Buongiorno Crazy,
anche voi sentite la mancanza di M. Leighton? Io di sicuro!
Ed è con questo spirito che ho iniziato a leggere Pocketful Of Sand, ultimo romanzo della scrittrice americana che ci aveva tenuti col fiato sospeso ad aspettare le sorti dei gemelli Cash e Nash.
Cosa c’è da aspettarsi da questo romanzo? Assolutamente tutto, ma non nel modo in cui siamo stati abituati a fare.
Titolo: Pocketful Of Sand
Autrice: M. Leighton
Data: 15 marzo 2015 in lingua originale
Casa Editrice: self-published
Genere: Contemporary Romance
“Lei è bellezza per le mie ceneri. Ed io sono speranza per il suo cuore spezzato.” – Cole Danzer.
Non so cosa renda grande una storia d’amore. È quell’attrazione immediata quando un ragazzo incontra una ragazza? I baci appassionati e il finale da favola? O è una vita di tragedie, pagata in anticipo, per qualche piccolo attimo rubato di pura gioia? Il dolore e la sofferenza che, alla fine, puoi dire siano valse la pena per aver trovato il pezzo mancante della tua anima?
La risposta è: non lo so. Non so cosa renda grande una storia d’amore. So solo come sia la mia, di storia d’amore. So solo che trovare Cole proprio in quel momento, quando Emmy ed io stavamo scappando da un incubo, era l’unica cosa che potesse salvarmi. Che potesse salvarci. La sua vita era più spezzata della mia, ma in qualche modo abbiamo preso l’uno i frammenti dell’altro e abbiamo creato un intero. Se quello significa rendere grande una storia d’amore, se quello è ciò che la rende epica, allora la mia… la nostra è la più grande di tutte.
Nella Bad Boys Trilogy, M. Leighton ci aveva stregato con la sua capacità di creare suspense ed elaborare intrecci complicati, conditi di una buona dose di erotismo che fino ad ora mi era sembrato un po’ il suo tratto distintivo.
Con Pocketful Of Sand ritroviamo tutto questo, ma con una profondità per me assolutamente inedita e sorprendente.
Non siamo più nel mondo, se vogliamo, “favolistico” della malavita organizzata e di situazioni al limite dell’improbabile, ma è un’altra favola quella che ci viene raccontata.
Non una di quelle che si raccontano ai bambini prima di andare a letto, perché gli orrori descritti con crudezza in questo libro non sono sicuramente adatti ad una simile audience, bensì una che ti fa credere che la mano del destino agisce in modo magico, legando anime che si credevano interrotte per sempre.
Quando la giovane Eden scappa con la sua figlioletta da un passato tormentato e oscuro alla ricerca di un rifugio non si sarebbe mai aspettata di inciampare nelle orme di Cole Danzer, uomo misterioso che vive in un piccolo villaggio della costa del Maine.
Tutti in città credono che sia pazzo, che parli con i defunti, ma nessuno riesce a capire cosa si nasconde davvero in quell’essere solitario e silenzioso, schiacciato dai sensi di colpa, che ogni domenica si reca sulla spiaggia e costruisce castelli di sabbia. Settimana dopo settimana. Anno dopo anno.
Come attirati da un’inspiegabile forza magnetica, i loro cuori si avvicinano, e non importa che i due non siano pronti per aprirsi all’altro, che si conoscano poco o che si siano parlati a malapena, perché il dolore, la solitudine e il destino stesso sanno che Eden e Cole hanno bisogno di stare insieme per rimettere a posto i pezzi danneggiati delle loro vite.
“Non ho niente da offrirti, Eden. Sono spezzato.
Più di quanto avrei mai immaginato… ma puoi avere ciò che ne è rimasto di me.
Se lo vuoi. Puoi avere quel poco che ho da dare.”
Ma i protagonisti della storia non sono solo due. Emmy, la figlia di Eden, è il motore che aziona la storia.
Come sua madre, ha visto molto più di quanto una bambina di appena sei anni dovrebbe conoscere, ha una maturità sorprendente per la sua età, ma allo stesso tempo mostra una fragilità sconcertante e opprimente, che ti fa odiare e rendere ancora più inaccettabile la realtà di queste due piccole donne in fuga.
È soprattutto grazie a lei se Cole resterà loro accanto, come solo un genitore pronto a tutto sa fare.
La sensazione che ho avuto leggendo questo romanzo è che non si trattasse semplicemente di una storia d’amore tra un uomo e una donna, ma in senso più ampio di un amore fra genitori e figli, padri e madri. Una storia di rinascita e speranza.
In un primo momento ho pensato che le scene di sesso inserite nel racconto stridessero con la trama e il registro adottati dall’autrice, ma alla fine le accetti perché è anche grazie a quelle che capisci molte cose, non solo relegate nel passato.
Anche se non voglio legami, anche se non voglio provare sentimenti, in qualche modo è come se Eden fosse già mia.
O almeno, dovrebbe esserlo.
La bruciante passione che unisce i due protagonisti è una delle medicine che contribuiscono a sanare le loro ferite, e la storia di Eden e Cole non potrebbe esistere senza di esse.
All’inizio di questa recensione ho utilizzato l’aggettivo “sorprendente”, e non è un caso se mi trovo a ripeterlo. Come una sorta di libro interattivo, alla fine del romanzo il lettore è chiamato a scegliere il suo finale.
Io naturalmente li ho letti entrambi, e non solo per dovere di cronaca. Avrò fatto bene? Conoscendomi, probabilmente no.
Amerò ogni centimetro di te finchè non mi chiederai di fermarmi. |
Non starò qui a dirvi qual è la scelta migliore, ma se opterete per il finale proposto oltre la Porta Numero Due, preparate la vostra mente ad un secondo libro che ha tutta l’aria di promettere molte lacrime.
Questo libro, voluto fortemente dal marito dell’autrice e ispirato (reinterpretato) ad un avvenimento reale, è inteso come autoconclusivo. Se poi, come me, cederete il passo alla curiosità beh… poi non dite che non vi avevo avvertito.
Un abbraccio, Francesca.
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