì.
« Pensi che sia matta? »
« Sembri più sana di me. Tralasciando i tuoi vestiti »
« Cosa? Non digerisci il grunge? »
« Anche i tuoi capelli potrebbero essere causa di
preoccupazione »
« Cos'hanno che non va i miei capelli? »
« Sono sul verde »
« Non è muffa » Rispose ridendo all'espressione giocosa
di disapprovazione che lui aveva sulla sua faccia. « è gel per capelli. Ho messo
del verde dentro. »
« Quanti anni hai? »
« Quindici. Ne compio sedici tra due settimane. » Disse
sentendosi di aggiungere l'ultima parte. « Mia madre dice che sei troppo
giovane per essere un prete »
« Ho ventinove anni. Ma proverò a invecchiare velocemente
per lei. Sono certo che quando dirò messa ti sembrerò più vecchio. »
« Farò del mio meglio » Lei gli sorrise mentre giocava
con i risvolti della sua giacca. Ancora una volta si ritrovò in un silenzio
imbarazzante. Lui invece non era imbarazzato per niente, sembrava avesse
l'intera vita davanti da trascorrere a guardare quanto lei fosse stramba.
« Adesso passiamo alle ginocchia. Quelle sono
impressionanti »
« Sono caduta.» disse « Cazzate che succedono »
« Magari mi sbaglio ma non sembri goffa » Lei strinse le
sue labbra. Goffa?
« Non sono goffa. Mai. La mia insegnante di ginnastica
dice che mi muovo come una ballerina »
« Quindi le ferite come te le sei fatte? »
« Rissa a scuola »
« Mi auguro che lei sia ridotta peggio di te »
« Lui. » Lo
riprese con orgoglio « Lui sta bene. Anche se quando cammina fa ancora ridere »
gli occhi di Soren si spalancarono leggermente.
« Hai picchiato un ragazzo a scuola? » sembrava
moderatamente disgustato.
« Non per colpa mia. C'è una ragazza a scuola. Pepper
Riley. E come se il suo nome non fosse abbastanza brutto, ha due tette enormi.
È una fifona ha paura persino della sua ombra così questo ragazzo, Trey, ha
cominciato a fare il coglione con lei sull'autobus e a dire cazzate sul suo
corpo. Così gli ho detto di starsene zitto.
Ma lui ha cominciato a dirle su di me, era tutto uno “voglio il tuo
corpo Elle”. Io gli ho risposto che poteva avere il mio corpo se voleva, il mio
piede dritto sulle sue palle. È stato affascinante. Quando siamo scesi mi ha
spinto così forte che sono caduta sulle mie ginocchia e si sono ferite. Un
tipico mercoledì al liceo cattolico. I soldi delle tue tasse sprecati. »
Continuava a fissarla. I suoi occhi spalancati e distanti.
« Padre Stears? Søren? Chiunque tu sia » lei sventolò la
sua mano.
« Perdonami. Ero assolutamente rapito dal tuo racconto. »
« Comunque buon per me che è accaduto nei sedili infondo
dell'autobus e l'autista non ha visto nulla. Altrimenti il vice preside Wells
avrebbe avuto il mio culo. Mi ha detto che se mi avessero mandato un'altra
volta nel suo ufficio mi avrebbe pubblicamente crocefisso come esempio per
tutta la scuola. Crede che stesse scherzando? »
« Ti meriteresti un trattamento del genere? »
« Forse. Ho detto in classe che Santa Teresa non ha avuto
un'esperienza mistica ma nella realtà ha avuto un orgasmo. Non è come mi
aspettavo. Ha detto che un angelo l'ha penetrata con le sue frecce infuocate
proprio nel suo interno e che questo le ha causato un'estasi. » Elle diede
enfasi alle sue parole. « Questa non è un'esperienza mistica questo è un grande
orgasmo vaginale. Wells dovrebbe apprezzare la mia teologia »
« Io apprezzo la tua teologia » Eleanor aprì la bocca e
la richiuse. Non aveva più parole. Niente, nessuna, non aveva idea di cos'altro
dire.
« Devo andare »
« Perché? »
« Vuoi che resti? »
« Lo voglio » lo
guardò con curiosità.
« Nessuno mi ha mai chiesto di restare. Capisci, dopo
avermi parlato »
« Voglio che resti » disse « Voglio che continui a
parlare. »
« Non interrompo la tua partita di golf? »
« Golf? »
« Tutti i preti giocano a golf, giusto? »
« Non questo prete »
« A cosa giochi allora? »
« Altri giochi » Qualcosa nel modo in cui disse la parola
giochi fece stringere le dita dei piedi negli anfibi di Elle.
« Allora ti lascio tornare agli altri giochi »
« Faresti una sola cosa per me prima che me ne vada. »
« Cosa? »
« Sciogliti i capelli » stavolta senza chiederne la
ragione Elle si sciolse i capelli e i suoi ricci disordinati caddero morbidi di
lato. « Dammi la tua mano destra » lui le strinse di nuovo la mano, dal suo
polso sinistro prese il laccetto dei capelli e lo infilò nel polso destro. Mise
due dita tra l'elastico e il polso. Lo allungo e lo lasciò in modo che la pelle
delicata fosse colpita.
« Cazzo... Gesù è doloroso. Perché l'hai fatto? »
« Quelle bruciature sul tuo polso impiegheranno mesi per
guarire completamente. Ci sono altri modi per infliggersi dolore senza lasciare
cicatrici. Dovresti imparare. » Elle guardò il suo polso. La sua pelle ancora
era dolorosa ma il rossore aveva già cominciato a svanire.
« Tu... hai... »
« Il tuo corpo è un tempio Eleanor. Dovresti trattarlo
come qualcosa di inestimabile e sacro . Ho imparato un'unica cosa dalla moglie
di mio padre. Se devi rinnovarti o impari a farlo o assumi un professionista. »
Riprese il casco e accese la moto. Il motore ruggì e le vibrazioni arrivarono
dal terreno fino allo stomaco di Eleanor.
« Tu non sei un prete normale vero? » Lui le regalò un
sorriso che poteva schiaffeggiarla e baciarla allo stesso tempo.
« Mio dio, speriamo di no »
Con quelle ultime parole indossò il casco e tolse il
cavalletto con il tallone. Eleanor fece tre enormi passi indietro e lui guidò
fuori dal parcheggio lasciandola da sola.
« Sono tua Søren » Disse solo a Dio senza saperne il
significato. L'unica cosa che sapeva è che era la verità. Sapeva che era sua a
qualsiasi costo.
Lei era sua.
Amen. E così sia.
Potrei morire dopo quest'estratto!!!!! infinitamente GRAZIE
RispondiEliminaQuando escono gli altri? Una delle serie più belle mai lette *.*
RispondiEliminala serie più bella che abbia mai letto!!!! non vedo l ora che esca questo libro!!!!!!!! <3 <3 <3 <3 <3 <3 <3
RispondiEliminaGrazieee Crazy siete uniche ! Un bacio Federica
RispondiEliminaE' stupendo questo estratto!!! <3 Ma non si può avere il pdf del libro? (sempre se c'è da qualche parte)
RispondiEliminaAmo Tiffany e i suoi racconti!! Sono innamorata persa di Søren e Kingsley!
RispondiEliminaTiffany sa come farti sognare peccati piacevoli!!
Mi ha aperto gli occhi sul mondo del sesso e non sono più come prima dopo aver letto di questa Nora Sutherlin, la mia nuova DEA!